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Reazione alla Mourinho© Getty Images

Reazione alla Mourinho

Le critiche di Cassano, il mercato di Ancelotti, il dopo Inzaghi, il mercato del Burnley e i playoff in Bundesliga.

Stefano Olivari

11.04.2023 ( Aggiornata il 11.04.2023 11:53 )

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Mourinho o Cassano? Lo scambio di battute fra l’allenatore della Roma e l’ex grande talento del calcio italiano (anche della Roma, dove fra l’altro si vide il miglior Cassano, acquistato l'estate dopo lo scudetto di Sensi), con al centro una presunta rissa fra Cassano e Livaja ai tempi dell’Inter, non l’Inter di Mourinho, ha diviso il web in questi giorni di nulla calcistico pasquale in attesa della Champions League. La materia del contendere non è ovviamente Livaja, ma il fatto che Cassano da tempo sostenga sulla Bobo Tv che Mourinho sia un allenatore sopravvalutato e che la Roma giochi male in proporzione al potenziale (certo non lo dice in questo modo). Un’opinione come un’altra, che può essere sbagliata ma che ha cittadinanza perché un po’ di calcio Cassano lo ha visto, un’opinione che suona come un’eresia nel paese dei tutti fenomeni fino all’allenatore successivo, perché “A Trigoria ha portato entusiasmo”. In questo quadro qualsiasi voce critica diventa un nemico da ridicolizzare, a Roma e altrove.  

Carlo Ancelotti si gode il momento da allenatore più corteggiato del mondo, dal Brasile a mezza Premier League, ben sapendo che nonostante il curriculum si tratta giusto di un momento. Il contratto con il Real Madrid fortemente voluto (lui stesso ha raccontato di essersi proposto a Florentino Perez dopo l’ingiusto esonero al Napoli ed il fallimento all’Everton) scade nel 2024, ma un’eventuale uscita nei quarti di finale di Champions contro il Chelsea unita ad una Liga già strapersa contro il Barcellona lo porterebbero in zona rischio come Inzaghi o Pioli. La dura vita dell’allenatore, ad ogni livello, con una considerazione di tipo familiare, se non familistico: la fine del suo rapporto con il Real sarebbe anche l’inizio della carriera da capo-allenatore, evidentemente altrove, del figlio Davide.

A proposito di allenatori in discussione, nessuno in Serie A può battere Simone Inzaghi e non certo perché stia facendo tanto peggio rispetto a colleghi di squadre dello stesso rango, Spalletti e forse Sarri esclusi. Con il Benfica doppia sfida da dentro-fuori, non soltanto quindi per l’Inter. Nel caso di Inzaghi a suggerire questi scenari c’è anche il pensiero di quasi tutte le correnti all’interno del club, con soluzioni da pesca del bussolotto (tutti gli allenatori di moda che vengano in mente, da De Zerbi in giù) ed altre stravaganti, da Conte (quindi restituirà la buonuscita?) a Chivu che con la Primavera quest’anno va malissimo dopo lo scudetto della scorsa stagione.

Il Burnley si è conquistato la promozione in Premier League e quindi anche un aumento notevolissimo degli introiti dovuti al sistema, difficili da calcolare (dipendono anche dalle stagioni future) ma comunque nell’ordine dei 70 milioni di euro a stagione, quasi il monte ingaggi del Napoli. Ma tranquilli, evitiamo il solito pistolotto sulle finanze della Premier League e stiamo sul calcio. Con questi 70 milioni in più cosa ci farà la squadra allenata da Vincent Kompany? Inevitabilmente comoprerà giocatori sopravvalutati, perché il paradosso del calcio di questi anni è che la gente con i soldi veri è aumentata di tanto, nel mondo, ma i giocatori che fanno la differenza sono più o meno sempre gli stessi, come quantità: il resto è una immensa classe media, pompata da procuratori, media e club che sono soltanto società di trading. Lo stesso ragazzo può giocatore nella Juventus o nel Bari, nel Milan o nel Genoa, senza che si veda la differenza. In tanti lo hanno capito, ma soltanto qualcuno, come De Laurentiis e Lotito, ha il coraggio di dirlo ai propri tifosi. Forse perché non sono tifosi.

In Germania si sta seriamente discutendo di playoff e non perché questa sia l’ennesima Bundesliga dominata dal Bayern Monaco, anzi il Borussia Dortmund è lì a 2 punti di distanza dalla squadra appena affidata a Tuchel dopo il clamoroso esonero di Nagelsmann, ma per dare un senso alla parte finale della stagione di metà della 18 squadre, da quelle un po’ sopra la zona retrocessione a quelle in Europa. Un problema antico, che però il calcio-entertainment ha ingigantito. Perché se a un tifoso puoi vendere anche la spazzatura, con un consumatore funziona diversamente. Problema che sta crescendo anche in Italia, vista la consolidata classe media di Bologna, Fiorentina, Torino, Udinese e Sassuolo, e quella appena nata del Monza e della Salernitana: club troppo forti per rischiare la B ma per il resto senza ambizioni se non quella di battere ogni tanto una grande, vendendole qualche giocatore e facendosene regalare altri. Senza contare la situazione societaria della Sampdoria ed il fatto che in prospettiva in A torneranno Bari, Genoa e Palermo, con le logiche di oggi pronte a divorarsi l’Empoli e lo Spezia della situazione. Insomma, veniamo da anni in cui almeno due retrocesse su tre sono quasi designate e la situazione non pùo che peggiorare. Quanto allo scudetto, rimettere in pista tutti fino all’ottava sarebbe una svolta clamorosa. Basterebbero tre partite in più, con turni secchi in casa (con relativo megaincasso allo stadio e televisivo) della meglio piazzata nella stagione regolare. E l'ottavo posto diventerebbe interessante come il primo.

stefano@indiscreto.net

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