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Precari come Retegui© Getty Images

Precari come Retegui

Mancini di fronte alle grandi scelte, i centravanti degli altri, l'Under 21 che non interessa e l'errore di Conte.

Stefano Olivari

27.03.2023 ( Aggiornata il 27.03.2023 12:17 )

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L’Italia ha iniziato le sue qualificazioni a Euro 2024 come peggio non avrebbe potuto. E la triste vittoria su Malta è stata peggio della sconfitta con gli inglesi, come ha detto lo stesso Mancini. Il cui problema non sono tanto i risultati, in fondo per non andare in Germania bisognerà davvero impegnarsi (grazie alla Nations League gli azzurri potrebbero qualificarsi anche senza arrivare nelle prime due del girone, certo dovrebbero vincere i playoff), quanto l’assenza di una linea: fra giovani e giocatori già pronti, fra italiani da valorizzare e oriundi, fra reduci del trionfo del 2021 e sangue nuovo, fra 4-3-3 e 3-5-2, fra bravi ragazzi e bad boys da rieducare, questa Italia delle porte girevoli, aperta un po’ a tutti, ha stancato prima di tutto il suo inventore. È quindi probabile che le Final Four di Nations League, a metà giugno partendo dalla semifinale con la Spagna (l’altra è Olanda-Croazia), Mancini se le giochi con un gruppo più ristretto e scelte più nette: ci sono tanti giocatori dello stesso buon livello, soprattutto a centrocampo, ma la precarietà non fa bene a nessuno. E invece la precarietà sembra proprio essere la cifra dell'ultima Italia, a partire dall'uomo copertina: se Immobile tornasse sano e Scamacca esplodesse, quanto spazio avrebbe Retegui? Il Mondiale in Qatar è passato, ma un po’ tutti siamo rimasti alla partita con la Macedonia. Che ritroveremo a settembre, all’inizio di due mesi decisivi con doppie partite contro la nazionale di Milevski e l’Ucraina, oltre che il ritorno con Inghilterra e Malta. Paura ancora no. Comunque l'ultimo Mancini sta destando perplessità anche in chi lo conosce benissimo. 

Dopo il secondo gol di Mateo Retegui in due partite in nazionale è ripartito il tormentone: in Italia mancano i centravanti giovani e forti. Al di là degli aspetti etici e del senso che devono avere le nazionali (se bisogna gestirle come club allora tanto vale avere soltanto i club), per giustificare l’operazione Retegui è stata tirata da più parti, non soltanto da Mancini, questa argomentazione. E nel mitico estero, quello delle grandi nazionali europee da prendere sempre a modello anche se all’ultima rilevazione gli azzurri risultano campioni d’Europa? Sabato la Spagna ha battuto 3-0 la Norvegia schierando titolare Morata che va per i 31 anni. Sempre sabato la Germania ha superato 2-0 il Perù con la coppia Werner-Füllkrug, 27 e 30 anni, mentre venerdì la Francia aveva asfaltato l’Olanda (Depay 29 anni) con il ventiquattrenne Kolo Muani, e il Belgio la Svezia (dove il quarantaduenne Ibra è partito dalla panchina) con il trentenne Lukaku. Giovedì l’Inghilterra aveva vinto a Napoli con il trentenne Kane, quasi in contemporanea con il record di Cristiano Ronaldo in Portogallo-Liechtenstein (poi Kane e CR7 hanno fatto il loro anche ieri sera). Insomma, ognuno a seconda del proprio pregiudizio può trovare la risposta che vuole, ma nella media le prime punte delle grandi nazionali non sono giovani e nemmeno tanto forti.

Qualcuno avrà notato che l’amichevole dell’Under 21 di Nicolato contro la Serbia non è stata trasmesse in diretta dalla Rai, come è sempre avvenuto, ma soltanto su www.figc.it e sui canali social della federcalcio. E così stasera per quella con l’Ucraina, a Reggio Calabria. Non c’è infatti ancora un contratto televisivo per le nazionali giovanili italiane e per quella femminile: la Rai avrà anche fatto un’offerta al ribasso, ma di certo nessuno si è fatto avanti per migliorarla. I dirigenti di tutte le televisioni sono incompetenti oppure ci sono bolle che si stanno sgonfiando? Fra l’altro questa Under 21 ha molti più elementi ‘giocanti’ rispetto ad Under 21 del passato, non è certo una squadra di sconosciuti. Probabilissimo che tutto si chiuda a metà strada e che le nazionali che fanno meno audience, mettiamola così, tornino in diretta sulla tivù di stato. Ma certo è un brutto segnale: agli allenatori si chiede di schierare giovani che alla gente non interessano.  

Fra Antonio Conte e il Tottenham è finita, adesso anche ufficialmente dopo settimane di gelo per tanti motivi, non ultimo l’eliminazione in Champions contro il Milan dando pochi segnali di vita. La svolta imprevedibile è la panchina data a Cristian Stellini, non soltanto suo storico vice ma anche più contiano di Conte: se non ha funzionato il titolare come può andare bene la riserva? Chi frequenta Conte sa che l’unica scelta professionale di cui si è davvero pentito è stata quella di abbandonare la Nazionale dopo l’Europeo 2016 per andare al Chelsea, ma in questo momento il solo scenario di un Conte bis in azzurro è fantacalcio. A fine anno chissà. Il presente è tanta stanchezza e voglia di tornare a Torino, nel senso proprio della città e non necessariamente di Juventus. Dietro a Spalletti sono in tanti gli allenatori in ballottaggio fra statua equestre e fallimento, ma in questo momento nessun club italiano potrebbe permettersi il pacchetto Conte.

stefano@indiscreto.net

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