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Infantino 2031© Fabio Ferrari/LaPresse

Infantino 2031

Quindici anni di presidenza FIFA, le italiane da Champions e gli ultras dell'Eintracht. 

Stefano Olivari

16.03.2023 ( Aggiornata il 16.03.2023 18:08 )

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Gianni Infantino è stato confermato presidente della FIFA fino al 2027, il verdetto del Congresso di Kigali non è stato a sorpresa visto che Infantino era candidato unico. È il modello di democrazia delle federazioni sportive, con tanti esempi anche in Italia, con il presidente in carica che di fatto si compra la rielezione dando contributi a pioggia ai suoi elettori. Nel caso del dirigente italo-svizzero il giochino potrebbe riproporsi anche fra quattro anni, visto che un’interpretazione del limite di tre mandati non considera mandato intero quello del 2016 al 2019: questa la tesi del Consiglio FIFA di dicembre. Insomma, visto il gigantismo mascherato da inclusività che la FIFA sta portando avanti in maniera sfacciata, sarebbe un miracolo non vedere Infantino al vertice del calcio nel mondo fino al 2031. Per l’Europa, quindi anche per l’Italia, non una bella notizia. 

Il Napoli dopo Milan e Inter: tre squadre italiane nei quarti di Champions League, contro due inglesi, una spagnola, una tedesce e una portoghese, sono un caso? Domanda da bar ma anche no, perché le squadre della Serie A fra le prime 8 d’Europa erano state zero, e così l’anno precedente. Per trovarne un’altra bisogna risalire alla stagione del Covid, con l’eroica Atalanta in vantaggio fino al 90’ a Lisbona contro il PSG. Insomma, prendere gli ultimi risultati ed usarli come spiegazione di leggi cosmiche non ci sembra il caso. È però provato al 100% che nella media i club italiani facciano sempre uguale o meglio rispetto a quanto dovrebbero fare per fatturato e valore delle rose. Certo lo fanno con pochi calciatori italiani: ieri nel Napoli quelli titolari erano 3, martedì per l’Inter 5, settimana scorsa per il Milan a Londra il solo Tonali. Ma italianissimi sono gli allenatori, così come gran parte dei dirigenti che contano. La Premier League rimane irraggiungibile commercialmente e lo sarebbe anche con presidente della Lega un genio del marketing, ma il calcio è anche altro: è un cultura che è facile vendere ma difficile comprare.

Soltanto il dio del calcio poteva evitare il morto a Napoli, con gli ultras dell’Eintracht Francoforte in giro per la città e fortemente motivati a distruggerla. Quanto accaduto ci ricorda una volta di più che risolvere il problema negli stadi è relativamente semplice, mentre farlo nelle strade è davvero un altro sport. La via italiana è sempre stata realistica: non sciogliere i gruppi ultras, ma ridurre la loro frammentazione e favorire (con vari strumenti, non tutti apprezzabili dai giuristi più fini) anzi il formarsi di curve per così dire ‘uniche’ e con una gerarchia chiara. Perché non è che se noi vogliamo guardare la Champions League in pace allora il campo di battaglia deve diventare l’autogrill, il parcheggio di periferia o la piazza del centro. 

stefano@indiscreto.net

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