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Inzaghi oltre Conte© Getty Images

Inzaghi oltre Conte

Il decennio perduto dell'Inter, la rivincita di un allenatore, i Mondiali di Infantino e l'effetto Supercoppa.

Stefano Olivari

15.03.2023 ( Aggiornata il 15.03.2023 14:13 )

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L’Inter ha conquistato il massimo possibile per lei in Europa, resistendo all’intelligente e nel finale anche vibrante partita del Porto nel suo stadio, con la sfida che per un niente non è andata ai supplementari. La squadra di Simone Inzaghi con una prova eccellente di Calhanoglu, Acerbi, Darmian e Onana ha bilanciato quella scadente delle punte e ha fatto più del suo, senza dubbio molto di più delle Inter di Spalletti e Conte. A questo punto sia per i nerazzurri sia per il Milan la speranza è quella di avere il derby nei quarti di finale: una replica, ridimensionata per soldi e nomi, della semifinale di vent’anni fa, ed un dribbling nei confronti delle corazzate e del Benfica, forse la squadra che in questa stagione gioca meglio. Ma stando sul presente si può dire che almeno fino alla partita con la Juventus di domenica sera Inzaghi non sentirà parlare del suo futuro nerazzurro, del rendimento difensivo fuori casa e nemmeno dell’impiego di Lukaku, l’operazione che ha zavorrato la sua stagione bloccandone altre.

Per non dire del confronto con Conte, che in Europa non può nemmeno cominciare: la pazza idea del ritorno dell'allenatore del Tottenham (ancora per poco) non è di Patty Pravo, peraltro tifosa della Juventus, e nemmeno di giornalisti fantasiosi. Siccome all’Inter di questa stagione è quasi sempre mancata la compattezza, il remare tutti nella direzione dell’allenatore, è giusto sottolineare che nell’occasione più importante ed anche nella confusione finale, con la fortuna che ha detto bene, un certo spirito si è visto. E così anche per l’Inter, come era accaduto una settimana fa per il Milan, si chiude il decennio perduto e mai davvero analizzato: l’ultima volta nei quarti di finale di Champions fu nel 2011, con allenatore Leonardo e di fatto la squadra del Triplete, davvero una vita fa, contro lo Schalke 04 che aveva in porta Neuer, in attacco Raul ed in panchina Rangnick.

Il peggio del prossimo Mondiale non saranno le 48 squadre, ma il fatto che si tornerà a recuperare le migliori terze dei gironi iniziali, come succedeva nelle edizioni a 24, Spagna 1982 esclusa: ai tempi si recuperavano 4 terze dei 6 gironi per allineare 16 squadre agli ottavi, adesso se ne recupereranno 8 da 12 gironi per allineare 32 squadre ai sedicesimi. In estrema sintesi: chi andrà fino in fondo disputerà 8 partite invece di 7. Tramontata la sensata, forse troppo sensata, ipotesi dei 16 gironcini da 3 squadre, si può dire che in generale il Mondiale avrà 40 partite in più (104 invece di 64) e che andrà verso il mese e mezzo di durata: 39 giorni, dall’11 giugno al 19 luglio 2026. Detto che l’Europa, cioè il motore del calcio mondiale, non avrà grandi benefici visto che i suoi posti passano da 13 a soltanto 16, il consiglio della FIFA tenutosi a Kigali, prima del Congresso, si è inventato un numero a sorpresa: il Mondiale per club che partirà nel 2025, con 32 partecipanti, non sostituirà l’insulso Mondialino attuale e annuale, ma ogni quattro anni lo affiancherà. Nella sostanza tanti discorsi sulle troppe partite giocate dai calciatori più forti sono stati sacrificati sull’altare di finanziamenti a pioggia a paesi sportivamente di valore zero. Certo dai tempi dell’elezione di Havelange nel 1974, con i viaggi in Germania pagati a chi lo avrebbe votato, funziona così, ma Infantino si sta rivelando il peggiore di tutti.

La Supercoppa italiana a quattro squadre si è insomma inserita nel trend del gigantismo del calcio ed è più facile che in futuro, scaduto il contratto con gli arabi, diventi ad otto che a due. Forte la critica di De Laurentiis, che se la prende più con la collocazione a gennaio che con il format: è così complicato giocarla in agosto come è stato, con qualche eccezione, fino al 2017? Da non dimenticare che queste final four di gennaio imporranno alla Serie A di giocare nella prossima anche a Natale (cioè sabato 23 dicembre) e Capodanno (il 30). Il che non sarebbe per il pubblico un male, ma per i calciatori sì visto che da qualche parte andrebbero ricavate due settimane di vacanza per poter finire la stagione con un certo anticipo rispetto all’Europeo. Ultima ma non ultima c’è la questione della nuova Champions League, che dalla stagione 2024-25 avrà per ognuno dei partecipanti (36 invece degli attuali 32) 8 partite garantite invece delle attuali 6, senza contare gli spareggi per accedere agli ottavi di finale che di fatto sono un turno ad eliminazione diretta in più. Più facile vedere rose di 30 giocatori che meno partite.

stefano@indiscreto.net

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