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L'anno di Pogba© LAPRESSE

L'anno di Pogba

Le scelte della Juventus, la conferma di Inzaghi e la tensione di Mourinho

Stefano Olivari

13.03.2023 ( Aggiornata il 13.03.2023 11:02 )

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L’ultimo allenatore del mondo a voler multare uno che arriva in ritardo ad una cena? Massimiliano Allegri. L’ultima società del mondo a voler rendere pubblici i suoi provvedimenti disciplinari? La Juventus. Per questo il fatto che Paul Pogba sia stato costretto a seguire dalla tribuna la partita fra i bianconeri e la Real Sociedad significa una cosa sola: la Juventus vorrebbe liberarsi di lui con qualche anno di anticipo, e non solo perché nella stagione del suo grande ritorno ha giocato finora soltanto 35 minuti. Che ieri sera con la Sampdoria non sono aumentati, visto che a poche ore della partita si è avuta notizia di un infortunio muscolare, almeno questa è la versione ufficiale, che gli ha impedito di scendere in campo. Difficile liberarsi di Pogba con le buone, perché tutta Europa ha seguito anche il suo periodo finale al Manchester United ed il suo ritorno era sbagliato già nelle premesse (significa che nessuno alla Juventus è abbonato a Sky), quindi ogni leva potrebbe essere usata. Certo al di là dei 10 milioni netti all’anno il pacchetto Pogba è di difficile gestione per chiunque e non è certo questione di infortuni che possono capitare a tutti. Chissà a chi pensava Rafaela Pimenta quando diceva che la parte più difficile del lavoro di procuratore è tenere lontani i giocatori dai parenti.... Certo nella Serie A attuale la Juventus dei Miretti, dei Fagioli e dei Barrenechea è sufficiente per essere virtualmente seconda e praticamente con l’Atalanta e l’Europa League nel mirino. Sempre in attesa di comunicazioni e sentenze, che renderanno questi sforzi inutili per il presente ma significativi in prospettiva.

Cosa deve fare Simone Inzaghi per rimanere allenatore dell’Inter? Domanda che alla vigilia del ritorno con il Porto ha cittadinanza, perché stiamo parlando di un allenatore che potrebbe chiudere al secondo posto in campionato dietro a un Napoli comunque imprendibile, che ha vinto una Coppa Italia ed è il favorito per rivincerla quest’anno, che ha alzato la Supercoppa contro il Milan, e che senza far gridare al miracolo potrebbe anche entrare fra i primi 8 club d’Europa, cioè del mondo, quando per budget e valore della rosa sarebbe leggermente sotto (come del resto il Milan che ai quarti c’è già). La risposta è facile, per chi conosce gli schemi (anche quelli mediatici, anche quelli riferiti al tifo organizzato) usati da Beppe Marotta in tutta la carriera: a meno di non entrare nel fantacalcio, cioè Inter vincitrice della Champions o quasi, il club nerazzurro cercherà separarsi da Inzaghi prima del 2024, anche se il contratto da 5 milioni rinnovato in maniera precipitosa fa pensare che non sarà una separazione con le buone. Eppure raramente il gioco manca (impossibile contare le occasioni fallite a La Spezia), eppure Inzaghi non ha contro lo spogliatoio per essendosi rotto più di qualcosa alla fine della scorsa stagione (e quindi in pochi morirebbero per lui), eppure Lukaku era partito dall’Inter al prezzo di uno dei migliori attaccanti del mondo ed è tornato più fragile, pesante e insicuro, oltre che mezzo infortunato. Insomma, come spesso avviene si confondono gli allenatori di carattere con quelli che urlano.

Mourinho e la Roma sono fra gli iscritti al torneo di ciapanò che a fine campionato renderà fallimentare la stagione di una (o due…) fra Inter, Milan, Lazio e appunto la squadra di Mourinho, che da spettatore squalificato ha assistito al suicidio casalingo con il Sassuolo, solita mina vagante del girone di ritorno: a volte con la bava alla bocca, altre in vacanza, altre ancora lucido con i suoi talenti in vendita nello sfruttare gli errori di una grande in difficoltà, come già accaduto con il Milan a San Siro. Lo Special One è un pacchetto completo, non si può prendere a pezzi: straordinario, numero uno del mondo, nel compattare un ambiente, pubblico compreso, a volte la situazione gli sfugge di mano. Al di là di Kumbulla, non capita tutti i giorni di assistere all’espulsione del match analyst. Forse record di tutti i tempi, visto che quando Mourinho ha iniziato il match analyst non esisteva e comunque non stava in panchina. Al di là del nervosismo e di uno Wynaldum ancora lontano da Wynaldum, è evidente che la Roma quasi B (non per scelta, tranne che nei casi di Dybala e Mancini) scesa in campo dal primo minuto è troppo distante da quella A. Situazione figlia di errori enormi di Friedkin, Tiago Pinto e dello stesso Mourinho, visto che la Roma ha il terzo monte ingaggi della Serie A, dietro a Juventus e Inter ma almeno di 20 milioni superiore a quello del Napoli.  

stefano@indiscreto.net

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