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Il presidente del meno 9© LaPresse

Il presidente del meno 9

La scomparsa di Calleri, lo sconto di DAZN e i videogiocatori per Mancini. 

Stefano Olivari

09.03.2023 ( Aggiornata il 09.03.2023 06:13 )

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Con Gianmarco Calleri se ne va un grande personaggio del calcio italiano degli anni Ottanta e Novanta, l’epoca in cui la Serie A era il campionato più prestigioso del mondo e dove già essere una realtà di medio livello come la sua Lazio (altra cosa il suo Torino) era difficilissimo. Per sempre Calleri sarà per i tifosi laziali il presidente del meno 9, quando nella stagione 1986 insieme a Renato Bocchi rilevò da Chimenti (arrivato poco prima, sulle ceneri dell’era Chinaglia) un club in Serie B e penalizzato per il calcioscommesse bis. Operazione ispirata da Giulio Andreotti, romanista ma attento anche all’altra squadra della Capitale. Calleri, Fascetti in panchina, gli storici gol di Fiorini al Vicenza e di Poli al Campobasso: la Lazio moderna nacque in quella clamorosa stagione, con mistre Mondialpol che l’avrebbe portata in Serie A e poi nel 1992 venduta al più ricco Sergio Cragnotti, per 24 miliardi di lire, dopo averla rinforzata con una buona classe media e mettendo le basi del colpo Gascoigne. Dopo la cattiva esperienza al Torino, con retrocessione in B e mille contestazioni, Calleri sarebbe tornato nel calcio per qualche anno con il Bellinzona ma soprattutto avrebbe tentato di riprendersi la Lazio alla fine dell’era Cragnotti, nell’estate 2004, con il club sottoterra anche per un megadebito con l’Erario e sull’orlo dell’esclusione della Serie A. Per qualche giorno l’offerta di Calleri sembrò migliore di quelle di Lotito e degli altri imprenditori interessati, ma poi l’attuale presidente con 21 milioni di euro la spuntò su tutti. Calleri avrebbe in questi quasi 20 anni fatto meglio di Lotito? Nessuno può saperlo, ma è sicuro che senza lui e Bocchi la Lazio sarebbe scomparsa negli anni Ottanta. Calleri fu comunque uno dei primi presidenti a non fingere di essere tifoso della squadra di sua proprietà (lui lo era del Genoa) e a proporsi prima di tutto come imprenditore, pur senza arrivare alle multiproprietà dei Corioni, dei Gaucci e degli Zamparini.

Il cosiddetto ‘Prodotto Serie A’ interessa a così poche persone che DAZN si è messa fare sconti incredibili, che anticipano la mazzata che il calcio italiano di vertice subirà nel 2024, quando scadranno gli attuali contratti televisivi. Ed il più incredibile di tutti è lo sconto su base territoriale, che per un servizio in streaming fa abbastanza ridere. In pratica si possono avere tre mesi di carta prepagata DAZN a 69 euro invece che a 119,97, acquistando questa carta in determinati negozi, tutti situati nel Sud Italia. La ragion d’essere di questa manovra è evidente: indurre qualcuno ad abbandonare la pirateria, il mitico ‘pezzotto’, per un abbonamento regolare. Chissà se la mossa avrà successo, abbiamo qualche dubbio visto che chi non vuole pagare un prodotto non ne fa una questione di 10 euro in più o in meno. Di sicuro con questo sconto DAZN si è infilata in due situazioni antipatiche: ha in pratica ufficializzato che la pirateria è un fenomeno soprattutto al Sud, e ha discriminato territorialmente i suoi abbonati del Centro-Nord, come se facessero parte di stati diversi. Possibile che accortisi dell’errore i dirigenti dell’emittente estendano lo sconto a tutta Italia, ma il problema di base rimane: tanti appassionati di calcio non vogliono pagare per il calcio.

Roberto Mancini non perde occasione per lamentarsi dello scarso numero di attaccanti italiani giovani che davvero giochino da protagonisti, in Serie A e negli altri campionati decenti del pianeta. Adesso come adesso il solo Gnonto... Notizia da collegare, forse, agli ottimi risultati dell'Italia nelle FIFA eNations Series, con gli azzurri dei videogiochi che si sono appena guadagnati l'accesso ai playoff che qualificheranno a quello che possiamo considerare un Mondiale. Diciamo 'forse' perché In Inghilterra, Spagna, Francia e Brasile non è che i videogiochi siano vietati. Più della retorica sui bravi giovani di una volta servirebbe quella sui cattivi dirigenti di adesso. Di sicuro è inutile prendersela con gli allenatori, di solito i primi a pagare. 

stefano@indiscreto.net

 

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