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Derby alla Cairo© LAPRESSE

Derby alla Cairo

L'inutile rimonta della Juventus, le ambizioni del Torino, la exit strategy di Mourinho e la farsa di San Siro. 

Stefano Olivari

01.03.2023 ( Aggiornata il 01.03.2023 10:57 )

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L’interminabile ventiquattresima giornata della Serie A 2022-23 è terminata, dicendo che dopo l’irraggiungibile Napoli di questa stagione c’è la Juventus, che senza il meno 15 sarebbe seconda in classifica a meno 15 dal Napoli, ma davanti a Inter, Milan, Lazio e Roma. Discorsi accademici e da asteriscare, perché è probabile che i punti di penalizzazione aumentino e bisogna sempre dirlo (altro che Champions, anzi la mano della UEFA potrebbe essere più pesante), ma questo non toglie che i bianconeri di Allegri nonostante il fallimento dell’operazione Pogba, cioè il grande colpo di mercato dell’anno, tornato in campo proprio ieri nel derby con il Torino, ed altre situazioni negative (il ritardato rientro di Chiesa, i primi tre mesi di Di Maria a preservare le gambe per il Mondiale, eccetera, per non dire del disastro di Agnelli) stiano facendo un buon campionato. Per lo meno meritano di entrare, con milanesi e romane, nel girone di quelli che a seconda dell’ultimo risultato vengono linciati o esaltati, a dispetto del fatto che siano divisi da tre punti o meno. Adesso è il turno dell’Inter di Simone Inzaghi, celebrata dopo la vittoria sul Porto e modestissima a Bologna, ma la sensazione è che si andrà avanti così fino alla fine. Certo in questo campionato che Aldo Giordani (indimenticabile anche la sua rubrica sul Guerin Sportivo) avrebbe definito ‘del ciapanò’ l’allenatore che arriverà quinto avrà zero possibilità di essere confermato.

Il Torino ha perso un derby che per almeno metà partita ha ben giocato, difficile criticarlo dopo una partita del genere. Ma doveroso sottolineare che in 18 anni di era Cairo i granata di partite con la Juventus ne hanno vinta soltanto una (nel 2015 in rimonta con la squadra allenata da Ventura, gol di Darmian e Quagliarella), perdendone 22. Ci sono squadre da lotta per la salvezza con un bilancio migliore… Non che prima ci fosse alla guida del Torino Florentino Perez, visto che per trovare un altro derby vinto bisogna risalire al 1995, con Calleri presidente e in panchina Sonetti in una squadra dove le stelle erano Angloma, Pessotto, Abedi Pelé e Rizzitelli. Il derby, soprattutto per la squadra di solito più debole, è un indicatore importante di quanto un ambiente ci tenga a fare bella figura senza limitarsi a partecipare: ecco, il Torino di Cairo ha sempre partecipato, senza mai cogliere le occasioni che il calcio italiano le ha servito, prima fra tutte i quasi dieci anni di crisi di Inter e Milan con i troppo lunghi addii di Moratti e Berlusconi. Acquisti e cessioni possono essere sbagliati, anche in serie, ma le ambizioni ci devono essere. Se no è tutta retorica sul passato, da Superga in giù, con la graduale ed ovvia scomparsa del tifo più giovane a Torino e dintorni.

Mourinho si sta apparecchiando la sua seconda exit dal calcio italiano? La caduta della Roma a Cremona rientra nei soliti discorsi sulle ‘seconde’, tutte con qualche problema, l’espulsione a metà partita con il risultato ancora ribaltabile è invece qualcosa di diverso al di là di cosa gli abbia davvero detto il quarto uomo Serra. Alla freddezza con i Friedkin, che non potranno mai dargli una squadra migliore di quella attuale (va però ricordato che il monte ingaggi, 90 milioni circa, è inferiore a quelli di Juventus e Inter ma superiore rispetto a Milan e soprattutto ai 68 del Napoli), si sta saldando la sensazione di essere nel mirino degli addetti ai lavori del calcio italiano, come ai tempi dell’Inter. Verità, mezza verità o pretesto: il risultato non cambia, perché a dispetto del contratto fino al 2024 sarà davvero difficile vedere lo Special One la prossima stagione sulla panchina giallorossa.

Esiste un solo tifoso di Inter e Milan che capisca perché San Siro non si possa ristrutturare? Proprietà straniere dagli obbiettivi discutibili ed una campagna mediatica imbarazzante (per il giornalismo) continuano ogni giorno a sfornare nuove ipotesi per gli stadi futuri, a questo punto in due posti diversi, dei due club. Quando il Meazza, come ha detto il sindaco di Milano, Sala, potrebbe essere acquistato a prezzi stracciati. Uno stadio che nel 2016, non nel 1966, ha ricevuto dalla UEFA le 5 stelle poco prima che vi si giocasse la finale di Champions League fra Real e Atletico Madrid. E poco dopo quattro anni di costose (quasi 40 milioni di spesa) ma azzeccate ristrutturazioni. È legittimo che Zhang e Cardinale vogliano arricchirsi facendo gli immobiliaristi, ma inaccettabile è la presa in giro sistematica del tifoso.

stefano@indiscreto.net

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