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Gironcini per Mancini© Getty Images

Gironcini per Mancini

L'Europa al Mondiale 2026, lo scudetto dimenticato di Pioli, i sessant'anni di Mourinho, 15 punti con asterisco e Zaniolo come Zico.

Stefano Olivari

26.01.2023 15:23

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Il sorteggio di Nyon, con la mano di Wesley Sneijder, ha detto che l’Italia affronterà la Spagna nella semifinale di Nations League, il 15 giugno a Enschede. Il giorno prima l’altra semifinale, Olanda-Croazia. Curiosità per la Spagna di De La Fuente e l’Olanda di Ronald Koeman, mentre Italia e Croazia hanno confermato i propri allenatori, al di là di un Mondiale in Qatar vissuto in maniera leggermente diversa. La cattiva notizia per Mancini non è il sorteggio, tanto la differenza è fra vincere questa coppa o non vincerla, non arrivare in semifinale o finale, ma la scelta dell’esecutivo UEFA per le qualificazioni al Mondiale 2026. Dove la UEFA manderà 16 nazionali contro le 13 dell’ultimo giro: il 33,3% del totale dei posti disponibili (United 2026 sarà a 48 squadre) contro il 40,6% di Qatar 2022. Per l’Europa l’ennesima presa in giro nel nome di un terzomondismo degno di miglior causa, per l’Italia in teoria un vantaggio perché comunque 16 posti sono più di 13. La cattiva notizia è che i gironi UEFA saranno 12, contro i 10 del passato, quindi saranno di 4, massimo 5 squadre (55 le iscritte), e qualificheranno direttamente soltanto le prime. In parole povere: con una seconda forza rognosa nel girone, non necessariamente una corazzata, il rischio di andare agli spareggi è forse ancora più elevato.

Il calciomercato di riparazione meno appassionante di sempre ci dice che la lotta di cinque squadre per tre posti da Champions League dietro al Napoli durerà ancora per molto. Troppi gli errori fatti dai dirigenti in estate, poi per comodità di tutti si processano soltanto gli allenatori ed in questo momento il più processato di tutti è Stefano Pioli. Sembra quasi che martedì sera, dopo la disfatta all’Olimpico, abbia consegnato lo scudetto alla Lazio, che invece all’ultimo conteggio è un punto dietro i rossoneri che dopo il Mondiale hanno ripreso davvero male, in certi casi suicidandosi (come contro la Roma), visto che i giocatori decisivi sono assenti (Maignan, Ibrahimovic) o sottotono (Theo Hernandez, Giroud, Rafael Leão). Detto questo, il Milan era una squadra da quarto posto diventata campione d’Italia con una grande impresa, dove la mano dell’allenatore è stata decisiva come poche altre volte nella storia degli scudetti: Bagnoli con il Verona e Pesaola con la Fiorentina, facciamo anche Bernardini con il Bologna, poi oltre a Pioli basta. Non stiamo dicendo che a Pioli vada fatto un contratto decennale, ma di certo non ha una squadra più forte dell’anno scorso visto che tutti gli acquisti, sia quelli stile Moneyball sia quelli pensati alla De Ketelaere, sono stati fallimenti. Però è secondo in classifica, non diciottesimo.

Chi sa vendere bene la propria merce, grande qualità, è invece il neosessantenne Mourinho che grazie all’età viene celebrato anche da alcuni suoi antipatizzanti. Tempo di bilanci, al di là di come finirà la sua avventura alla Roma, e di una domanda: è un grande allenatore o un grande comunicatore? Domanda stupida, ce lo diciamo da soli, perché nel calcio di oggi è la stessa cosa, diversamente da quanto accadeva vent’anni fa quando con il suo Porto si apprestava a conquistare l’Europa. Di certo serve di più lui alla Roma di quanto la Roma serva a lui, che in qualche modo vorrebbe chiudere la carriera con un Mondiale.

Per tornare sui 15 punti di penalizzazione inflitti alla Juventus per il sistema plusvalenze aspettiamo le motivazioni della Corte d’Appello Federale, come già scritto. Dal punto di vista sportivo stiamo giocando, guardando e commentando una Serie A con l’asterisco, soltanto che non sappiamo a cosa corrisponda l’asterisco. Perché non siamo giuristi, nemmeno della domenica e nemmeno laureati in Google, ma non abbiamo bisogno di grande memoria per ricordare che due anni e rotti fa il collegio di Garanzia del CONI non solo annullò le prime due sentenze sullo Juventus-Napoli a cui il Napoli non si era presentato su indicazione della ASL locale (beccandosi uno 0-3 a tavolino e 1 punto di penalizzazione), ma entrò pesantemente nel merito. Insomma, in un paese e in uno sport dove tutto è trattabile pensare che il Collegio di Garanzia del CONI sia una specie di Arcadia del diritto, immune ai condizionamenti esterni, è una sciocchezza. Tutto può ancora succedere, in senso peggiorativo o migliorativo.

Mentre scriviamo queste righe non sappiamo ancora se Zaniolo accetterà l’offerta del Bournemouth, finora l’unica che preveda soldi sicuri per la Roma. Ma è sorprendente lo snobismo con cui viene giudicata da molti: ma come, la diciassettesima squadra della Premier League, con territorio e popolazione paragonabili a quelli di Rimini, strappa uno dei più grandi talenti (teorici) del calcio italiano alla Roma? Però il calcio è espressione del mondo che lo circonda: nel nostro calcio, diciamo pure nel nostro mondo, erano credibili Zico dal Flamengo all’Udinese, Kieft dall’Ajax al Pisa, Hagi dal Real Madrid al Brescia, Platt dall’Aston Villa al Bari, eccetera… Non ricordiamo che a qualcuno importasse qualcosa del dolore dei tifosi brasiliani o olandesi. Se l’unico criterio sono i soldi, allora vincono i soldi. Per questo tante barriere non erano così sbagliate, e lo scriviamo nel giorno in cui la FIFA annuncia giuliva che per la prima volta nel 2022 è stato superato il muro dei 20.000 trasferimenti internazionali in un anno.

 

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