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Il calcio di Agnelli

Il calcio di Agnelli

Un'idea di Juventus, il mercato di Zaniolo e la testa di Skriniar.

Stefano Olivari

24.01.2023 ( Aggiornata il 24.01.2023 15:34 )

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Vent’anni fa moriva Gianni Agnelli: da settimane si leggono rievocazioni e ricordi di ogni tipo, ma dal nostro punto di vista lui è stato soprattutto il proprietario della Juventus, in alcuni anni (dal 1947 al 1954, con due scudetti) anche presidente operativo. In quelle stagioni, molto significative per capire l’atteggiamento di Agnelli nei confronti del calcio, il giovane Boniperti esplose, in Italia arrivò il gioco a zona grazie a Jesse Carver, furono presi campioni come i due Hansen e Praest, ma il leader rimase un’icona della piemontesità come Carlo Parola (piemontesi erano anche Boniperti e Viola) e furono scelti con attenzione anche i gregari. Insomma, non era una squadra di figurine strapagate, che peraltro Agnelli avrebbe potuto tranquillamente fare. In maniera più distaccata ha vissuto le Juventus successive, in molti casi anche più vincenti della sua, giocando a fare l'esteta con il Platini della situazione ma sempre avendo chiaro cosa dovesse rappresentare il club. La sua Juventus era finita nel 1994, con la chiusura definitiva dell’era Boniperti-Trapattoni e l’inizio di quella Giraudo-Moggi-Lippi, espressioni della volontà del fratello Umberto. Veniamo all’attualità: con l’Avvocato in vita, o comunque con la Juventus che era nella sua filosofia, il club bianconero sarebbe passato attraverso Calciopoli e quello che sta accedendo adesso, che in prospettiva potrebbe creare danni più gravi? Detto che il calcio di una volta, qualsiasi cosa voglia dire, non era più pulito di quello attuale ma che soltanto c’erano meno mezzi per scoprire il marcio, la risposta è probabilmente no. Perché era il calcio di ricchi che si volevano divertire e magari anche fare affari, ma in campi diversi da quelli calcistici. In più Agnelli, inteso come Gianni Agnelli, aveva in testa un’idea di Juventus da ammirare e invidiare: lo dimostra la differente intensità del tifo juventino e di quello anti-juventino fra i suoi tempi e questi.

Nelle strategie dei cosiddetti uomini-mercato c’è spesso qualcosa che sfugge ed il caso Zaniolo lo dimostra bene. Se davvero Zaniolo è uno dei più grandi talenti del calcio italiano, almeno in teoria, non si capisce come mai sia sul mercato ad un anno e mezzo dalla scadenza del contratto con la Roma. Nella peggiore delle ipotesi il club giallorosso potrebbe utilizzarlo fino al 2024 e poi perderlo a zero, ammesso di non riuscire a rinnovargli il contratto. Mentre adesso la peggiore delle ipotesi è quella di averlo da separato in casa fino al 2024 e poi di perderlo comunque a zero. In mezzo c’è ovviamente la speranza di venderlo ad una cifra importante adesso, ma l’amara scoperta è che Zaniolo non ha tutto questo mercato e tante cifre che si scrivono sono figlie più del personaggio che del calciatore: un attaccante che in Serie A segna un gol ogni 472 minuti (è meno di uno ogni 5 partite), con alle spalle due gravi infortuni e che ha deluso anche gli allenatori che gli hanno dato fiducia, da Mancini a Mourinho. Grande scommessa per chi lo compra, ma soprattutto per chi lo vende.

Incomprensibile anche la vicenda Skriniar, in cui l’incertezza è soltanto sul quando lascerà l’Inter per andare a guadagnare (giustamente, ognuno deve curare i propri interessi) il triplo al PSG: d’accordo che il club parigino-qatariota ha fondi illimitati ed un Ceferin che gli consente di spenderli usando qualsiasi trucco, ma certo Marotta non riuscirà a ricavare dallo slovacco una cifra paragonabile a quella rifiutata la scorsa estate, visto che in questo caso il contratto scade il prossimo giugno. La situazione finanziaria dell’Inter era già pessima in estate, se non si voleva accontentare Skriniar perché tirarla in lungo? Poi magari l’espulsione contro l’Empoli non è stata dovuta alla testa di Skriniar da un’altra parte, ma certo questi periodi di transizione si prestano ad ogni sospetto. Clamoroso errore di valutazione della dirigenza dell'Inter, in parte indotto dalla vicenda Bremer-De Ligt: poi in questi casi lo schema mediatico è quello del calciatore mercenario, ma ci sono anche tifosi non stupidi.   

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