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Verità per Vialli© Getty Images

Verità per Vialli

La richiesta di Dino Baggio, la maglia della Nazionale, l'età di Spalletti e la B della Sampdoria

Stefano Olivari

17.01.2023 ( Aggiornata il 17.01.2023 14:55 )

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Soltanto un calciatore degli anni Novanta totalmente fuori dal giro, anche delle ospitate televisive, poteva dire ciò che tutti hanno pensato dopo la morte di Gianluca Vialli e cioè che tante morti premature di ex atleti, da Mihajlovic ad altri, potrebbero avere una correlazione con le sostanze assunte da tanti sportivi di quel decennio. Magari sostanze anche legali, non è questo il punto: si torna al famoso discorso zemaniano su uso e abuso, peraltro non compreso. L’inosabile è stato osato da Dino Baggio, che a Tv7 ha in maniera tranquilla invitato a indagare su ciò che hanno preso i calciatori in quel periodo, più o meno consapevolmente. Perché sono tanti gli ultracinquantenni che iniziano a sospettare. Da indagare non soltanto il calcio italiano, peraltro, visto che è da quell'epoca (anzi, da molto prima) che veniamo molestati dai cultori di un mitico 'estero' dove si corre sempre di più perché si allenano meglio, hanno la cultura sportiva, eccetera. Non è un passante, Baggio, ma uno che ha giocato in Torino, Inter, Juventus (dove fu compagno di Vialli), Parma, Lazio e soprattutto Nazionale, con Sacchi, Maldini e Zoff. Anni quasi totalmente senza controlli, gli anni dell’Acqua Acetosa.

L’Italia ha iniziato la sua nuova era Adidas presentando la sua nuova maglia, davvero poco in linea con la tradizione della Nazionale ma molto con quella dell’Adidas, con quelle tre bande sulle maniche che già da sole fanno tedesco in vacanza. Quanto al design ispirato al marmo, un velo pietoso sui risultati e sulla spiegazione della FIGC, secondo cui il marmo richiamerebbe i tanti monumenti italiani. A parità di maglia Adidas, non c’è bisogno di essere nostalgici per rimpiangere la divisa dell’Italia del Mondiale 1974 e di quello 1978. Senza dimenticare che dopo un anno di Baila (chi se la ricorda?) la Le Coq Sportif di Spagna ’82 fu anche lei un’emanazione dell’Adidas, creando non pochi problemi ai campioni del mondo di Bearzot (traduzione: pagamenti in nero). Poi la semiclandestina NR, prima di Diadora, Nike, Kappa e dei 19 anni di Puma chiusi decisamente male ma che in mezzo hanno avuto i trionfi al Mondiale 2006 e ad Euro 2020.

Il possibile, diciamo anche probabile, terzo scudetto nella storia del Napoli sarebbe per Luciano Spalletti il coronamento di una carriera. Reso ancora più emozionante dal fatto che il 7 marzo l’allenatore compirà 64 anni. Il Boskov campione d’Italia con la Sampdoria aveva 60 anni, Liedholm con la Roma e Sarri con la Juventus ne avevano invece 61. Soltanto loro tre sono riusciti nell’impresa oltre i 60 anni, tutti gli altri vincitori sono stati di poco (Bernardini) o di molto più giovani, perché allenare è logorante e anche perché, diciamolo, raramente un grande club si affida ad un allenatore in là con gli anni, più per una questione di immagine che di altro. Certo Spalletti non ha il fisico del sessantaquattrenne tipo che si trova in coda in farmacia, ma la carta di identità è quella.

Chi vuole la Sampdoria in Serie B? Le dichiarazioni di Marco Lanna dopo il clamoroso errore arbitrale che ha impedito alla sua squadra di pareggiare contro l’Empoli sono le solite di un dirigente deluso, ma la situazione è comunque interessante. Perché Sampdoria e Verona, insieme al penultimo posto (ultima è la Cremonese) in classifica, sono a 7 punti dal Sassuolo che è squadra che oltretutto sta facendo molto peggio rispetto al suo potenziale, e a meno 9 dall’irrequieta Salernitana, che ha incredibilmente esonerato Nicola, e dal realistico candidato alla B Spezia. Se si pensa che l’Udinese ottava è a 9 punti dal settimo posto da Europa si capisce come una decina di squadre della Serie A profonda abbiano quasi terminato il loro campionato prima ancora della fine del girone di andata e non abbiano molta voglia di riaprirlo. La scorsa stagione fu la Salernitana a ribellarsi ad una situazione già scritta, ma quella svolta fu figlia di un cambio societario. Che alla Sampdoria ancora non si vede.

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