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La faccia di Raspadori© Getty Images

La faccia di Raspadori

L'Europa di metà gironi, l'Italia di Stankovic, la morte di Ventrone e il Mondiale in Ucraina

7 ottobre 2022

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La Champions League ha sottolineato lo strepitoso periodo del Napoli, dominatore in casa dell’Ajax, e ha reso leggermente più stabili le panchine di Simone Inzaghi e Allegri. La disfatta con il Chelsea non dovrebbe mettere in pericolo il passaggio del turno del Milan, mentre in Europa League potrebbe fare davvero male alla Roma la caduta in casa contro il Betis Siviglia, dopo una partita peraltro discreta dei giallorossi di Mourinho. A Graz la Lazio ha sofferto troppo e anche per lei la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta è in discussione. In Serie C, come Conference League, il risveglio della Fiorentina in Scozia, con Jovic che forse si è sbloccato. L’inizio della settimana senza respiro, visto che fra pochi giorni si replica a campi invertiti e che in mezzo c’è il campionato con Milan-Juventus e tutto il resto, ha detto questo. Su tutto c’è però l’impressione destata dalla squadra di Spalletti, ufficialmente in ricostruzione e quindi con la testa leggera, almeno fiuno a quando non si renderà conto della situazione. Una squadra che ha la faccia di Giacomo Raspadori, segno che non tutto il calcio italiano è da buttare e che l'autoflagellazione (ancora un po' e si scriverà che in Spagna esordiscono in Liga a 12 anni e in Olanda in Eredivisie a 9) è spesso degna di miglior causa.

Dejan Stankovic è il nuovo allenatore della Sampdoria, al posto dell’esonerato Giampaolo, dopo essere stato uno dei candidati alla sostituzione di Inzaghi sulla panchina dell’Inter. L’appuntamento con il ritorno all’Inter, una delle tre maglie (con Stella Rossa Belgrado e Lazio) che il quarantaquattrenne Stankovic ha indossato da giocatore, magari è soltanto rimandato. Il suo presente, almeno fino al 30 giugno 2023 (rinnovo automatico di un anno in caso di salvezza, a poco più di un milione di euro netti), è la Sampdoria e salvarla sarà dura: non per i 2 punti nelle prime 8 partite di campionato, ma per la totale incertezza a livello societario. Però se Stankovic ha lasciato la Stella Rossa dopo tre campionati consecutivi vinti è perché crede che la sua carriera da allenatore in Italia non partirà con una retrocessione. Il caso Lotito-Iervolino della scorsa stagione dimostra che a gennaio le cose possono cambiare, quest’anno ancora di più.

La morte improvvisa di Giampiero Ventrone, a soltanto 62 anni e nel pieno dell’attività visto che lavorava con Antonio Conte al Tottenham, è quella di un uomo che è stato alla base dei successi della Juventus di Lippi, oltre che del Mondiale 2006, anche se nei suoi 10 anni in bianconero, dal 1994 al 2004, è stato anche con Ancelotti. Era soprannominato ‘Il marine’ sia per la durezza dei suoi metodi, ma questo può valere anche per altri suoi colleghi, sia per l’atteggiamento nei confronti dei giocatori: a loro chiedeva di dire apertamente ai compagni quando non ce la facevano più (suonando la famosa ‘campana della vergogna’), generando quindi voglia di migliorare in chi non ce la faceva o comunque era meno atleta di altri. Va da sé, al netto delle agiografie postume, che non tutti gradissero (da Baggio a Vialli) ma altri invece sì e fra questi c’era al 100% Conte. Quella Juventus non aveva soltanto gli Zidanes (fra l’altro lo Zidane originale per 5 stagioni) ma anche tanti Pavones, che dovevano correre e con Ventrone lo facevano. Inutile girarci intorno: oltre ai tronchi e ai percorsi di guerra c’era dell’altro? Se c’era, e non è mai stato dimostrato (come del resto per nessun club calcistico di primo piano, tutti onesti), non sarebbe in ogni caso stato la materia di Ventrone.

In un mondo perfetto il Mondiale 2030 si giocherebbe in Uruguay, per celebrare il centenario della manifestazione sportiva più importante di tutte. In questo potrebbe anche essere che il torneo sia ospitato congiuntamente da Spagna, Portogallo e Ucraina, in spregio alla storia ma anche alla geografia. Comunque l’Ucraina è stata ufficialmente inserita nella candidatura Spagna-Portogallo, già in essere, con la benedizione di Ceferin. In prospettiva 2030 non scherza, come forzatura, nemmeno la candidatura Grecia-Egitto-Arabia Saudita, mentre l’Uruguay esiste solo all’interno di quella congiunta con Argentina, Cile e Paraguay. In sostanza l’unica candidatura di un paese singolo per il 2030 è quella del Marocco ed il vincitore si saprà entro la metà del 2024, con possibilità (Infantino non l’ha esclusa) che insieme si annuncino le sedi del 2030 e del 2034. Non una scelta intelligente ricordando il precedente del 2010, quando insieme furono assegnati 2018 e 2022 nella votazione più corrotta di sempre. La FIFA con la follia inflazionistica delle 48 squadre ha attivato un meccanismo per cui il gigantismo alimenta altro gigantismo e chissà, nel 2034 le squadre potrebbero anche essere 64.

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