Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Juventus e Nazionale con i se, il ritiro di Higuain e il segreto di Sottil.
Un anno senza il Federico Chiesa calciatore: un danno prima di tutto per lui, ma anche per la Juventus e la Nazionale che senza Chiesa hanno vissuto i momenti peggiori della loro storia moderna. Magari con lui in campo sarebbe cambiato poco, non lo sapremo mai. Di certo manca dal 9 gennaio, da Roma-Juventus, e anche se è tornato ad allenarsi con i compagni di club sarà difficile vederlo in campo sul serio prima di gennaio. Quanto al vero Chiesa, ogni previsione è azzardata fuori dalla retorica del 'tornerà più forte di prima'. Dopo quello che ha avuto al ginocchio sinistro qualsiasi forzatura sarebbe un errore, comunque. Ci sarà quindi il tempo di fare ragionamenti tattici sia per Allegri sia per Mancini, ma in ogni caso ci sembra che la sua assenza sia stata molto sottovalutata: se ad una Serie A con così pochi italiani decenti togliamo quello che insieme ad Immobile era il miglior attaccante italiano allora rimane davvero poco. La storia non si fa con i se, ma quello di Chiesa è un se bello grosso.
Gonzalo Higuain si è ritirato dal calcio giocato con molto stile, ma anche con un’amarezza di fondo che è ben diversa dalla paura del futuro di tanti campioni al passo d’addio. L’amarezza, dopo una carriera di altissimo livello come la sua, non riguarda tanto le occasioni perse (su tutte il Mondiale 2014, nella testa per sempre quell’errore davanti a Neuer nella finale) ma proprio i tanti anni passati in un ambiente che non ha mai sentito suo e che ha frequentato perché era troppo bravo a giocare a calcio per non frequentarlo. In un mondo che regala patenti di intellettuale a chi condivide un tweet un personaggio diverso come Higuain, in rapporto al calciatore medio lui sì quasi un intellettuale, è stato ridotto soltanto a statistiche di gol destinate ad essere ricoperte dalla polvere del tempo.
L’Udinese terza in classifica dopo 8 giornate, ad un punto da Napoli e Atalanta, può essere spiegata soltanto con il senno di poi perché con quello di prima, cioè dell’inizio di agosto, sembrava una squadra costruita bene ma come livello dei singoli non oltre la metà della classifica, inoltre con un allenatore come Sottil che per la Serie A è un esordiente. Non è poi che Sottil abbia fatto rivoluzioni: c’è chi grida al miracolo, ma il suo 3-5-2 è uguale a quello di Cioffi, forse lascia più libertà a Pereyra partente da destra e a Deulofeu, ma non sembrano innovazioni sconvolgenti. E quello che con il Verona sembrava un errore, Beto in panchina (non stava bene, va detto) e Success titolare, alla fine con l’entrata di Beto nel secondo tempo si è trasformata in una magata (decisiva anche quella di Arslan). Squadra destinata a calare, ma gestita in modo serio: la più brillante di una classe media piuttosto affollata, in cui è tornata la Fiorentina e da cui non si schioda il Torino.
Condividi
Link copiato