Le cattive azioni della Roma

Il titolo del club giallorosso è uscito dalla Borsa, dopo 22 anni di delusioni per i pochi che lo hanno considerate un investimento. Discorso che può essere allargato a tutti gli altri club che ci hanno provato...

Le cattive azioni della Roma
© AS Roma via Getty Images

Stefano OlivariStefano Olivari

Pubblicato il 22 settembre 2022, 14:14

La scorsa settimana la Roma è uscita dalla Borsa, dopo 22 anni di alterne fortune per le sue azioni. Anzi, nemmeno alterne ma direttamente sfortune visto che rispetto a quando il titolo andò sul mercato il prezzo era sceso del 92%. Ed in definitiva ai Friedkin il delisting, cioè il comprare le azioni residue sul mercato per poi toglierle dalle quotazioni, è costato poco più di 30 milioni. Una notizia che ha imbarazzato tutti quelli che per anni ci hanno spiegato l'urgenza di modernizzarsi portando il calcio in Borsa, poi riciclatisi come cultori dei diritti televisivi, dello stadio di proprietà, del merchandising asiatico, dei naming rights e di chissà cos'altro. La verità è che il calcio con la Borsa non c'entra nulla, per la semplice ragione che il piccolo investitore vi si accosta con lo spirito del tifoso mentre quello grande spesso utilizza il calcio per guadagnare su altri tavoli. O rivendendo parte delle sue azioni ad un prezzo gonfiato... Poi si può guadagnare con il mitico player trading, ma chi vince ha bilanci costantemente in rosso: valeva e vale per la Juventus, per l'Inter e per il Milan, oltre che per la stessa Roma che in questi decenni è stata quasi sempre ad alto livello. Di base quindi nessun investitore serio ambisce ad essere il socio di minoranza di una società in perdita, contando zero. Certo il mondo è cambiato da quel maggio del 2000, in piena era Sensi, quando la Roma sbarcò sul mercato, ma per il titolo le cose hanno iniziato ad andare male quasi da subito, nel calcio di ieri. Se la Roma è passata dai 5,5 euro del 2000 agli 0,4 con cui ha chiuso, chi è ancora in pista in Italia non è che abbia risultati più luminosi: mentre scriviamo queste righe le azioni della Juventus sono a 0,32 euro, che rispetto ai 3,7 del 2001 significano meno 91%, e quelle della Lazio sono invece a 1 euro esatto, che rispetto ai 3,05 del 1998 significa meno 67%. In questo ventennio e passa quasi mai dividendi e spesso aumenti di capitale, con il top raggiunto dalla Juventus con oltre 800 milioni totali messi dagli azionisti di maggioranza e minoranza. All'estero la tendenza è la stessa, visto che le tante uscite dalla Borsa hanno lasciato sul mercato, parlando di grandi club, soltanto Manchester United, Borussia Dortmund, Ajax e pochi altri, sempre molto lontani dai loro massimi. 

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