Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Il Mondiale di Pogba© Juventus FC via Getty Images

Il Mondiale di Pogba

Operazione Qatar, il sogno di Uruguay 2030, il vaoro su Lucca, il senso di Vecchi e la scelta di Fabregas. 

Stefano Olivari

04.08.2022 ( Aggiornata il 04.08.2022 08:48 )

  • Link copiato

La decisione di Paul Pogba, che dopo il consulto medico a Lione ha deciso di non operarsi al menisco, è di quelle che fanno discutere: per il francese appena tornato alla Juventus 5 settimane di terapie conservative, qualsiasi cosa vogliano dire, poi forse il rientro l’11 settembre, per la partita con la Salernitana. In sintesi, l’accusa è quella di pensare più al Mondiale in Qatar che alla maglia bianconera: del resto la stessa Juventus aveva consigliato a Pogba di operarsi, per poi accettare la sua decisione. Significativo che l’ultimo medico consultato da Pogba sia uno specialista non di fiducia del club o della nazionale francese, ma dei giocatori di Mino Raiola. Che rimangono tali anche dopo la morte del loro consigliere-manager, uno che consigliava di pensare più alla carriera che ai soldi (anche perché comunque erano tanti): e nella storia si entra, o si rimane, per il Mondiale, non per la Serie A o la Champions League. Alla fine un Pogba rilanciato da Qatar 2022, dopo le ultime stagioni quasi da baby-pensionato, sarà alla Juventus più utile di un Pogba triste.

A proposito di Mondiale… In un mondo perfetto quello del 2030 si disputerebbe in Uruguay, per il centenario della prima edizione. In questo, di mondo, bisogna invece scendere a compromessi: una piccola nazione, a meno che corrompa mezzo esecutivo FIFA, non avrà mai più il Mondiale in esclusiva e la cosa sarà difficile anche per quelle più grandi. Così la presentazione della candidatura ‘Juntos 2030’, di Uruguay, Argentina, Paraguay e Cile, è stata una sorpresa relativa e non solo perché tutte e quattro le loro nazionali erano presenti al primo Mondiale. Al momento le candidature concorrenti sono due, Spagna-Portogallo ed un’altra quadrupla, l'improbabile Serbia-Grecia-Romania-Bulgaria. Il gigantismo delle 48 squadre quasi impone il gigantismo delle candidature.

Ogni tifoso è convinto, o meglio ancora viene convinto, che la sua squadra abbia fatto grandi colpi e che sia più forte rispetto all’anno scorso: bisognerebbe assegnare sei o sette scudetti del mercato in entrata… Ma in uscita, dall’Italia, l’operazione più dolorosa è quella che ha portato i due metri di Lorenzo Lucca dal Pisa all’Ajax, che così ha ingaggiato il primo giocatore italiano della sua storia. Operazione dolorosa non perché Lucca sia un Pallone d’Oro ingiustamente esiliato: è stato venduto per due noccioline dal Torino e dal Palermo, e nello stesso Pisa ha segnato 6 gol in una stagione giocata quasi tutta da titolare, con l’ultimo di questi gol che risale a 10 mesi fa. Però è un giocatore su cui si può lavorare e che non a caso Mancini teneva d’occhio. Ecco, ci lavorerà l’Ajax.

Addio a Villiam Vecchi, l’eroe di Salonicco, nella finale di Coppa delle Coppe vinta dal Milan sul Leeds, bravo portiere, forse penalizzato dal fisico (che però 50 anni fa ci poteva stare), ma soprattutto icona di un calcio in cui il legame con la propria squadra era sì imposto dalle circostanze (esisteva il vincolo, o si firmava il contratto o si smetteva di giocare) ma anche da quelli che dal di fuori sembravano sentimenti. Poi nella realtà Vecchi ha giocato per metà carriera in squadre diverse dal Milan e come preparatore dei portieri è stato soprattutto un uomo di Ancelotti, ma nell’immaginario collettivo uomini come lui rappresentano il calcio che rimpiangiamo. Poi tutto va avanti.

La trattativa era nota da settimane, ma fino ad un secondo prima dell’annuncio ufficiale non abbiamo creduto a Fabregas al Como. Sbagliando, perché la Serie B, prima ancora del Como, ha fatto un colpo di immagine pazzesco, al di là del fatto che il trentacinquenne Fabregas sia al capolinea e non da oggi. Che un campione del Mondo e d’Europa, per non stare ad elencare tutto ciò che ha vinto con Arsenal, Barcellona e Chelsea, abbia scelto la Serie B italiana è soltanto in parte legato ai soldi: impossibile che gli Hartono, pur straricchi, gli diano (almeno ufficialmente) una cifra anche soltanto paragonabile ai circa 7 milioni lordi che prendeva al Monaco, impossibile che il Como possa entro pochi anni, ma anche mille, diventare una squadra da Champions League, impossibile che in Qatar o in qualche parte ricca del terzo mondo calcistico non gli avessero offerto di più. Forse l’Italia calcistica, ma anche quella non calcistica, ha ancora una discreta immagine, almeno agli occhi dei non italiani. 

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi