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Euro 2020, l'11 luglio dimenticato© APS

Euro 2020, l'11 luglio dimenticato

Le celebrazioni per i quarant'anni del trionfo mondiale in Spagna hanno giustamente oscurato quelle per la vittoria della Nazionale di Mancini. Che però rimane un'impresa, anche se il dopo è stato tragico...

Stefano Olivari

11.07.2022 ( Aggiornata il 11.07.2022 08:18 )

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L’11 luglio 2021 sembra molto più lontano nel tempo dell’11 luglio 1982 e non soltanto perché il Mondiale degli azzurri di Bearzot è oggetto di una celebrazione continua, mentre l’Europeo dell’Italia di Mancini è ormai quasi dimenticato, nella migliore delle ipotesi derubricato a botta di fortuna tipo la Danimarca 1992 o la Grecia 2004. Dopo la finale di Madrid contro la Germania Ovest iniziò l’età dell’oro del calcio italiano anche a livello di club, con i migliori calciatori del mondo che facevano a gara per venire a giocare anche in squadre di secondo piano, mentre quella di Wembley contro l’Inghilterra non ha portato e non porterà a niente di simile, un po’ per le colpe del calcio italiano e molto, al di là dell’autoflagellazione, perché è cambiato il resto del mondo. Nel 2022 non è immaginabile la stella del Brasile che venga a giocare nell’Udinese, o il centravanti dell’Argentina nell’Avellino, eppure queste cose sono successe e ci sembravano anche normali. Insomma, Euro 2020 è stata una magnifica impresa ma non ha fatto partire niente, né a livello di club né tantomeno di Nazionale, vista la disastrosa eliminazione dal Mondiale dello stesso gruppo celebrato pochi mesi prima. Però quella finale va ricordata, perché vincere è sempre difficilissimo ed in fondo anche in occasione dei Mondiali 1982 e 2006 il ‘dopo’ fu modesto.

L’Italia, schierata con il 4-3-3 e priva di Spinazzola che si era fatto male nel finale dei quarti con il Belgio (con il senno di poi la migliore Nazionale di Mancini è finita lì), scese in campo all’inizio con Donnarumma, Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Emerson Palmieri, Barella, Jorginho, Verratti, Chiesa, Immobile ed Insigne. Donnarumma, la stella dell’Europeo e in quel momento miglior portiere del mondo, ha poi vissuto un anno difficile al PSG vincendo un campionato, in coabitazione con Keylor Navas, ma anche risultando fra i colpevoli dell’eliminazione in Champions League con il Real Madrid e non tornando più al massimo livello nemmeno in Nazionale. Stesso discorso per Jorginho, che in quel momento veniva dato fra i favoriti per il Pallone d’Oro e che poi è stato ridimensionato con il Chelsea e dai rigori sbagliati contro la Svizzera. Chiellini ed Insigne sono andati a chiudere la carriera nella MLS. Chiesa si è fatto male, Immobile ha continuato a segnare nella Lazio ma ha smesso di farlo in azzurro, gli altri si sono ridimensionati e le seconde linee non sono diventate prime. Il tutto in mezzo a una retorica sui giovani degna di miglior causa, puro fumo per nascondere fallimenti ed evitare autocritiche.

Ma tornando all’11 luglio 2021, bisogna ricordare che quella finale fu molto difficile, anche se meno della semifinale portata a casa non si sa come contro la Spagna. Il gol di Shaw, un sinistro al volo su cross di Trippier, dopo 2 minuti avrebbe ammazzato molte squadre ma non quell’Italia convinta di essere fortissima, per la prima volta in svantaggio nel torneo. Per tutto il primo tempo l’Inghilterra controllò la partita, senza affondare ma anche senza concedere niente: solo Chiesa, troppo solo, sembrava vivo, e fu pericoloso con un sinistro da fuori. Meglio l’Italia del secondo tempo, dopo un mezzo rigore negato all’Inghilterra (Sterling toccato da Bonucci e Chiellini) con Berardi al posto di Immobile dal 10’: il tridente leggero creò di più, una prodezza di Pickford negò il pareggio a Chiesa ma a metà del secondo tempo arrivò il meritato 1-1 con Bonucci pronto a trasformare in gol un palo colpito di testa da Verratti, con deviazione di Pickford. Nei supplementari l’Italia reclamò un rigore, che ci sarebbe stato tutto, per un fallo di mano di Stones su cross di Bernardeschi, ma era una partita da rigori finali già scritti. Berardi gol, Kane gol, Belotti parato, Maguire gol, Bonucci gol in quello che psicologicamente fu il rigore più difficile, Rashford fuori, Bernardeschi gol, Sancho parato, Jorginho parato e Saka parato. Grandissime emozioni, se parliamo soltanto di calcio del tutto degne della notte di Madrid 1982. Se parliamo invece di storia, l’11 luglio 1982 rimarrà ineguagliato nei secoli.

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