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L'ex centrocampista della Nazionale e della Roma ha vinto il ballottaggio a Verona, diventando uno dei pochi ex calciatori italiani nella storia ad ottenere un successo politico pesante...
Damiano Tommasi è il nuovo sindaco di Verona, per il centro-sinistra, dopo avere battuto al ballottaggio Federico Sboarina, e la cosa non è banale perché il quarantottenne Tommasi non è certo il primo sportivo italiano ad avere cariche politiche ma è diventato uno dei pochi a guadagnarsi i voti per così dire sul campo. Perché un conto è essere un parlamentare fatto leggere in un collegio sicuro, o un sottosegretario nominato da altri, un altro è doversi giocare la propria partita mettendo la faccia su un eventuale fallimento. Anche se Tommasi come politico è tutt'altro che improvvisato, visto che dal 2011 al 2020 ha guidato l'Associazione Calciatori e che anche da atleta non ha mai rinunciato ad esprimere le proprie idee.
Una rarità, come abbiamo detto, in un mondo come il calcio dove anche da ex è difficile schierarsi o anche soltanto avere un'opinione divisiva (ma tutte le opinioni espresse con sincerità sono divisive). Prima di lui, restringendo il discorso al calcio italiano, vengono in mente pochi esempi di una certa cilindrata. Anzi, a dire la verità soltanto uno: Gianni Rivera, quattro volte eletto deputato (con Democrazia Cristiana, Patto Segni e Rinnovamento), ma ma anche sottosegretario nei governi Prodi, D'Alema e Amato. Certo la campagna elettorale porta a porta per fare il sindaco di una città importante è un'altra cosa, ma quella di Rivera rimane una storia di successo. Deputato è stato anche Massimo Mauro, lasciando però meno tracce. Molto più numerose le storie di insuccesso politico, nonostante il grande nome ed una popolarità consolidata: da Paolo Rossi (Alleanza Nazionale) a Tardelli (Partito Democratico), da Cabrini (Italia dei Valori) a Graziani (Forza Italia) a tanti altri, quasi mai eletti e anche quando eletti sempre senza un potere reale. E all'estero non è che vada meglio, al di là di quei pochi nomi come Weah, Romario, Kaladze, eccetera...
Perché il calciatore in politica non funziona e Tommasi quindi è un'eccezione che fa notizia? Non è che i politici italiani che contano siano tutti grandi giuristi, scienziati, intellettuali, e quindi il problema non può sempre essere culturale. Così come nessun potere forte ostacola lo sportivo con un cervello, come accadeva in Rollerball con Jonathan E-James Caan. Forse il problema è che il calciatore, a qualsiasi livello e in qualsiasi paese, gode di consenso a prescindere, se è bravo non è che debba convincere i singoli tifosi del proprio valore. E le sue opinioni, espresse mentre è in attività, assumono un altro peso. Diversamente Totti sarebbe sindaco di Roma o Antognoni di Firenze. Pochi ci hanno realmente provato, Damiano Tomnasi c'è riuscito. Poi ci sarebbe da chiedersi come mai la ricostruzione del calcio italiano sia gestita da Gravina e non da lui, ma questa è un'altra storia.
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