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Una regola definitiva, il ballottaggio di Tommasi, Chiellini americano, le offerte per Pirlo e il senso di Nunez.
Le cinque sostituzioni a partita diventano definitive, lo ha deciso l'IFAB riunitosi in Qatar facendo diventare regola ciò che era stato spacciato per aiuto ai club alle prese con il Covid. Rimangono 3, più l'intervallo, gli slot a partita, e rimane valida una considerazzione banale: questa innovazione favorisce i ricchi, con riserve all'altezza dei titolari, e gli allenatori più scarsi che possono rimediare ai loro errori facendo entrare sempre giocatori in grado di cambiare le partite. La cosa sorprendente è che un'innovazione che cambia il calcio non sia stata precedeuta da un dibattito anche minimo, anche soltanto mediatico. Una sorta di pensiero unico secondo cui più grande significa più bello.
Damiano Tommasi andrà al ballotaggio per l'elezione del sindaco di Verona e al di là del risultato finale la cosa è notevole perché fare il sindaco di una città importante è una cosa ben diversa dal fare il deputato scaldasedia o il personaggio di facciata, che compare nelle foto a fianco del leader ma conta zero. Stranamente pochi, da Rivera in giù, i calciatori di alto livello, diciamo quelli con una carriera in Nazionale, ad aver avuto una vera carriera politica. Non è una questione di livello culturale, come l'attuale Parlamento dimostra, ma forse più di forma mentale e credibilità. Il calciatore di solito pensa che tutto gli sia dovuto e non è l'atteggiamento migliore per chiedere voti, ma è anche vero che la gente anche quando l'ex calciatore ha 90 anni lo percepisce come uno che 'deve giocare' e basta.
Giorgio Chiellini ha ufficializzato il suo futuro da giocatore a Los Angeles, in attesa di definire il futuro vero, e se a 38 anni ha ancora voglia ha senz'altro fatto bene. Troppo facile dire che sarà un dirigente della Juventus, fra qualche anno, nonostante la laurea in economia e l'immagine da calciatore pensante. Perché la Juventus, ma potremmo dire la stessa cosa di altri grandi club, è una e i grandi ex della Juventus sono tanti. I predestinati, come insegna anche il caso Pirlo, spesso sono tali soltanto per i media.
A proposito di Pirlo, con tutto il rispetto per il Fatih Karagümrük, su cui senz'altro qualcuno sarà capace di imbastire uno storytelling, come è possibile che un ex campione, che alla sua prima esperienza da allenatore ha fatto discretamente sulla panchina della Juventus, non abbia avuto offerte migliori? I meccanismi del cosiddetto mercato sono strani, o forse no. L'inizio, con la presentazione in stile Padrino (cosa diremmo di un club italiano che facesse una cosa simile cavalcando i peggiori luoghi comuni?), non promette bene.
Darwin Nunez è passato dal Benfica al Liverpool per un cifra di base di 75 milioni di euro, che potrebbe salire a 100 al raggiungimenti di certi parametri. Ingaggio dell'attaccante uruguaiano, escluso, ovviamente, così come le commissioni. Stiamo parlando di un giocatore molto forte ma che rischia seriamente di fare panchina nella squadra di Salah, Mané, Firmino, Luis Diaz e Diogo Jota. Quando i campioni li prendevano i club italiani, magari solo per sottrarli alla concorrenza e mandarli in tribuna, nessuno si poneva il problema. Che adesso è un po' più chiaro: un futuro da sudditi o, per gli ottimisti, da campionato di transizione.
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