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La seconda volta del Galles© Getty Images

La seconda volta del Galles

L'Ucraina fuori dal Mondiale, lo spazio per Gnonto e l'addio a Tevez

Stefano Olivari

06.06.2022 ( Aggiornata il 06.06.2022 11:35 )

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L'Ucraina fuori dal Mondiale in Qatar, dopo avere perso con il Galles, è paradossalmente un segnale di onestà mandato dalla FIFA. Perché quasi tutto il mondo, come ha ricordato lo stesso allenatore gallese, voleva l'Ucraina al Mondiale e fra due squadre dai valori (bassi) così vicini era facile mandare avanti quella più conveniente al sistema. Tanto più che probabilmente ci sarebbe stato anche un rigore su Yarmolenko... Insomma, in questo caso FIFA più onesta dell'Eurovision Song Contest. Buon per il Galles, che si è qualificato al Mondiale per la seconda volta nella sua storia, 64 anni dopo la prima: Bale, Ramsey e soprattutto Hennessey come Charles, Allchurch e Kelsey, anche se non va dimenticato che quel Galles non si era qualificato, essendo arrivato secondo nel suo girone dietro alla Cecoslovacchia. Per la squadra di Jimmy Murphy l'occasione arrivò dagli avversari di Israele, che all'epoca non faceva parte della UEFA e quindi si scontrava con boicottaggi di ogni tipo da parte di squadre asiatiche e africane: in quell'occasione si rifiutarono di giocare Egitto e Sudan, con il pretesto della crisi di Suez, mentre l'Indonesia accampò altre scuse. Così per evitare che una squadra potesse qualificarsi al Mondiale senza disputare nemmeno una partita la FIFA si inventò uno spareggio con una ripescata europea: fu sorteggiato il Belgio, che fece il difficile sulle date, aprendo la strada ad un secondo sorteggio che premiò il Galles. Battere Israele e guadagnarsi il viaggio in Svezia fu facile, fra l'altro nel torneo (a 16 squadre) il Galles si comportò molto bene arrivando ai quarti di finale e perdendo soltanto con il Brasile, soltanto 1-0 e soltanto con un gol di Pelé. 

Lo spazio di Gnonto 

È bastato un bel cross per trasformare Gnonto nel salvatore del calcio italiano, ma al di là delle esagerazioni dovute al momento critico della Nazionale la storia del diciannovenne nato a Baveno è molto significativa. Non perché quando aveva 16 anni l'Inter se lo sia fatto sfuggire, ma perché lo Zurigo ai suoi procuratori e alla sua famiglia oltre ai tanti soldi aveva offerto anche un percorso rapido per arrivare in prima squadra. Certo, nel campionato svizzero e non in Serie A, ma anche adesso, a 19 anni, di un Gnonto in Italia si direbbe che è bravo ma che dovrebbe per qualche anno maturare in prestito chissà dove. La verità è che troppi settori giovanili servono soltanto a creare pluvalenze, con la complicità degli allenatori delle prime squadre che, salvo rare eccezioni, privilegiano una presunta esperienza. Poi per club che competono a livello Champions League il 'Fate giocare i giovani' è un discorso becero, ma non si capisce perché dal numero 18 o 19 della rosa al 25 non si possa far respirare l'aria del calcio vero ai ragazzi più promettenti. Detto questo, Gnonto nello Zurigo è la riserva (peraltro bravissima ad entrare subito in partita, come si è visto anche a Bologna) di Tosin, non esattamente Benzema. 

Il ritiro di Tevez

Sorpresa per il ritiro di Carlos Tevez dal calcio, anche perché credevamo che si fosse già ritirato un anno fa. Tevez è stato uno dei pochi campioni con una carriera vincente ai massimi livelli di club sia in Sudamerica (Libertadores con il Boca) sia in Europa (Champions con il Manchester United), uno dei pochi argentini di successo in Brasile (al Corinthians), in definitiva uno che in ruoli diversi dell'attacco ha fatto bene ovunque, dalla Premier League con lo storico titolo del Manchester City di Mancini alla Serie A con la Juventus di Conte e Allegri. Non si può nel caso di Tevez intonarie la litania del campione sottovalutato, ma certo l'esistenza di Messi, più giovane di tre anni, gli ha tolto un po' di luce in nazionale. Rimane inspiegabile l'ostracismo di Sabella che gli tolse il Mondiale 2014 e forse tolse anche il Mondiale all'Argentina (con tutto il rispetto per Palacio), sarebbe stata la consacrazione maradoniana di uno che di Maradona aveva molti tratti caratteriali, per non dire dell'estrazione sociale. Un grandissimo, di sicuro poco adatto all'era di Instagram e forse anche ad allenare, anche se lui ha detto di volerci provare. 

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