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La classe media dell'Eintracht© LaPresse

La classe media dell'Eintracht

Il senso dell'Europa League, il ranking delle italiane, il Mondiale di Amnesty e il cuore di Senesi. 

Stefano Olivari

19.05.2022 ( Aggiornata il 19.05.2022 14:27 )

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La vittoria in Europa League ha dato all’Eintracht Francoforte un trofeo europeo che gli mancava dal 1980, dai tempi gloriosi di Bruno Pezzey e Cha Bum-Kun, ma soprattutto la qualificazione diretta alla Champions League per una squadra che in Bundesliga ha chiuso all’undicesimo posto: come Torino o Sassuolo, quindi. Parlare di occasione persa per Lazio e Atalanta è esagerato, considerando le tante altre ottime squadre che non sono arrivate in fondo (Borussia Dortmund, Barcellona, Porto, eccetera), ma per l’Italia certo è che non avere mai vinto l’Europa League è più significativo del non vincere la Champions dal 2010. L’ultima vittoria in una coppetta, per usare il termine con cui molti addetti ai lavori italiani in privato chiamato l’Europa League (e a maggior ragione la Conference, che solo il genio mediatico di Mourinho ha reso importante), risale al 1999, con il Parma in Coppa UEFA e la Lazio nell’ultima edizione della Coppa delle Coppe. Insomma, la scomparsa di una classe media ambiziosa è un problema anche nel calcio.

Interessante è il ranking UEFA aggiornato alla vittoria dell’Eintracht, che dai numeri risulta essere la ventiseiesima squadra di un’Europa che sul podio ha Bayern Monaco, Liverpool e Manchester City. Nelle prime 100 d’Europa, per rendimento in Europa, ci sono 8 italiane: Juventus alla posizione numero 8, Roma 11, Inter 23, Atalanta 24, Napoli 25, Lazio 31, Milan 45 e Torino 99. Non si tratta ovviamente del giudizio di Dio, ma di coefficienti basati sui risultati delle ultime cinque stagioni di coppe europee. E chi le ha giocate meno degli altri (per demeriti suoi, beninteso) è logicamente sfavorito. 

Un nuovo problema per il qatariota ad honorem Gianni Infantino: non il fantomatico ripescaggio mondiale dell’Italia ai danni dell’Ecuador, ma la posizione di Amnesty International. Che ha chiesto un risarcimento di minimo 440 milioni di dollari in favore delle centinaia di migliaia di lavoratori migranti che hanno subito abusi durante la costruzione di stadi e infrastrutture per il Mondiale in Qatar, che inizierà il prossimo 21 novembre. Lavoratori soprattutto asiatici, che vivono in condizioni nel 2022 incredibili e hanno subito perdite che il Guardian ha valutato in 6.500 (persone). La cosa paradossale di tutta la vicenda è che la votazione più corrotta della storia dello sport (basti ricordare le biografie dei componenti dell’esecutivo FIFA nel 2010) avrebbe contribuito all’uscita di scena di Blatter e quindi all’ascesa di Infantino. Che mai ha messo in dubbio il Qatar come sede.

Marcos Senesi ha detto no a Mancini e all’Italia, ma nessuno si deve offendere perché il difensore del Feyenoord ha spiegato il suo rifiuto con un argomento validissimo, così semplice che molti non lo capiscono: “Ho sempre sognato di giocare con la nazionale del mio paese”. Che è l’Argentina. A questo punto è possibile che il suo esordio con l’Albiceleste avvenga nella Finalissima di Wembley dell’1 giugno, proprio contro gli azzurri che in quell’occasione saluteranno Chiellini. Il caso Senesi si chiude così quasi prima di iniziare, la speranza è che sia stata una folgorazione (difficile, visto che è in Europa da tre anni) per le prestazioni di questo difensore centrale e non una filosofia che porta a cogliere ogni occasione come farebbe un club.

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