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Scudetto senza asterisco© LAPRESSE

Scudetto senza asterisco

La caduta dell'Inter, l'esonero di Zanetti e il professionismo delle donne.

Stefano Olivari

28.04.2022 ( Aggiornata il 28.04.2022 10:57 )

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Dopo la sconfitta dell’Inter a Bologna lo scudetto è nelle mani del Milan, senza più asterischi per le partite giocate: non significa che lo vincerà di sicuro, perché ci sono 4 partite da giocare e 2, quella di domenica pomeriggio con la Fiorentina e quella di due settimane dopo con l’Atalanta, sono contro avversarie motivate, ma adesso ha il match-ball e se lo gioca sul servizio di Pioli. Quanto al calendario, il Bologna che ha superato l’Inter, e che all’inizio di aprile aveva tolto 2 punti al Milan, non era certo una squadra in lotta per qualcosa. Detto che i 2 punti di vantaggio della squadra di Pioli su quella di Inzaghi sono in realtà 3, perché in caso di arrivo appaiate conteranno gli scontri diretti che sono favorevoli al Milan, rimane il fatto che l’Inter al Dall’Ara si sia suicidata, dopo essere andata in vantaggio con Perisic e avere giocato anche una discreta partita fino al pareggio di Arnautovic, unico in campo nella stagione del Triplete. E questo va detto al di là del clamoroso errore di Radu, sempre più comune fra portieri messi regolarmente in difficoltà dai compagni e nel suo caso anche spiegato dalla scarso impiego, visto che in questa stagione prima di Bologna aveva giocato soltanto in Coppa Italia contro l’Empoli. E che anche nella precedente, con Conte, non era andato al di là di due partite. Inzaghi ha, con il senno di poi, sbagliato nel credere in Correa, ma tutta l’Inter è stata fisicamente molto sotto a quella che aveva dominato la Roma.

Il Venezia ha esonerato Paolo Zanetti e giocherà le sue ultime 5 partite di campionato sotto la guida di Andrea Soncin, finora allenatore della Primavera. Non è certo la prima volta che il tecnico che ha portato una squadra alla promozione viene esonerato nella categoria più alta, pur senza avere grosse colpe: il Venezia ha infatti una delle peggiori rose della Serie A ed è fondamentalmente per questo che ha perso 13 delle ultime 16 partite giocate (e tutte le ultime 8). I discorsi sulla mitica ‘scossa’ sono quindi meno validi che in altre situazioni, senza contare che il calendario è terribile: Juventus, Salernitana, Bologna, Roma e Cagliari. Due squadre ingiocabili, due concorrenti per la salvezza, ed il Bologna. Si poteva anche chiudere con Zanetti, quindi. O senza Alex Menta, l’ennesimo consulente del calcio italiano che sembra uscito da Moneyball.

Martedì il Consiglio Federale della FIGC ha ufficializzato il passaggio al professionismo della Serie A femminile a partire dalla stagione 2022-23, generando un entusiasmo politicamente (e mediaticamente) corretto notevole. Non significa ovviamente che le calciatrici guadagneranno come i calciatori, ma soltanto che avranno lo stesso inquadramento contrattuale e giuridico e, quindi, contributivo. Significa, in altre parole, che ingaggiare una calciatrice potrebbe costare al lordo anche il doppio rispetto a quanto costa oggi e che società già di loro alla canna del gas (russo) se la passeranno ancora peggio. Perché il calcio maschile è in Italia male amministrato, ma quello femminile non ha di fatto entrate. Gli esempi di altri sport dimostrano che la parola ‘professionismo’ è a volte uno slogan.

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