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Cosa vuol dire Ten Hag© Getty Images

Cosa vuol dire Ten Hag

La scelta del Manchester United, l'arbitro di Inter-Roma, laziali contro Lotito, l'importanza di Ibrahimovic giocatore e la punizione ai superleghisti. 

Stefano Olivari

22.04.2022 ( Aggiornata il 22.04.2022 10:20 )

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Erik ten Hag sarà il prossimo allenatore del Manchester United, con contratto fino al 2025, e la notizia è interessante anche in ottica italiana. Perché l’ormai ex allenatore dell’Ajax è il classico allenatore da progetto e non soltanto perché abbia il passaporto olandese o sia stato assistente di Guardiola (al Bayern Monaco), a prima vista non la migliore scelta per una squadra che ha vinto la sua ultima Premier League 9 anni fa, all’ultima stagione di Alex Ferguson. In una situazione simile, con tanti giocatori sopravvalutati, Pogba su tutti, ma comunque di alto livello, secondo la cultura italiana, ma non solo (Real Madrid, PSG, eccetera) si dovrebbe chiamare un gestore. Ancelotti, Allegri o altri. Invece lo United ha preso la via di chi ha valorizzato, anche se non proprio formato (all’Ajax è da 2017) i vari De Ligt, Van de Beek e De Jong, lavorando sotto e con Overmars, poi cacciato e riciclatosi all’Anversa. Insomma, una scelta di rottura ma anche in linea con la strada presa con Rangnick, una scelta che non è detto che paghi in un ambiente dove dopo Ferguson hanno fallito pesi massimi come Van Gaal e Mourinho, pesi medi come Moyes e uomini del club come Solskjaer, senza contare Giggs e Carrick. Però la filosofia rimane interessante e segno che qualcosa sta cambiando: il tifoso del grande club, anche del grande club che non vince da tanto, chiede un'idea, un qualcosa in cui identificarsi, e non il risultato fine a se stesso. Non è un discorso tattico, perché lo stesso progetto può essere portato avanti da Guardiola come da Mourinho. 

La designazione di Simone Sozza per arbitrare Inter-Roma ha destato perplessità in molti tifosi giallorossi, oltre che di Milan e Napoli, perché il giovane arbitro appartiene alla sezione di Seregno ma è comunque nato a Milano. In altre parole, secondo questo ragionamento, tenderebbe a simpatizzare per una squadra milanese e non per una squadra romana. Fra l’altro in questa stagione c’è un precedente cugino di Inter-Roma e cioè il Milan-Lazio di Coppa Italia del 9 febbraio, quarto di finale che i rossoneri vinsero 4-0 senza, per fortuna di Sozza, alcun episodio dubbio. Quello del tifo degli arbitri è un tabù anche giornalistico, ma senz’altro non può essere legato al luogo di nascita o di residenza, perché Inter, Milan e Juventus sono geograficamente trasversali. Uno di Milano, o di Seregno, può essere indifferentemente interista, anti-interista, o addirittura equilibrato. Certo i vertici arbitrali, nel caso specifico Rocchi, senza bisogno di fascicoli segreti conoscono bene la storia di ognuno.

I tifosi della Lazio contro Lotito. Quante volte sarà successo negli ultimi 18 anni? Forse è il titolo statisticamente più presente sui giornali sportivi. Per Lazio-Milan ci si aspetta un Olimpico mezzo vuoto e comunque con prevalenza di tifo milanista, a causa del rincaro dei prezzi dei biglietti deciso dal presidente della Lazio, ad esempio con un biglietto di curva portato a 40 euro. Argomento ad alto rischio demagogia, perché sono ben pochi i concerti a cui oggi si può andare con meno di 40 euro, per non parlare dei ristoranti e di altre situazioni non di prima necessità (come il calcio, bisogna dire), e dall’altro lato far tornare i conti per una singola partita significa magari avere danni di immagine nel lungo periodo.

Zlatan Ibrahimovic può ancora essere utile al Milan? Evitiamo confronti fra un quarantunenne sempre infortunato che non vuole che si spengano le luci della ribalta e l’Ibrahimovic che è stato fra i più grandi attaccanti dell’ultimo ventennio, parliamo soltanto del Milan. Che all’inizio del 2020 riuscì a farlo tornare grazie ad un’intuizione di Boban e Maldini, che da ex grandi calciatori sapevano benissimo quanto un grande, anche del passato, può trascinare la classe media e medio-bassa. E così è stato, perché nel Milan che sta lottando per lo scudetto l’importanza di Ibrahimovic non va misurata con le statistiche ma con il cambio di status che ha dato ad un ambiente depresso almeno dal 2012 (cioè da quando fu ceduto Ibrahimovic al PSG, insieme a Thiago Silva). Poi bravo Pioli e tutto il resto, ma senza l’icona Ibrahimovic il Milan sarebbe molto più in basso. Da dirigente pseudo-motivatore non sarebbe la stessa cosa.

La lotta fra la UEFA e la Superlega è surreale, al di là del fatto che il tribunale di Madrid abbia ribaltato la prima sentenza e che quindi adesso, in sostanza, Ceferin possa infliggere sanzioni a Juventus, Real Madrid e Barcellona, cioè i 3 club che ancora ci credono, con altri furbamente (per non dire vilmente) alla finestra. La lotta è surreale perché la Superlega non esiste, di fatto è diventata una lobby di grandi club che chiedono 100 per ottenere 60 (la Champions League dopo il 2024 assomiglia moltissimo alla Superlega, dai 2 posti inventati con il ranking storico al resto), e tutti la citano come il male assoluto quando il male è già qui, fra di noi, adesso. La UEFA sta perseguendo quello che allo stato attuale è un reato di opinione, ed andrà probabilmente a sbattere contro l’Unione Europea fra un paio di mesi. La Superlega non si farà, ma almeno la si potrà minacciare.

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