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La sconfitta da Fabbri a Mancini© Getty Images

La sconfitta da Fabbri a Mancini

La riconferma del commissario tecnico dell'Italia dopo il Mondiale mancato è per il calcio italiano una novità assoluta...

Stefano Olivari

29.03.2022 ( Aggiornata il 29.03.2022 11:33 )

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La riconferma, per non dire l’autoriconferma, di Roberto Mancini alla guida della Nazionale dopo la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar è una novità assoluta nel calcio italiano a livello culturale ma anche strettamente sportivo. Mai infatti un commissario tecnico azzurro era sopravvissuto ad un fallimento di questa portata, o anche di portata inferiore, essendo questo fallimento sempre stato seguito da dimissioni, da esonero o da contratto lasciato scadere.

Sorvolando sulla triste epoca delle ‘commissioni’, seguita al mito di Vittorio Pozzo, in cui in troppi avevano voce in capitolo per convocazioni e gestione degli azzurri, e su qualche parentesi tipo Viani o Giovanni Ferrari, si può dire che il primo allenatore dell’Italia nell’era moderna sia stato Edmondo Fabbri, che nel 1962 dopo avere portato il Mantova dalla Serie D alla A fu chiamato sulla panchina azzurra. Eliminato negli ottavi di finale degli Europei dalla fortissima Unione Sovietica, Fabbri guidò la Nazionale ad un girone di qualificazione mondiale brillante e nel 1966 in Inghilterra poi ci fu la partita con la Corea del Nord, ingiustamente ricordata come il punto più basso della storia azzurra. Fabbri fu non soltanto esonerato, ma anche squalificato per sei mesi a causa di sue dichiarazioni contro la FIGC, accusata di avergli remato contro (e le recenti dichiarazioni di Mazzola hanno riportato a galla questi sospetti).

Dopo una breve coabitazione con Helenio Herrera, la Nazionale fu tutta di Ferruccio Valcareggi, che la portò alla vittoria nell’Europeo 1968, al secondo posto del Mondiale 1970 dietro al Brasile di Pelé, ai quarti di finale dell’Europeo 1972 (sconfitta con il Belgio) e alla qualificazione al Mondiale 1974, Mondiale a 16 squadre. L’eliminazione al primo turno, da parte di Polonia a Argentina, portò a processi incredibili (con gli occhi di oggi) ed all’esonero di Valcareggi. La squadra azzurra fu affidata a Fulvio Bernardini, coadiuvato da Enzo Bearzot per il lavoro sul campo. Bernardini non sopravvisse all’eliminazione nel girone di qualificazione agli Europei del 1976, girone dove peraltro c’erano Olanda e Polonia, seconda e terza del Mondiale 1974, e fu di fatto esautorato in favore del solo Bearzot, situazione che diventò ufficiale nel 1977. Quasi inutile ricordare il percorso di Bearzot: quarto al Mondiale 1978 e ad Euro 1980, trionfatore al Mondiale 1982 prima di una mancata qualificazione all’Europeo 1980 (a 8 squadre, non a 24…) e della sconfitta agli ottavi di finale contro la Francia al Mondiale 1986, che gli costò il posto anche se sarebbe rimasto in federazione altri quattro anni.

A succedere a Bearzot fu Azeglio Vicini, che fu brillante semifinalista sia ad Euro 1988 sia al Mondiale del 1990, prima di fallire la qualificazione ad Euro 1992 contro l’Unione Sovietica (Europeo sempre a 8 squadre) ed essere esonerato. Arrigo Sacchi arrivò in finale al Mondiale 1994 e si qualificò per l’Europeo del 1996, il primo a 16 squadre: eliminazione al primo turno e dopo qualche mese il ritorno al Milan facendo spazio a Cesare Maldini, che portò l’Italia ai quarti di finale del Mondiale 1998, sconfitta ai rigori dalla Francia. Dino Zoff diede le dimissioni dopo il secondo posto all’Europeo 2000, Giovanni Trapattoni fu cacciato dopo gli ottavi al Mondiale e l’eliminazione ‘biscottata’ al primo turno all’Europeo 2004, Marcello Lippi lasciò nel 2006 da campione del mondo ma dopo il biennio di Roberto Donadoni (salutato dopo i quarti agli Europei) fece l’errore di tornare per essere eliminato al primo turno nel Mondiale 2010. Cesare Prandelli arrivò secondo all’Europeo e diede le dimissioni dopo l’eliminazione al primo turno nel Mondiale 2014, l’ultimo disputato dall’Italia. Per Antonio Conte fuga verso il Chelsea dopo i quarti ad Euro 2016, Giampiero Ventura cacciato dopo la qualificazione fallita al Mondiale e Roberto Mancini che è storia di oggi, con il trionfo ad Euro 2020 e questa riconferma che a suo modo è un record. 

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