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La differenza fra Lukaku e Dzeko© Inter via Getty Images

La differenza fra Lukaku e Dzeko

La crisi dell'Inter, Casini presidente di Lega e il nuovo Pallone d'Oro

Stefano Olivari

14.03.2022 ( Aggiornata il 14.03.2022 10:04 )

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La lotta per lo scudetto è fatta anche di vittorie strappate con i denti, come quelle di Juventus, Milan e Napoli nello scorso fine settimana, mentre per l’Inter a Torino c’è stato lo strappo con i denti senza vittoria. Adesso la squadra di Inzaghi non è prima nemmeno virtualmente, al di là del fatto che l’Inter attuale con il Bologna faticherebbe molto. Contro il Torino è proseguita la cattiva tendenza dell’ultimo mese ma soprattutto si è vista ancora la differenza fra prime e seconde linee: Vecino è lontanissimo anche da un Brozovic sfiatato e Ranocchia (il suo fallo da rigore su Belotti poteva trasformare la serata in una disfatta) da De Vrji, mentre manca in maniera evidente un vice Dzeko, dando per disperso Caicedo. Ci ripetiamo: mai si era vista la squadra campione d’Italia vendere i due migliori, fino a poco fa il gioco ha mascherato questa situazione e del resto ad Anfield Road l’Inter aveva fatto una grande figura, ma adesso Inzaghi con punte poco ispirate deve inseguire un Milan che ha meno pressioni e un Napoli che ha più qualità media, basti vedere come Spalletti a Verona ha cambiato la squadra, salutando forse per sempre Insigne. Se lo scudetto è ancora incerto, la zona Champions ha già una sua forma definitiva dopo l’ennesima occasione buttata dall’Atalanta in casa: certo il Genoa di Blessin, specialista in pareggi, è una delle squadre attualmente più quadrate della Serie A e purtroppo per lui lo sarà l'anno prossimo anche della B. A questo punto la squadra di Gasperini rischia addirittura di perdere l’Europa minore, in un’annata in cui a pieno regime, con Zapata e Ilicic, avrebbe potuto anche sognare lo scudetto.                                  

Lorenzo Casini è il nuovo presidente della Lega di Serie A e il modo in cui si è arrivati alla sua elezione è interessante, al di là del fatto che fino a una settimana fa quasi nessuno nel mondo del calcio l’avesse mai sentito nominare. Capo di gabinetto del Ministero della Cultura, quindi da molti dato in quota al PD di Franceschini, Casini si è presentato bene. Proprio per il fatto di essersi presentato, al contrario di altri candidati che hanno lasciato il lavoro sporco ai loro sponsor. Casini pare intenzionato ad abbandonare tutti i suoi incarichi per concentrarsi sulla Lega, per un stipendio di 240.000 euro l’anno, su cui non va fatta demagogia: se un dirigente è di valore non è uno scandalo che guadagni come il venticinquesimo giocatore di molte rose, se non è di valore meglio lasciarlo a casa anche gratis. Casini è stata una delle poche vittorie politiche del Lotito degli ultimi tempi, spalleggiato da De Laurentiis e da Joe Barone, cioè dalla Fiorentina. Guardando gli 11 che hanno votato per lui si può dire che Casini sia il presidente delle realtà medie con ambizioni di crescita e delle proprietà americane, con l’eccezione della Roma che si è schierata sul fronte opposto (in realtà fatto di astensioni) insieme a Inter, Juventus e Milan. In attesa di fatti concreti, si può dire che l’elezione di Casini vada in direzione di una Serie A più equilibrata, non vogliamo dire all'americana ma il concetto è quello. Sarebbe una bellissima cosa, anche se il marketing editoriale (con la Roma e le tre grandi c’è anche il Torino di Cairo) potrebbe renderlo un uomo nel mirino.

Il Pallone d’Oro è uno degli argomenti di discussione più amati, al di là dello snobismo di molti, e dalla prossima edizione farà discutere un po’ di meno. Perché finalmente France Football ha ufficializzato che non si terrà conto dell’anno solare, quindi di tutto il 2022, ma della stagione sportiva, quindi del 2021-22. Un po’ è sempre stato così, anche negli anni di coabitazione con il premio FIFA, con gli ultimi mesi spesso ininfluenti, ma è significativo che il nuovo corso parta da quest’anno. Traduzione: la stella del Mondiale in Qatar sarà il favorito per il Pallone d’Oro 2023, non per quello 2022 che dovrebbe essere assegnato in ottobre. Altra innovazione in quello che rimane un premio giornalistico è che voteranno solo i giurati delle prime 100 nazioni del ranking FIFA: l’idea di fondo è che il duopolio Cristiano Ronaldo-Messi sia dipeso soprattutto dall’ignoranza, per usare il termine giusto, di molti votanti. Un’idea nel 2022 discutibile, visto che anche nell’isoletta più sperduta non mancano gli strumenti per informarsi. In ogni caso a questo giro per far vincere CR7 o il suo arcirivale bisognerà davvero impegnarsi.  

 

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