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L'Inter senza Lukaku© LAPRESSE

L'Inter senza Lukaku

La squadra di Simone Inzaghi esce dal derby di andata di Coppa Italia dando ancora una volta la sensazione di essere stanca. Al di là dei pochi tiri in porta...

Stefano Olivari

02.03.2022 ( Aggiornata il 02.03.2022 09:15 )

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La paura di perdere ha dominato la prima semifinale di Coppa Italia, un Milan-Inter che la squadra di Pioli ha iniziato meglio e in generale giocato meglio, contro i nerazzurri apparsi in riserva fisica molto più che nelle ultime già non brillanti prestazioni. Un atteggiamento figlio della lotta scudetto ancora da definire, il ritorno sarà fra quasi due mesi e tutti andranno in campo più leggeri, che non ha prodotto un risultato netto ma che certo favorisce il Milan visto che con il gol in trasferta a valere doppio (in Coppa Italia per l’ultimo anno è così) lo 0-0 dell’andata è per la squadra di casa un buon risultato. Ma al di là della stagione del Milan, che forse prenderà una direzione definitiva dopo la partita con il Napoli di domenica sera, a far discutere è l’attacco dell’Inter.

Zero gol nelle ultime quattro partite disputate (Liverpool, Sassuolo, Genoa e appunto Milan) e adesso anche pochi tiri, con Lautaro Martinez che non guarda più la porta, così come la sua alternativa Sanchez, mentre Dzeko al di là dell’età non sta più andando oltre il suo ruolo di centro-boa. Nel derby è rientrato Correa dopo 40 giorni, di sicuro potrà essere più utile ad Inzaghi del Caicedo intravisto in allenamento e in quei pochi minuti di partita. Un calo fisico simile a quello del centrocampo, dove Barella davvero non ce la fa più, con Brozovic e Calhanoglu comunque in difficoltà, che si è trasformato in un calo tecnico. La scelta di Inzaghi, già venerdì sera contro la Salernitana, è quella fra scelte drastiche e una continuità che a questo punto della stagione ha portato ad un primo posto (virtuale) in classifica. La sua storia di allenatore, partita sul serio grazie all’involontario aiuto di Bielsa, dice che sceglierà la continuità, con qualche rilancio (Correa) al momento giusto.

Non ci ricordiamo una squadra campione d’Italia che subito dopo lo scudetto abbia ceduto i suoi due giocatori migliori, ma all’Inter con Lukaku e Hakimi è successo esattamente questo: parliamo di uno degli attaccanti più forti del mondo (non in questo momento), partner ideale di Lautaro Martinez, e di uno di quei pochi esterni che senza bisogno di schemi spacchi le partite. Quando calano le condizioni atletiche e non si può più attingere al serbatoio del gioco, si entra in una zona in cui servono i colpi. Certo Lukaku e Hakimi sono partiti per motivi finanziari, se l’Inter ha ossigeno fino al 2023 il merito è anche della loro partenza. Tornando al campo, stiamo parlando della squadra che crea più situazioni pericolose in Serie A, secondo ogni indicatore (dai mitologici expected goal alle loro sofisticazioni con assist e altro), quindi di una squadra che va valutata oltre le ultime impressioni. Certo l’ultima è stata brutta.  

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