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I gol di Lautaro Martinez© Inter via Getty Images

I gol di Lautaro Martinez

Il calo dell'Inter, i soldi dei Percassi, l'Atalanta in fuorigioco e la scomparsa di Frosio.

Stefano Olivari

21.02.2022 ( Aggiornata il 21.02.2022 09:09 )

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La corsa a non vincere lo scudetto è ormai interessante come quella a vincerlo. Dopo il passo falso del Milan a Salerno, contro una squadra che dopo il restyling di Sabatini crede ancora nella salvezza, è arrivata la sconfitta dell’Inter a San Siro contro un Sassuolo che non ha obbiettivi ma ha più giocatori di qualità rispetto ad alcune presunte grandi. In stagione la squadra di Dionisi ha battuto Juventus, Milan, Lazio, adesso anche l’Inter, ha pareggiato con il Napoli, schiera quello che potrebbe essere l’attacco della Nazionale e nessuno saprebbe spiegare perché sia soltanto undicesima in classifica. Al Sassuolo in palla si è aggiunta un’Inter chiaramente stanca anche se rispetto alla partita con il Liverpool era cambiata mezza squadra, senza Brozovic che è la base del suo gioco, con Barella molto calato e con le punte in piena crisi, soprattutto Lautaro Martinez, che negli ultimi due mesi ha segnato soltanto un gol, il rigore alla Juventus in Supercoppa. Poi la partita da recuperare con il Bologna è sempre lì, ma questo non toglie che Inzaghi debba inventarsi qualcosa, soprattutto in avanti, per invertire una tendenza. Con Sanchez dietro a Dzeko e Martinez ha provato nel secondo tempo a rimescolare le carte, ma non sembra la strada giusta. Il Milan rimane in testa alla classifica, il Napoli potrebbe raggiungerlo, l’Inter è ancora lì, la corsa ormai è a chi cala di meno.

Dopo giorni di voci è arrivata l’ufficialità: il controllo dell’Atalanta passa da Antonio Percassi ad un gruppo di investitori americani guidato da Stephen Pagliuca, che per l’operazione ha messo in campo circa 400 milioni di euro. Percassi rimarrà come presidente e suo figlio Luca, neovicepresidente della Lega, come amministratore delegato: non scompariranno e non soltanto perché si sono tenuti il 45% della società che controlla il pacchetto di controllo (86%) dell’Atalanta, ma questo non toglie che il club italiano meglio gestito dell’ultimo decennio sia passato in mano straniera. Ovviamente Percassi ha parlato di sviluppo e di progetti di grande portata, la realtà è che ha legittimamente preso i soldi piuttosto che portare l’Atalanta a compiere quell’ultimo passo che nel calcio di oggi, se non cambieranno le regole (salary cap, dirigenti di Lega e FIGC davvero autonomi, eccetera), l’Atalanta non farà mai. Altro che i Boston Celtics di cui Pagliuca è azionista. Detto questo, le cifre dell’operazione sono ancora tutte da analizzare, così come il peso dei Percassi che detengono anche piccole quote dell’Atalanta in prima persona: a prima vista hanno fatto un affare pazzesco, a livello di aver venduto la Fontana di Trevi.

Ci sono anche le partite e a Firenze l’Atalanta ha deluso, perdendo una grossa occasione nella lotta (già con nessuna possibilità) con la Juventus per il quarto posto da Champions. Una sconfitta non casuale, perché con la squadra di Italiano in stagione Gasperini ha perso tre volte su tre, contando anche la Coppa Italia. Non casuale nemmeno perché dalla sconfitta di Champions con il Villarreal, e sono passati più di due mesi, l’Atalanta ha perso qualche colpo anche al netto dell’infortunio di Zapata, del caso Ilicic e adesso anche delle vicende societarie. Poi non è che Koopmeiners non riesca a segnare solo davanti a Dragowski perché turbato dall’arrivo degli americani. L’annullamento del gol di Malinovsky non è scandaloso, ma è soltanto una di quelle decisioni cinquanta-cinquanta, di cui gli addetti ai lavori parlando spesso, che fanno capire la direzione del vento. Per il piazzamento Champions La Juventus non ha comunque ancora preso il largo, il derby mal giocato venerdì sera con Vlahovic poco servito e poi annullato da Bremer la tiene sempre lì. Certo l'ennesimo piccolo infortunio di Dybala non aiuta Allegri. 

Addio a Pierluigi Frosio, grande capitano del Perugia ricordato come ‘Perugia dei miracoli’ ma che tanto miracoloso non era, perché era una squadra che il presidente D’Attoma e il direttore sportivo Ramaccioni costruirono nel tempo e senza troppi fondi a disposizione. Anche se nel 1979, proprio dopo quello storico secondo posto da imbattuti dietro al Milan dell’ultimo Rivera giocante, avrebbero tentato una sorta di ‘all in’ prendendo in prestito Paolo Rossi dal Vicenza. Frosio era la colonna della difesa della squadra di Castagner e proprio un suo infortunio nel finale di campionato, insieme a quello di Vannini, fu decisivo perché gli impedì di giocare lo scontro diretto con il Milan e le ultime partite. Oggi una squadra come quel Perugia sarebbe immaginabile? No, come dimostra proprio l’Atalanta.  

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