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La sensibilità di Pioli, il calendario scudetto, l'occasione di Spalletti, la certezza dell'Atalanta, il tridente di Allegri e le identità della Roma.
Il Milan ha chiuso con il primo posto in classifica una settimana strepitosa, sempre a San Siro: vittoria in rimonta nel derby, dominio sulla Lazio nei quarti di Coppa Italia e vittoria tranquilla sulla Sampdoria al di là dell’1-0. Una settimana nel segno di Giroud, emblema della grande sensibilità di Pioli nel trovare sempre il giocatore caldo, nel quadro di una rigidità tattica che in Serie A ha pochi eguali: lo spartito è il 4-2-3-1, i musicisti cambiano ma hanno in comune l’essere sottovalutati. Come accade spesso a Rafael Leão, non un grande goleador ma senza dubbio il più grande dribblatore della Serie A, risolutore con la Sampdoria con un’azione iconica nella sua semplicità (lancio di Maignan, dribbling di Rafale Leão e gol) e potenziale incubo per l’Italia di Mancini, nel caso arrivi allo spareggio mondiale contro il Portogallo. Perché la tensione sta salendo e fra qualche settimana su tutte le nostre discussioni potrebbe esserci una cappa pesantissima.
Dopo l’intenso 1-1 del Maradona il Milan ha un punto di vantaggio sull’Inter, che deve recuperare la partita con il Bologna, e due sul Napoli per un campionato che per una volta non fa gridare alla necessità di playoff. Per la verità la necessità ci sarebbe, non per lo scudetto ma sempre per un centroclassifica dove ormai stazionano troppe squadre: quali sono le motivazioni di Verona, Sassuolo, Torino o Bologna? E stiamo ipotizzando un mondo (irreale) di tutti onesti. Tornando alla lotta scudetto, il Milan di partite contro squadre di prima fascia, diciamo le prime sette in classifica, ne ha tre: Napoli e Lazio in trasferta, Atalanta in casa. L’Inter ne ha invece due: Juventus in trasferta e Roma in casa. Ben quattro invece gli impegni del Napoli contro squadre del suo rango: Lazio e Atalanta in trasferta, Milan e Roma in casa. Non è difficile profetizzare che lo scudetto sarà assegnato dalle altre: ma un conto è affrontare una squadra con la bava alla bocca che si deve salvare, un altro una squadra per cui arrivare ottava o quattordicesima è esattamente la stessa cosa. Tutto questo per dire: viva i playoff.
Tornando a Napoli-Inter, il pari sa di occasione sprecata per entrambe ma per come si era messo il primo tempo Simone Inzaghi può essere felice di essere uscito vivo da questo scontro diretto. La sua squadra ha avuto una buona reazione che ha nascosto il calo di rendimento di alcuni, decisamente troppi, singoli: De Vrij, Brozovic, Barella, Lautaro Martinez. Meno felice Spalletti, anche se il ritorno di Koulibaly è stato importante ed Osimhen è in forma fisica strepitosa: ad un certo punto il Napoli ha avuto paura, nonostante con Lobotka e Fabian Ruiz stesse dominando il centrocampo, ed Ospina non avesse dovuto effettuare nemmeno una parata. Si è quasi accontentato, in una partita che aveva affrontato con la testa giusta. Certo il jolly scudetto della carriera di Spalletti è questo, ma la stessa cosa potremmo dire di Simone Inzaghi e Pioli. Tutti si giocano la vita, però l’allenatore del Napoli sembra il più teso dei tre, quello che trasmette più negatività.
Durissima anche la lotta per il quarto posto, con una sorta di finale fra Atalanta e Juventus che per la squadra di Gasperini è stata un’enorme occasione persa, anche se la partita è stata equilibrata e ben giocata da entrambe. Un pareggio che per Allegri è quasi una vittoria, visto che l’Atalanta avrebbe potuto sorpassarla con anche una partita in meno. A Bergamo sono ormai chiaramente convinti di essere politicamente e mediaticamente (basta contare il numero di replay sugli episodi contestati) il vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, in questo senso gli errori arbitrali gravi che l’Atalanta subisce sono quasi più accettabili, anzi sono senz’altro più accettabili, delle tante scelte cinquanta-cinquanta che inevitabilmente vanno contro la squadra di Gasperini.
A fari spenti è sempre lì vicina la Lazio, anche se nessuno, nemmeno i suoi concorrenti, pensa che la qualificazione Champions possa sfuggire alla Juventus: il tridente con Morata pseudo-Mandzukic sta piacendo molto e può dare buoni frutti anche nella Champions di adesso, senza guardare troppo avanti. Da ricordare comunque che con la rosa più forte della Serie A, per valori di mercato, e con il primo monte ingaggi, Allegri sta lottando per il quarto posto: meno del minimo sindacale.
Con il Sassuolo la Roma di Mourinho che però non è la Roma di Mourinho, in questo strano giochino in cui l’allenatore un giorno prende le distanze e quello dopo fa il capopopolo, ha giocato la sua solita partita con diverse identità in 90 minuti e sull’orlo di una crisi di nervi, non sarà di sicuro l’ultima. Genoa e Salernitana con il loro 1-1 hanno fatto un altro passo verso la Serie B, anche se Blessin da una parte ed il mercato di gennaio dall’altra sono stati almeno segnali di vita. Con il colpo a Torino anche il Venezia ha detto di non essere rassegnato, pur vedendo che Sampdoria e Cagliari hanno un’altra cilindrata. Ma le motivazioni della classe media potrebbero sparigliare le carte anche in questa zona.
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