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Il ritorno di Dybala© LAPRESSE

Il ritorno di Dybala

Gli effetti di Inter-Atalanta, la Juventus da Champions, l'esonero di Shevchenko e il ritorno di Giampaolo.

Redazione

17 gennaio 2022

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Fra Inter e Atalanta tante occasioni ma anche un pareggio che rende la corsa per scudetto e zona Champions ancora più incerta. Non fosse altro che perché a fari spentissimi la Juventus è rientrata, quinta ad un solo punto dalla squadra di Gasperini. I bianconeri in campionato non perdono dal 27 novembre, quando furono sconfitti proprio dall'Atalanta, e nonostante le assenze hanno trovato una loro velocità di crociera: 6 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 8 di campionato. Fra le cinque in testa quella che sembra stare meglio fisicamente, fra Covid e infortuni per così dire classici (che spesso sono una colpa e bisogna dirlo, nel mondo dei tutti fenomeni alcuni preparatori non lo sono), sembra comunque l'Inter, in quello che è sempre più il campionato degli allenatori.

Quello dei grandi separati in casa, con contratto in scadenza, è diventato quasi un genere giornalistico a parte. Ed è inevitabile che ogni prestazione di quello che i club vogliono far passare per ingrato (eufemismo) venga vivisezionata ed anche le esultanze diventino importanti: Insigne ha già dato, adesso è il turno di Paulo Dybala che però è un caso nel caso, visto che in termini di marketing è il giocatore della Juventus più importante da quando se ne è andato Cristiano Ronaldo. Giudicato sempre con i parametri del ragazzo, anche se ormai ha 28 anni compiuti ed è alla settima stagione in bianconero, la quinta con Allegri, Dybala prima veniva presentato come erede di Messi e dall'estate 2019, cioè da quando rifiutò il trasferimento al Manchester United generando conseguenze pesanti (prima fra tutte che la Juventus non riuscì a mettere le mani su Lukaku, che finì all'Inter di Conte), invece è diventato un talento incompiuto, dall'infortunio facile. Come dice Fabio Capello, gli acquisti si possono sbagliare mentre le cessioni no. Il girone di ritorno di Dybala, per non dire il ritorno di Dybala, sarà un grande tema.

L’esonero di Andriy Shevchenko da allenatore del Genoa è difficile da capire, anche se indubbiamente il Pallone d’Oro 2004 nella sua prima esperienza con un club è stato pessimo. Come risultati (in 11 partite 7 sconfitte e una sola vittoria, in Coppa Italia con la Salernitana) e come gioco, anche se prima di Natale con l’Atalanta e giovedì sera contro il Milan qualche buon segnale c’era stato. Però Shevchenko era stato ingaggiato, contratto fino al 2024 da 2 milioni netti a stagione, e presentato dalla nuova proprietà non soltanto per la salvezza, peraltro ancora a portata di mano, ma per dare al Genoa un’immagine internazionale. Quella che Ballardini e Maran non hanno, pur essendo meglio di lui in panchina. Detto che con Preziosi alla guida del Genoa sarebbe già tornato Ballardini, è fin troppo facile osservare come i neofiti del calcio puntino sulle figurine.

La Sampdoria pareggia il derby degli esoneri cacciando D’Aversa dopo la disfatta contro il Torino ed in generale dopo un periodo negativo, sia pure con l’alibi delle vicende giudiziarie di Ferrero. Anche in questo caso soldi buttati al vento, visto che il contratto di D’Aversa scade nel 2023, ma almeno un cambiamento di rotta, nella direzione dell’usato sicuro di Giampaolo che è stato su questa panchina dal 2016 al 2019. Con la Serie B a 4 punti c'è poco da scherzare, anche se lo spirito di Giampaolo, dopo i fallimenti con Milan e Torino, rischia di essere quello dell'ex emergente ridimensionato.

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