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Cera e la nascita del difensore moderno

Cera e la nascita del difensore moderno

Gli ottanta anni di un campione con la maglia del Cagliari scudettato, della Nazionale del Mondiale 1970 ma anche del memorabile Cesena di Marchioro...

Stefano Olivari

22.02.2021 ( Aggiornata il 22.02.2021 19:36 )

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Gli 80 anni di Pierluigi Cera, nato a Legnago il 25 febbraio del 1941, sono il pretesto per ricordare uno dei primi ‘liberi’ (nel 2021 scriviamo questo termine fra virgolette) moderni del calcio italiano, titolare nella Nazionale al Mondiale 1970 ma forse più ricordato e celebrato per essere stato uno dei protagonisti dello scudetto del Cagliari di Scopigno e Gigi Riva. Non un miracolo, perché quella squadra aveva ben sei giocatori che poi sarebbero stati convocati da Valcareggi in Messico (Riva, Gori, Niccolai, Albertosi, Domenghini e appunto Cera), di cui quattro nella formazione base, ma di certo un’impresa rimasta nella storia.

Di miracolo si può invece parlare per la seconda vita calcistica di Cera, quella nel Cesena dove era arrivato trentaduenne alla fine del ciclo di quel grande Cagliari. Era il Cesena del grande presidente Dino Manuzzi, un uomo e non un fondo di investimento, che con Radice allenatore era appena stato promosso. Radice accettò le offerte della Fiorentina e così Manuzzi per la Serie A ingaggiò il giovane Eugenio Bersellini. Manuzzi era un imprenditore di buona taglia, nel settore ortofrutticolo, e non era propenso a fare pazzie per il Cesena di cui era comunque tifosissimo, ma gli bastarono poche stagioni per costruire una squadra memorabile.

Cera fu preso dal Cagliari per soli 50 milioni di lire, Boranga dalla Reggiana per 100: nel 1973 l’unico ad essere pagato una cifra notevole, 400 milioni, fu Danova che veniva da due stagioni al Como ma era di proprietà della Juventus. L’anno dopo arrivarono Rognoni dal Foggia per 320 milioni e Urban dal Perugia in cambio di Frosio, ma il vero capolavoro di mercato fu quello dell’estate 1975, quando dalla Lazio arrivarono Oddi in cambio di Ammoniaci (con conguaglio a favore del Cesena di 200 milioni) e addirittura Frustalupi, in cambio di Brignani (con conguaglio di 395 milioni in favore di Manuzzi). Due protagonisti dello scudetto di un anno prima in pratica regalati al Cesena.

Nel 1975 Bersellini andò alla Sampdoria, dopo due brillanti salvezze, ed i frutti di quel ciclo vennero raccolti da Pippo Marchioro, allenatore di grande moda per via del gioco a zona (era cresciuto alla scuola di Liedholm), che condusse il Cesena ad uno straordinario sesto posto, che significava qualificazione alla Coppa UEFA. L’ormai trentacinquenne Cera, per i parametri dell’epoca quasi da buttare, fu l’anima emotiva e tecnica di quella squadra, che poteva contare anche su un prodotto del vivaio come Giampiero Ceccarelli. Di sicuro Cera fu, senza scomodare Beckenbauer, il modello per tanti difensori italiani capaci anche di costruire gioco, primo fra tutti Gaetano Scirea. Non a caso era nato centrocampista, prima che nel Cagliari Scopigno lo arretrasse al posto dell’infortunato Tomasini. 80 anni di un calcatore modernissimo.

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