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Bellugi troppo presto© Inter via Getty Images

Bellugi troppo presto

L'ex difensore dell'Inter, del Bologna e della Nazionale è scomparso a soli 71 anni. Ed anche la sua carriera in campo è stata molto più breve del dovuto...

Stefano Olivari

21.02.2021 ( Aggiornata il 21.02.2021 17:22 )

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Mauro Bellugi se ne è andato da questo mondo troppo presto, a 71 anni e dopo mesi terribili. Un uomo pieno di vita quando era sano ma anche nella malattia, una persona positiva, un difensore fra i più forti del calcio italiano anni Settanta. Un difensore-difensore, con grande elevazione e scatto, certo non l'emblema di quella che oggi si chiamerebbe 'Costruzione dal basso', un difensore con una carriera ottima ma inferiore alle sue possibilità fisiche e tecniche. Una carriera che a livello di club lo ha visto dare il meglio nell'Inter di inizio anni Settanta: scudetto 1970-71 con la squadra allenata da Gianni Invernizzi e poi finale di Coppa dei Campioni, persa a Rotterdam con il grande Ajax di Cruijff e raggiunta grazie anche ad una grande prestazione di Bellugi in semifinale a Glasgow, contro il Celtic. Contro l'Ajax sembrava che l'addetto alla marcatura di Cruijff sarebbe stato Bellugi, ma all'ultimo momento Invernizzi optò per Oriali, con Bellugi che andò su Keizer, cavandosela discretamente. 

Il ragazzo di Buonconvento, provincia di Siena, entrò poi stabilmente nell'Italia di Valcareggi e fu uno dei migliori in campo nella famosa vittoria di Wembley del 14 novembre 1973, quella del gol di Capello. Sembrava lanciatissimo verso un grande Mondiale, ma in pochi giorni perse sia l'Inter sia la maglia da titolare azzurro. La cessione al Bologna per 450 milioni di lire, poco prima della trasferta azzurra in Germania, non è mai stata ben spiegata né da Bellugi né dall'allora presidente dell'Inter Fraizzoli: probabilmente un litigio per motivi privati, di certo l'Inter non aveva nessun motivo sportivo per cedere uno dei suoi pochi giocatori forti, oltretutto di 24 anni. Quanto al Mondiale in Germania Ovest, in un'Italia dilaniata dalle polemiche Valcareggi non ebbe la personalità per imporre Bellugi e come stopper giocò Morini.

Bellugi rientrò nel giro azzurro con la gestione di Bernardini e Bearzot ed il suo vero Mondiale, nel 1978, finalmente arrivò, nonostante un'operazione al ginocchio l'anno prima: era uno dei tre titolari che non venivano dalla Juventus (gli altri erano Antognoni e Rossi) e disputò un eccellente torneo, nel girone iniziale e poi nelle partite contro Germania Ovest e Austria. Si fece però male sia nella parita con l'Argentina, l'ultima del primo girone, sia in quella contro l'Austria, quando nel primo tempo aveva letteralmente annullato Krankl. Il Mondiale di Bellugi finì lì e Bearzot non lo ebbe a disposizione per la decisiva partita contro l'Olanda, poi persa.

Da lì iniziò il declino fisico di Bellugi, ma bisogna ricordare che non era così strano all'epoca imboccare la parabola discendente a soli 28 anni (semmai è strano il contrario oggi). Bearzot lo tenne nel giro azzurro fino agli Europei del 1980, prima di puntare definitivamente su Collovati. In quell'estate Bellugi fu scaricato anche dal Napoli, dove era arrivato l'anno prima, ma trovò un dignitoso finale in serie A nella neopromossa Pistoiese, ritirandosi a 31 anni. Troppo presto, tutto troppo presto. 

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