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La Nazionale anche di Bettega© LAPRESSE

La Nazionale anche di Bettega

L'ex campione della Juventus e della Nazionale compie 70 anni: tante le vittorie da celebrare, con il ricordo più doloroso che non è una sconfitta...

Stefano Olivari

02.01.2021 ( Aggiornata il 02.01.2021 13:42 )

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Roberto Bettega compie settant’anni ed ormai non sono tantissime le persone che possono dire di averlo visto dal vivo come giocatore. Noi, senza meriti perché dipende soltanto dall'età, lo abbiamo fatto tante volte. Certo è che Bettega è stato uno dei più grandi campioni nella storia della Juventus ed uno dei migliori attaccanti in quella della Nazionale, con le statistiche che non gli rendono giustizia: 179 gol in 482 partite con la Juventus, 19 in 43 con l’Italia, senza dimenticare i 13 in 33 partite nel Varese allenato da Nils Liedholm, che nella stagione 1969-70 conquistò la promozione in Serie A con una squadra in cui il partner d’attacco di Bettega era Ariedo Braida. Soliti discorsi: le statistiche degli attaccanti prima delle varie svolte regolamentari degli anni Novanta sono da asteriscare, da Gigi Riva in giù quasi tutti nel calcio di oggi segnerebbero il doppio. 

Per caratteristiche fisiche e tecniche punta centrale, con ovvio paragone bianconero con John Charles e soprattutto John Hansen, Bettega veniva spesso impiegato sulle fasce ed aveva i piedi per giocare rifinitore o comunque dialogare con attaccanti scattanti, come Anastasi e Paolo Rossi. Con la Juventus 7 scudetti vinti da protagonista tranne l’ultimo, la storica Coppa UEFA (1976-77 unico trofeo europeo vinto da una squadra tutta di italiani), l’amarezza di due finali di Coppa dei Campioni perse, nel 1973 con l’Ajax e nel 1983 con l’Amburgo, il dolore assoluto di non aver fatto parte della spedizione azzurra al Mondiale 1982. Una storia che merita di essere ricordata, perché con il senno di poi abbiamo celebrato Paolo Rossi, ma in realtà nessuno sapeva in quali condizioni Rossi si sarebbe presentato in Spagna e non a caso il primo e sincero tifoso del rientro di Bettega fu Enzo Bearzot.

Partiamo dal 17 ottobre del 1981, quando a Belgrado un’Italia penosa viene travolta dalla Jugoslavia in un delle ultime partite del girone di qualificazione mondiale: l’1-1 dipende soltanto dalle grandi parate di Zoff e dal gol di Bettega, che praticamente da solo mette paura ai padroni di casa e rischia anche di segnare il gol della vittoria. Pochi giorni dopo, mercoledì 21 ottobre (del resto le coppe erano sempre di mercoledì) la Juventus si presenta a Bruxelles per giocare l’andata degli ottavi di finale di Coppa dei Campioni contro l’Anderlecht, ma un’improvvisa febbre blocca Bettega e i bianconeri, salvati da Zoff e da Marocchino, perdono 3-1 mantenendo la speranza per il ritorno di Torino. Fra l’altro nel dopopartita Bettega critica il non gioco di Trapattoni, in maniera del tutto simile a quanto farà Platini qualche mese dopo. 

Insomma, l’ambiente è carico in vista del ritorno del 4 novembre, che arriva subito dopo la sconfitta casalinga con la Roma (0-1, gol di Falcão). Bettega è scatenato, dopo 3 minuti colpisce il palo e al 12’ si getta in area per sfruttare un cross di Marocchino: non trova però il gol, ma un drammatico scontro con il portiere belga Munaron. Per il trentunenne attaccante distacco del legamento mediale collaterale del ginocchio sinistro. Tre giorni dopo Bettega viene operato a Torino dal professor Pizzetti: secondo i parametri della medicina dell’epoca i tempi sono un mese e mezzo di gesso ed il rientro in condizioni accettabili dopo circa quattro mesi totali, quindi verso fine febbraio 1982: in tempo per la volata scudetto e soprattutto per il Mondiale tanto atteso, dopo essere stato una delle stelle del torneo in Argentina.

Bearzot per consolarlo gli dice che in Spagna sarà il più forte di tutti, ma evidentemente le previsioni dei medici non lo convincono visto che proprio in questi giorni matura la convinzione che Paolo Rossi vada recuperato ad ogni costo. Rossi, squalificato per il calcioscommesse fino quasi a fine stagione, si sta allenando con la Juventus ma è lontano da una forma accettabile. Insomma, Bearzot motiva Bettega ma teme di dover scommettere su Rossi. Ed i fatti gli daranno ragione, perché la rieducazione viaggia in leggero ritardo: a fine gennaio Bettega torna a toccare il pallone e il 16 febbraio gioca la sua prima partitella in famiglia, al Combi, andando subito in gol. Sembra un grande segnale, il ginocchio non fa male e ad uno spettatore superficiale sembra che ci sia solo da ritrovare la condizione atletica. Che non è ritenuta mai sufficiente da Trapattoni, che a metà aprile litiga con il fisioterapista personale di Bettega, ed indirettamente con Bettega stesso, il quale ritiene l’attaccante pronto per scendere in campo in una partita vera.

L’allenatore juventino ha ragione, perché Pizzetti, il chirurgo che ha operato Bettega, prevede (siamo a metà aprile) che il ginocchio ritroverà la sua elasticità originaria fra un mese. Appena in tempo per i Mondiali, quindi, pensano Bearzot e tutta Italia. Forse la previsione post-operatoria è stata troppo ottimistica, di sicuro sbagliata. Domenica 25 aprile, in piena lotta per lo scudetto con la Fiorentina, Trapattoni cerca di venire incontro al campione mettendolo in panchina contro l’Inter. Sullo 0-0 la folla invoca l’entrata in campo di Bettega al posto di Galderisi o Virdis, per sbloccare la partita contro la squadra di Bersellini, ma Trapattoni resiste alla tentazione e vince lo stesso con un rigore di Brady.

Bettega non è però ancora pronto, l’estensione della gamba non è quella giusta ed il 7 maggio sempre Pizzetti gli pratica quindi una estensione forzata: due settimane di gesso, qualche giorno di preparazione e poi almeno nei sogni Bettega potrebbe essere pronto. Ma adesso è pessimista e lo dice onestamente a Bearzot, che gli risponde che lo convocherà se solo potrà essere disponibile per la seconda fase del Mondiale. Nel caso l'Italia farà il girone con Rossi e Graziani, aspettandolo per le partite decisive. Bearzot è di parola: per il ritiro di Alassio convoca 21 giocatori e spiega a Selvaggi che il ventiduesimo posto sarà suo soltano se Bettega non ce la farà. Il 24 maggio ennesimo consulto medico: Bettega sarà pronto a giocare per la stagione 1982-83, ma certo non per il Mondiale che inizia fra tre settimane e nemmeno per una eventuale seconda fase. Viene convocato Selvaggi. Ma per Bearzot quel Mondiale rimarrà per sempre il Mondiale anche di Bettega.

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