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Il Vicenza di Paolo Rossi© COLLECTION JUVENTUS

Il Vicenza di Paolo Rossi

Addio al protagonista del Mondiale 1982, quasi un altro calciatore rispetto a quello che era emerso qualche anno prima in una provinciale che sfiorò il miracolo...

Stefano Olivari

10.12.2020 ( Aggiornata il 10.12.2020 12:51 )

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La morte di Paolo Rossi è per tutto il pianeta quella della stella del Mondiale 1982, vinto dall'Italia di un Enzo Bearzot che dopo la squalifica per il calcioscommesse aveva creduto in lui anche contro l'evidenza. Un Rossi conosciuto e giustamente celebrato, ma come calciatore un po' diverso da quello che qualche anno prima aveva conquistato la Nazionale partendo da una realtà di provincia come il Vicenza di Giussy Farina, in Serie B, dove la Juventus lo aveva mandato in seguito alla brutta stagione passata in prestito al Como. Nel 1976 Farina lo prese in comproprietà, credeva in lui ma non al punto di pensare che avrebbe trascinato il Vicenza in A e che due anni dopo sarebbe stato protagonista al Mondiale argentino.

Rossi era quello che oggi si definirebbe un attaccante esterno, con il gergo del 1976 quindi un'ala. Molto veloce e bravo ad evitare i colpi delle impunite difese dell'epoca, non si distingueva per la potenza del tiro e nemmeno per il senso del gol. La grande intuizione di G.B. Fabbri fu quella di trasformarlo in centravanti, in una squadra che ruotava intorno a lui: scelta non scontata, visto che all'epoca il futuro Pablito era un ventenne senza una identità tecnica (per dire: Italo Allodi, che lo aveva portato alla Juventus, lo aveva definito "Il nuovo Garrincha") e con alle spalle una storia di infortuni già molto pesante. Un'intuizione che fu aiutata anche dal fatto che il centravanti titolare, Alessandro Vitali, dopo un litigio con Farina avvenuto in ritiro aveva chiesto di essere ceduto: la carriera di Vitali finì lì (e un anno dopo, purtroppo, anche la sua vita, in un incidente stradale). Galli, Lelj, Marangon, Donina, Dolci, Carrera, Cerilli, Salvi, Rossi, Faloppa, Filippi: questa la formazione base, quando ci si poteva ricordare delle formazioni, di una squadra compattissima costruita intorno al talento di Rossi. Che da capocannoniere in B, sfruttando i grandi assist di Cerilli, conquistò anche la maglia dell'Under 21 di Vicini, che come punte di quella generazione aveva anche Pruzzo, Virdis, Giordano... Comunque quel Vicenza vinse il campionato di B e fu promosso insieme ad Atalanta e Pescara, con Rossi che capocannoniere davanti a Virdis, Tosetto, Villa ed Altobelli...

In estate Farina fece finta di voler lasciare, per i costi esorbitanti della Serie A, ma fu una finta per fare un calciomercato al ribasso, con l'unico obbiettivo di rinnovare la comproprietà di Rossi. Di fatto il grande rinforzo fu Mario Guidetti, mediano che a Fabbri piaceva tantissimo, e tutta Italia si soprese del fatto che il Vicenza ripetesse in A lo stesso campionato fatto in B, con un Rossi se possibile ancora più decisivo. Dopo un cattivo inizio la squadra con l'ingresso di Guidetti ingranò e arrivò a fare un campionato di testa, anche se non fu mai in lotta per lo scudetto. Memorabili Callioni e Prestanti in difesa, ma anche le 30 partite su 30 di Paolo Rossi, con 24 gol ed un altro titolo di capocannoniere, questa volta in A, quando certe medie realizzative erano difficilissime. E del resto il secondo classificato, Savoldi, di gol ne segnò 16, mentre Bettega, miglior giocatore della Juventus campione d'Italia, non andò oltre gli 11... Lo storico secondo posto del Vicenza, a pari punti con il Torino di Radice, lanciò Rossi verso il Mondiale argentino e fu, insieme al riscatto di Rossi stesso con la vittoria alla buste contro Bonipert e valutazione comlessiva di 5 miliardi di lire, l'inizio della fine di una storia stupenda. Forse di questo Vicenza fra 50 anni non si parlerà più, ma Paolo Rossi rimarrà per sempre.

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