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Mezzo secolo di Novantesimo Minuto

Mezzo secolo di Novantesimo Minuto

La storica trasmissione RAI ha compiuto 50 anni e al di là dell'effetto nostalgia è quasi impossibile oggi capire l'importanza avuta fino all'era della pay-tv...

Stefano Olivari

30.09.2020 ( Aggiornata il 30.09.2020 17:24 )

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Novantesimo Minuto ha compiuto 50 anni, essendo andato in onda per la prima volta il 27 settembre 1970 sul Canale Nazionale della RAI, quello che poi si sarebbe chiamato Rai 1. Tutti gli italiani di una certa età e appassionati di calcio sono cresciuti con il mito dell'attesa della trasmissione di Maurizio Barendson e Paolo Valenti, dal 1976 (e fino al 1990) solo di Paolo Valenti, ma per capire l'impatto che ebbe Novantesimo Minuto basta dare un'occhioata ai programmi televisivi di quella domenica di mezzo secolo fa.

Sul Canale Nazionale, uno dei due soli canali a dispozione degli italiani, la Messa celebrata da Paolo VI, poi un documentario su Santa Teresa D'Avila, seguito da 'A come Agricoltura' e alle 13.30 il telegiornale. Dalle 14 alle 18 andò in onda... nulla, fino a Novantesimo Minuto che all'inizio era appunto previsto per le sei del pomeriggio. Durava fra l'altro, in quella prima edizione, una decina di minuti, prima di Pippi Calzelunghe e, alle 19, della trasmissione in differita di una partita di Serie A. Scelta secondo criteri spesso oscuri, non sempre la partita più importante, di solito questa differita era limitata al solo secondo tempo. O, più raramente, al primo se nel nel secondo non erano stati segnati gol decisivi. Quella sera dopo il telegiornale della sera andò in onda la diretta dell'arrivo al Quirinale di Nixon, poi uno speciale su Domenico Modugno e alle 22.40 la tradizionale Domenica Sportiva, con le immagini delle partite, che in quel Novantesimo degli albori quasi non c'erano e comunque venivano tutte dalle sedi di Milano, Romina, Torino e Napoli.

Poi lo spazio per Barendson e Valenti si sarebbe quasi subito allargato, nella loro ultima edizione insieme (stagione 1975-76) i minuti e la qualità delle immagini avevano fatto diventare Novantesimo un fenomeno imperdibile, per cui l'Italia letteralmente si fermava. Il Novantesimo Minuto del 1976 era di solito in onda dalle 18 alle 18.30 della domenica e al di là delle considerazioni sul panorama televisivo che stava cambiando grazie alle tivù locali faceva ascolti altissimi, pagando i diritti quasi niente. Anzi, per la verità niente. Nel 1976. Dopo la riforma della RAI, Barendson (che fra parentesi nel 1973 aveva anche inventato Dribbling) divenne capo della redazione sportiva del Tg2 e quindi Novantesimo divenne di fatto del solo Valenti. 

Barendson, morto a soli 55 anni, nel 1978, di tumore, non avrebbe fatto in tempo a vedere il cambiamento che gradualmente fu introdotto da Valenti, che con l'utilizzo delle sedi regionali divenne quasi uno schema fisso, con i giornalisti-personaggi che tutti ricordano: da Luigi Necco a Marcello Giannini, da Gianni Vasino a Tonino Carino, da Giorgio Bubba a Cesare Castellotti, passando per tanti altri che fecero dimenticare lo stile asciutto dei primi anni Settanta. La curiosità è che lo schema di Novantesimo sarebbe rimasto praticamente immutato fino alla morte di Paolo Valenti, avvenuta nel 1990, e che la centralità della trasmissione sarebbe stata messa in discussione solo dal 1993, con l'arrivo del posticipo sulla allora Telepiù. 

La cosa che ci sembra importante ricordare è che Novantesimo si inserì in un contesto televisivo in cui il calcio praticamente non esisteva, se non per le partite della Nazionale o delle italiane (nemmeno sempre) impegnate nelle coppe europee. Novantesimo Minuto arrivava a milioni di persone affamate di calcio e non a milioni di appassionati che bene o male avevano già visto tutto, in particolare per quanto riguarda la squadra del cuore. Senza contare il discorso della contemporaneità delle partite, che poi stava alla base di quella religione laica e di tutta la liturgia collegata. 

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