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L’aquila della Lazio© LAPRESSE

L’aquila della Lazio

Il rapace simbolo del club biancoceleste ha una storia antica come simbolo ma relativamente recente come animale-mascotte. 22 settembre 2010, Lazio-Milan...

Stefano Olivari

22.09.2020 ( Aggiornata il 22.09.2020 18:22 )

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Quando è nata l'aquila della Lazio? Come simbolo sullo stemma si fa risalire l'inizio della sua presenza al 1906, messa lì per evocare le antiche legioni romane. Ma come animale-mascotte la sua storia è molto più recente e parte il 22 settembre 2010, dieci anni fa, con Claudio Lotito già alla presidenza da sei stagioni. Dieci minuti prima di Lazio-Milan sul prato dell'Olimpico fa la sua comparsa questa magnifica aquila reale americana, portata in campo dal suo addestratore Juan Bernabé (in seguito la gestirà il fratello José Maria) e acquistata per 7.500 euro. 

A Lotito l'idea è arrivata non dalla storia della Lazio ma da quella del Benfica, visto che prima di ogni partita è tradizione che sopra il Da Luz vengano fatte volare due aquile addestrate dal Benfica, che vivono e vengono nutrite proprio dentro lo stadio. La leggenda dice che se le due aquile volteggiano per almeno tre minuti, prima di riposarsi, allora il Benfica vincerà di sicuro: in realtà ci sono stati esiti positivi e negativi con qualsiasi comportamento delle aquile, però mai rovinare una bella storia con la verità. 

Comunque l'idea di marketing conquista Lotito, che la fa applicare subito in versione scontata (un'aquila invece di due) dal suo club. Il nome provvisorio dell'animale è Dulcinea, ma la Lazio vuole che a scegliere quello definitivo siano i tifosi attraverso un sondaggio. Quattro i nomi proposti: Libera, Vittoria, Skeggia e Olimpia. Come tutti sanno, ha poi vinto Olimpia, anche se qualcuno dava per favorito Skeggia che poi era il nome della vecchia mascotte. Sì, ma la fortuna? Quel Milan allenato da Allegri e pieno di allenatori in campo (Nesta, Pirlo, Gattuso...) che quello scudetto l'avrebbero vinto, andò in vantaggio con Ibrahimovic, ma fu raggiunto nel finale dalla squadra di Reja grazie ad un gol di Floccari. Insomma, come si sarebbe visto anche nel decennio successivo l'aquila della Lazio non porta né bene né male. È però bellissima. 

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