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La prima domenica degli stranieri© Bartoletti

La prima domenica degli stranieri

Il 14 settembre del 1980 fu a suo modo una data storica, perché segnò la fine dell'autarchia nella Serie A italiana. Fra chi scese in campo il migliore fu Falcão...

Stefano Olivari

13 settembre 2020

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La stagione 1980-81 fu quella del ritorno degli stranieri nella Serie A italiana, dopo 15 anni di blocco di nuovi ingaggi: la decisione della FIGC era stata presa prima della sconfitta al Mondiale contro la Corea del Nord, che quindi la rinforzò e basta. Chi nel 1980 già c'era ricorda l'attesa spasmodica per la prima giornata di campionato, il 14 settembre, per l'esordio vero di giocatori non tutti di primo piano. Le 8 partite, visto che la A era a 16 squadre, furono come al solito giocate in contemporanea e degli 11 ingaggiati soltanto Paulo Roberto Falcão fu all'altezza delle attese, nella vittoria della Roma sul campo del Como di Pippo Marchioro con un autogol di Piero Volpi, futuro medico dell'Inter: senza strafare il brasiliano arrivato dall'Internacional di Porto Alegre fece il suo, comandando fin da subito la squadra allenata da Liedholm. Insomma, fece Falcão. 

Bisogna ricordare che 5 squadre (Ascoli, Brescia, Cagliari, Catanzaro e Como) per scelta non avevano ingaggiato stranieri e che 3 li avevano indisponibili: nel Torino l'olandese Van de Korput era infortunato ed anche l'argentino Fortunato non poté essere schierato dal Perugia per problemi fisici. Il Napoli, impegnato con il Catanzaro, fece invece a meno dell'altro olandese di quella prima ondata, il grande Ruud Krol, a causa di un ritardo burocratico nel tesseramento. In quella prima giornata giocarono quindi in 8 ed oltre a Falcão furono sopra la sufficienza soltanto l'austriaco Prohaska, ordinaria amministrazione nella vittoria per 4-0 dell'Inter a Udine, e l'argentino Bertoni, che da campione del mondo era fra i più attesi e che nella vittoria della Fiorentina sul Perugia si guadagnò il rigore decisivo, fallo di Ottoni nel quadro di un duello a colpi di calci e sputi, colpendo anche un palo. 

Male il tedesco Neumann, che nell'Udinese sembrò fisicamente ai minimi termini, il brasiliano Juary infortunato e sostituito nel secondo tempo da Ugolotti nell'Avellino che comunque vinse a Brescia, ed Eneas, anche lui brasiliano, nel Bologna che superò l'Ascoli grazie ad un autogol di Anzivino (con il metro di oggi sarebbe stato gol di Pileggi). Nella categoria 'malissimo' di quel giorno si possono invece inserire il brasiliano Luis Silvio, che nella Pistoiese sconfitta dal Torino non toccò letteralmente palla, e addirittura l'irlandese Liam Brady che nell'1-1 della Juventus a Cagliari non azzeccò un passaggio, lui che non sbagliava quasi mai. Brady si sarebbe rifatto con gli interessi, vincendo da protagonista in bianconero due scudetti in due anni e rimanendo in Italia (fra Sampdoria, Inter e Ascoli) fino al 1987, ma la stessa cosa non si può dire di Luis Silvio ed Eneas, mentre Juary e Neumann avrebbero avuto qualche lampo e Juary anche di più, visto che sarebbe stato con la maglia del Porto l'autore del gol della Coppa dei Campioni 1986-87. Inutile ripercorrere le carriere di tutti, ma interessante notare che anche in un'era senza internet e scouting ossessivo si prendevano campioni, onesti professionisti e bidoni nelle stesse proporzioni di oggi. La magnifica casualità del calcio.

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