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Il decennio di Ibrahimovic al Milan© Getty Images

Il decennio di Ibrahimovic al Milan

Con il rinnovo contrattuale in rossonero termina una storia iniziata nel 2010 con la fuga dal Barcellona e resa attuale dall'ultimo scudetto vinto da una squadra italiana diversa dalla Juventus...

Stefano Olivari

29.08.2020 ( Aggiornata il 29.08.2020 16:50 )

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Zlatan Ibrahimovic rimane dunque al Milan, avendo a 39 anni firmato per un’altra stagione, per 7 milioni di euro netti. Si chiude così, con un prolungamento in fondo necessario ad entrambe le parti, un decennio in cui ‘Ibra al Milan’ è stato scritto migliaia di volte, sia quando è effettivamente arrivato, nel 2010 e all’inizio di quest’anno, sia soprattutto quando ne è stato lontano, al PSG, al Manchester United e ai Galaxy, lanciando sempre messaggi per un ritorno nel calcio italiano, con un occhio di riguardo al club rossonero che proprio da quando lo ha ceduto, estate 2012, è entrato in una fase di transizione che non è ancora terminata. Avendo quindi un disperato bisogno di icone come Ibrahimovic (e Donnarumma...) che diano credibilità ad un progetto, qualsiasi esso sia.

Ibrahimovic al Milan compie dieci anni, quindi, con un inizio che ha una data ben precisa, il 28 aprile del 2010. Quella sera al Camp Nou l’Inter di Mourinho perde con il Barcellona la semifinale di ritorno ma lo elimina lo stesso dalla Champions League. Nonostante il dominio del Barcellona (78% a 22 di possesso palla) è probabilmente la partita giocata peggio da Ibrahimovic in tutta la carriera, forse a causa delle aspettative troppo elevate dopo il suo passaggio proprio dall’Inter ai catalani l’anno prima, alla ricerca di quel grande trofeo internazionale che gli mancava e che gli manca tuttora. Non che a Barcellona si fosse ambientato granché, scaricato prima da Messi e poi da Guardiola, ma in quella partita tocca davvero il fondo, al punto che a metà secondo tempo, con i blaugrana all’assalto della porta di Julio Cesar, Guardiola lo sostituisce con Bojan. In quel momento finisce la sua storia con il Barcellona ed iniziano le voci di mercato.

Ibrahimovic non è un grande appassionato di Premier League, in Spagna ha chiuso e il PSG non è ancora quello che due anni più tardi lo acquisterà. Così pensa subito all’Italia, ed essendo impossibili per motivi diversi i ritorni in Juventus e Inter rimane soltanto il Milan, subito contattato da Mino Raiola. Galliani si mette subito in caccia, ma diversamente dai bei tempi Berlusconi gli ha dato un budget minimo, sui 20 milioni di euro, per fare mercato. Inavvicinabili quindi i 35 milioni chiesti dal Barcellona a fine maggio, già un prezzo di favore, anche se tutti sanno che i blaugrana vogliono liberarsi di quella che è diventata una grana, soprattutto dopo l’acquisto di David Villa, ben più gradito a Messi per caratteristiche tecniche e umane. Al Barcellona Ibrahimovic ha ancora 4 anni di contratto, a 9 milioni di euro netti l’anno, i termini del discorso sono chiari.

Si arriva al 20 luglio, quando Berlusconi dopo tre anni si presenta al raduno del Milan e fa da motivatore per un ambiente un po’ depresso, anche se l’arrivo in panchina dell’emergente Massimiliano Allegri (voluto da Galliani, peraltro) sembra una buona mossa. Berlusconi non è più il Berlusconi dei grandi investimenti e spegne le voci su Ibrahimovic dicendo “Non so se starebbe bene nel nostro spogliatoio”. Di certo non sta bene in quello del Barcellona, dove è chiaramente un separato in casa e ormai nemmeno Guardiola lo sopporta più. All’inizio di agosto Ibrahimovic compie uno dei pochi atti di umiltà della sua carriera, su consiglio di Raiola prende il telefono e si offre a Berlusconi. A questo punto il Milan capisce che è solo questione di attendere, il prezzo scenderà di sicuro.

Il 25 agosto Barcellona e Milan si sfidano a Barcellona per il Trofeo Gamper. Ibrahimovic non è della partita, ma si parla soltanto di lui, sui giornali e tavola fra Galliani e il presidente catalano Rosell. Galliani prova imbastire un improbabile scambio con Huntelaar e Borriello, ma Rosell gli chiede soltanto soldi. Magari meno dei 35 milioni iniziali, ma sempre soldi. Il 28 agosto Berlusconi raggiunge Milanello in elicottero e annuncia: “Ibrahimovic è nostro”. È vero: il Barcellona pur di liberarsi di lui lo ha dato al Milan in prestito, con riscatto fissato a 24 milioni di euro pagabili in 3 rate annuali da 8. Un affarone, per un giocatore soltanto l’anno prima pagato all’Inter 70 milioni (50 milioni veri più Eto’o valutato 20) e ancora nel pieno delle forze. E l’ingaggio? Fra parte fissa e bonus, è lo stesso del Barcellona: 9 milioni netti. Lo svedese trascinerà subito il Milan di Allegri verso lo scudetto, l’ultimo dell’era Berlusconi e per il momento anche di una squadra diversa dalla Juventus. È una squadra piena di campioni (Nesta, Thiago Silva, Seedorf, Robinho, Pato, nella prima parte della stagione Ronaldinho, nella seconda Cassano e Van Bommel, con le ultime apparizioni rossonere di Pirlo e panchinari come Pippo Inzaghi e Ambrosini), ma quello viene tuttora ricordato come lo scudetto di Ibrahimovic. 

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