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Inzaghi come Mimmo Renna© LAPRESSE

Inzaghi come Mimmo Renna

Il Benevento ha conquistato la promozione in Serie A con 7 giornate di anticipo, eguagliando il record dell'indimenticabile Ascoli 1977-78. Quello di Ambu, Quadri, Moro, Pasinato e dei cross di Roccotelli...

Stefano Olivari

02.07.2020 ( Aggiornata il 02.07.2020 22:08 )

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Le sette giornate di anticipo con cui il Benevento allenato da Pippo Inzaghi ha conquistato la promozione in Serie A sono un qualcosa di clamoroso e non è un caso che questo record sia condiviso con l’Ascoli 1977-78, quando la maggior parte delle persone che seguono il calcio oggi nemmeno erano nate. Era l’Ascoli di Costantino Rozzi, alla seconda promozione nel massimo campionato della sua storia, un presidente che giocava con il proprio stesso personaggio ma che in realtà era un dirigente illuminato come pochi, uno che che ha contribuito al progresso della sua terra anche fuori dal calcio (materia che lui non conosceva prima di prendere in mano l'Ascoli nel 1968). 

Una squadra che tutti ricordiamo, quell'Ascoli, non fosse altro che perché il poco calcio televisivo dell’epoca era quasi equamente diviso fra A e B, ma che certo non partiva con il pronostico a favore. In estate le squadre più attrezzate per la promozione sembravano la Sampdoria, il Cesena, il Monza, il Catanzaro e il Cagliari, ma l’Ascoli era ben costruito, a partire dall’allenatore. Un Mimmo Renna celebrato in seguito come tecnico di categoria, non esattamente un complimento, ma all’epoca considerato un emergente dopo una buona carriera da giocatore.

Rozzi ringiovanì la squadra, vendendo Villa e Magherini al Cagliari per 700 milioni di lire, acquistando Pasinato per 155 milioni dal Treviso e facendo arrivare con varie formule Ambu (in prestito dall'Inter), Greco (in prestito dal Torino), Marconcini (acquistato dal Perugia), Bellotto (dal Modena) e Roccotelli (dal Cagliari). Il resto lo fece Renna, puntando su Scorsa in difesa, su Moro regista e soprattutto su Pasinato, atleta incredibile e forse pià adatto al calcio di oggi che a quello di ieri. Il risultato fu che l’Ascoli iniziò subito bene, volando in testa alla classifica e perdendo la prima partita soltanto il 15 gennaio contro la Sampdoria.

E proseguì su questa strada, conquistando la matematica certezza della A il 23 aprile, appunto con 7 giornate di anticipo. A fine torneo il vantaggiio sulla seconda sarebbe stato di 17 punti, in un’era in cui la vittoria valeva 2 punti: 61 punti totali, con 26 vittorie, 9 pareggi e 3 sconfitte, 73 gol fatti e 30 subiti. Giocatori copertina Ambu e Quadri con i loro gol, ma anche Moro arrivato l'anno prima dal Verona e rilanciato dopo il mezzo fallimento all’Inter, e soprattutto Roccotelli con il suo leggendario cross incrociando le gambe, cioè la rabona (ma per lui non era colpo estemporaneo, quasi non faceva notizia).

Chiaramente la personalità di Rozzi, ai tempi molto più esuberante rispetto al Rozzi ospite di Biscardi negli anni Ottanta (la sua sfida a Menicucci gli era costata una lunghissima squalifica) oscurava un po’ tutto il resto, ma quella squadra capace di una nuova promozione (la prima con Mazzone in panchina) conquistò gli italiani come poche squadre di B sono state capaci di fare, forse solo il Foggia di Zeman, ed in fondo la vera peculiarità di quell’Ascoli fu questa. Anche se non bisogna mai dimenticare che tanti ricordi sono in un certo senso obbligati, visto che di calcio internazionale in televisione ce n'era pochissimo. Difficile che fra 42 anni ci si ricordi del Benevento di Inzaghi, pur avendo anch'esso compiuto un'impresa enorme. 

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