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Il 5 maggio di Giuseppe Gazzoni Frascara© LaPresse

Il 5 maggio di Giuseppe Gazzoni Frascara

Addio all'uomo che aveva preso il Bologna dopo il fallimento del 1993, portandolo quasi in Champions League. Ma schiantandosi alla fine contro un sistema che non faceva prigionieri...

Stefano Olivari

25.04.2020 ( Aggiornata il 25.04.2020 15:46 )

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Giuseppe Gazzoni Frascara è stato un ottimo presidente del Bologna e non soltanto una delle vittime di Calciopoli, quando la retrocessione in B del Bologna 2004-2005 fu aiutata anche dai favori fatti a concorrenti del Bologna appartenenti al giro giusto. Poi è chiaro che nella memoria rimangono gli scudetti revocati, ma il sistema riguardava ogni livello del calcio italiano. Dispiace però ridurre Gazzoni a questo, perché in realtà lui è stato uno di quei presidenti per dovere familiare che purtroppo ci sono sempre meno, visto che suo nonno Arturo (l’inventore dell’Idrolitina e della Pasticca del Re Sole che avrebbero dato la ricchezza anche alle successive generazioni di Gazzoni) aveva guidato il club per alcuni anni durante la Prima Guerra Mondiale.

Con Gazzoni il Bologna è passato dalla C alla A, è tornato a mettere il naso in Europa (semifinale di Coppa UEFA), in generale si è fatto rispettare in anni in cui le cosiddette Sette Sorelle erano di un’altra cilindrata, sotto ogni aspetto. La stagione gazzoniana più bella non è stata quella con Baggio (1997-98), ma quella 2001-2002, quando il Bologna di Guidolin, con Pagliuca, Zaccardo, Fresi, Pecchia, Zauli Signori e Cruz, arrivò all'ultima giornata (il famoso 5 maggio, che quindi non riguardò solo l'Inter) a giocarsi la qualificazione alla Champions League ma perse rovinosamente contro il Brescia guidato proprio da Baggio. Quel giorno fu psicologicamente la fine di Gazzoni proprietario (presidente era diventato Renato Cipollini) del Bologna, al di là di Calciopoli. 

La curiosità è che Gazzoni era simpatizzante del Bologna per storia di famiglia ma certo non era mai stato un appassionato di calcio e allo stadio lo si era visto poco anche quando sponsor della squadra era stata l'Idrolitina, a metà anni Ottanta. Gazzoni era arrivato al club del cuore comunque non per caso e certamente favorito dalle circostanze, visto che il 18 giugno 1993 il Bologna, retrocesso sul campo dalla B alla C1, era stato dichiarato fallito dal tribunale. Fallito il club, da un anno controllato da una società di Pasquale Casillo anche se presidente era Piero Gnudi, ma con la parte e la storia sportiva ancora salvabile da un intervento in extremis, con le fideiussioni necessarie per iscriversi alla C1. Una situazione favorevole, con molti alla finestra: Ivan Ruggeri, l’ex presidente della Lazio Calleri, il Gunther Group più volte coinvolto in queste situazioni e che di bello aveva soprattutto il cane, il re della mortadella Ivo Galletti, il costruttore Luciano Marchesini, altri meno famosi e poi anche Gazzoni.

Le offerte andavano presentate per il 28, ma uno a uno i favoriti si sfilarono, da Calleri (che l'anno dopo avrebbe preso il Torino) a Ruggeri (che sempre l'anno dopo sarebbe diventato presidente dell'Atalanta). Gazzoni si alleò con la Coop Emilia-Veneto, Mario Bandiera di Les Copains e altri soci minori, contattando nientemeno che Luca di Montezemolo (tifoso del Bologna, oltre che della Lazio) per il ruolo di vicepresidente e rivelando ai media l’organigramma nella sua testa: Franco Janich direttore sportivo, Romano Fogli allenatore, Eraldo Pecci direttore generale. Proprio in extremis, il 29 giugno, pagando 8 miliardi di lire, nacque quindi il Bologna FC 1909 di Gazzoni, che però sui collaboratori avrebbe cambiato presto rotta. Montezemolo declinò l’offerta, Janich e Fogli vennero salutati, mentre per la panchina fu scelto Alberto Zaccheroni. Si salvò solo Pecci, direttore sportivo. Un anno turbolento, con esonero di Zaccheroni per Reja, poi il saluto a Pecci e la ricostruzione con Oriali direttore sportivo e Ulivieri allenatore. Poi Montezemolo il vicepresidente di Gazzoni al Bologna lo avrebbe fatto davvero.

Gazzoni è stato come presidente rossoblu più grande di Renato Dall'Ara? Certamente no, gli sta anni luce dietro per vittorie e passione. E nella storia del Bologna hanno inciso di più Masetti, Bonaveri e soprattutto Paolo Graziani (uno degli uomini della Carta di Viareggio, oltre che presidente durante la costruzione del Littoriale, oggi Dall'Ara). Ma Gazzoni non si è trovato servito un Bologna in serie A, ma lo ha riportato in alto lui, e di questo i tifosi gli devono dare merito. 

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