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Rangnick per cambiare la storia© Bongarts/Getty Images

Rangnick per cambiare la storia

Il possibile ingaggio dell'allenatore tedesco fa pensare al passato del Milan, in cui i tecnici stranieri sono stati pochi, quelli di successo pochissimi e quelli senza un passato italiano solo uno. Ma il futuro è ancora da scrivere...

Stefano Olivari

3 marzo 2020

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Chissà se Ralf Rangnick sarà l’allenatore del Milan nella prossima stagione, per il momento è stato una della cause che ha portato al divorzio fra il club rossonero e Boban, con quello da Paolo Maldini (che apertamente non lo ritiene da Milan) probabile nel futuro prossimo. Ma al di là del valore del quasi sessantaduenne Rangnick, e dei suoi metodi di allenamento che sembrano fatti apposta per scatenare la fantasia degli storyteller, il suo ingaggio da parte di Gazidis avrebbe del clamoroso e costituirebbe qualcosa di quasi unico nella storia del Milan.

Perché raramente il Milan è stato allenato da stranieri e solo una volta da quando la Serie A è a girone unico, quindi dal 1929, è stato allenato da uno straniero alla prima esperienza italiana. Proprio all’inizio, dal 1928, al 1931, dall’austriaco Engelbert König. Da lì in poi soltanto italiani oppure stranieri che erano stati già in Italia da giocatori (Gren, Puricelli, Liedholm, Leonardo e Seedorf), da allenatori (Garbutt, Felsner, Czeizler, Guttmann, Carniglia, Tabarez e Terim), o in tutte e due le vesti (Banas, Viola e Mihajlovic).

Non occorre una grande conoscenza della storia del calcio per notare che quelli con un passato italiano solo da giocatori erano tutti giocatori di altissimo livello, oltretutto ex del Milan e tutti con il Milan come prima esperienza in panchina. La cosa che colpisce è però un’altra: quasi tutti questi allenatori stranieri, con poche eccezioni (Liedholm, Puricelli, Czeizler e anche Guttmann, che fu esonerato da primo in classifica), al Milan hanno fatto piuttosto male. Questo non significa che la storia non possa essere smentita da Rangnick, ma soltanto che per trovare un altro senza passato italiano bisogna risalire appunto al citato König. Che fece bene il primo anno, l’ultimo prima del girone unico, e male gli altri due, ma sempre con una rosa mediocre.

Va precisato, anche per chi come noi crede nella storia e nel DNA di un club, che altrimenti non avrebbe alcuna ragione per essere tifato (vale per il Milan come per tutti), che soci fondatori a parte il Milan ha avuto sempre proprietà italiane, fino al 2017 con l’invenzione di Yonghong Li e poi con Elliott. Insomma, i tempi sono cambiati e forse Rangnick cambierà la storia.

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