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Zaniolo e quelli tornati più forti di prima© LAPRESSE

Zaniolo e quelli tornati più forti di prima

La frase motivazionale dopo il grave infortunio durante Roma-Juventus è anche una speranza, che in alcuni casi di eccellenza si è rivelata fondata. Ma più spesso no...

Stefano Olivari

16.01.2020 ( Aggiornata il 16.01.2020 21:31 )

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Tornerò più forte di prima. Lo hanno detto sia Nicoló Zaniolo sia Merih Demiral dopo la maledetta serata dell’Olimpico che ha fatto perdere ad entrambi il resto della stagione e forse anche qualcosa in più. Frase per motivarsi e per consolare chi sta loro intorno, oltre che i tifosi. Frase che abbiamo sentito tantissime volte, al punto da non essere in grado di attribuirne la paternità storica. Una frase che non lascia indifferenti, usata anche al di fuori del calcio e in circostanze anche più drammatiche, basti pensare a Manuel Bortuzzo. Ma al di là delle parole e restringendo il discorso al calcio italiano, dopo un grave infortunio quanti campioni come Zaniolo sono tornati più forti di prima? Purtroppo molto pochi.

L’esempio più scontato è quello di Gigi Riva, che durante Italia-Portogallo a Roma, il 27 marzo 1967, si fratturò il perone della gamba sinistra in uno scontro con il portiere Americo Lopes. Aveva 22 anni ed era soltanto alla sua terza presenza in Nazionale: sarebbe rientrato sei mesi dopo e sarebbe stato sì un Riva molto più forte di prima. Da un’altra frattura del perone (stavolta della gamba destra) in Nazionale, il 31 ottobre 1970 contro l’Austria (fallo di Hof) Riva invece non sarebbe uscito più forte di prima, nonostante avesse soltanto 26 anni: il suo precoce declino iniziò proprio lì.

Impossibile fra i grandi rientri non ricordare Roberto Baggio, anche se ci vuole un asterisco: Baggio ha avuto una grande carriera, ma fin dall’inizio questa carriera è stata condizionata da due infortuni, entrambi al ginocchio destro: diciottenne ancora con il Vicenza all’inizio della seconda stagione nella Fiorentina. Una storia medica un po’ alla Paolo Rossi, ma con una tipologia di infortuni più grave. In altre parole, in Serie A un Baggio integro non lo si è mai potuto vedere e tralasciando i tanti infortuni medio-gravi (ricordiamo quello nell’ultimo anno di Juventus e quello al Brescia che stroncò il sogno di essere convocato al Mondiale 2002) si può dire che ciò che Baggio è riuscito a fare ha comunque del clamoroso.

Il terzo esempio positivo di alto livello che conferma il luogo comune è quello di Alessandro Nesta, uscito ancora più forte dall’infortunio ai legamenti durante il Mondiale 1998, a 22 anni: per il difensore sei mesi di stop e poi il ritorno da leader in quella grande Lazio, giocando anche meglio di prima. A Nesta possiamo associare un altro laziale, Bruno Giordano, che nel 1983 ad Ascoli subì un fallo tremendo da Bogoni fratturandosi tibia e perone. Si temette per la fine della carriera, a 27 anni, ma Giordano rientrò e qualche anno dopo sarebbe stato insieme a Bagni il secondo giocatore più importante nel Napoli di Maradona.

Sono purtroppo infinitamente più numerosi gli esempi di chi dopo la guarigione è stato sempre forte ma un po’ meno di prima, da Totti a Florenzi se vogliamo stare sulla Roma, da Antognoni a Bettega se vogliamo allargarci, per non parlare dei tantissimi che hanno avuto un prima e un dopo l'infortunio, da Casiraghi a tanti altri. In questo senso il campione italiano di sfortuna è stato Giuseppe Rossi. L’augurio a Zaniolo è che possa riprendersi ed esplodere come il giovane Riva: lui è già un’eccezione, nel caso sarebbe l’eccezione nell’eccezione.

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