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Il rigore di De Rossi© Getty Images

Il rigore di De Rossi

Una vita nella Roma e nella Nazionale, con relativamente pochi trofei alzati. Ma di sicuro quello più importante, da protagonista in extremis...

Stefano Olivari

08.01.2020 ( Aggiornata il 08.01.2020 13:30 )

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Daniele De Rossi lascia il calcio giocato a 36 anni e mezzo, dopo una vita nella Roma e 6 partite nel Boca Juniors. Ricordare la sua lunga carriera con la maglia giallorossa e quella azzurra è doveroso, ma nella storia del calcio, quella che entra nella cultura popolare anche dei non tifosi, si entra principalmente grazie al Mondiale. E non soltanto perché ha a livello di club alzato pochi trofei, in proporzione al valore delle squadre in cui ha giocato. Fra 200 anni De Rossi sarà ricordato soprattutto per essere stato un dei rigoristi del quarto titolo mondiale dell’Italia.

Un Mondiale, quello del 2006, che De Rossi avrebbe dovuto vivere da titolare. Nella prima partita del girone, il 12 giugno contro il Ghana di Essien e Muntari, Lippi mette dal primo minuto De Rossi nel centrocampo a tre, alla sinistra di Pirlo mentre a destra c’è Perrotta. Un centrocampo che deve sostenere Totti, dietro a Gilardino e Toni. Due a zero per l’Italia, gol di Pirlo e di Iaquinta, ottima prova anche di De Rossi. Confermatissimo cinque giorni dopo contro gli Stati Uniti. Partita nervosissima, gol del vantaggio azzurro di Gilardino, pareggio americano grazie all’autogol di Zaccardo e al 27’ a gomitata di De Rossi a McBride che gli fa guadagnare un meritato cartellino rosso diretto, visto che l’arbitro Larrionda è a un metro di distanza. Dopo una ventina di minuti di rara cattiveria si fanno espellere Mastroeni, che quasi fa terminare la carriera di Pirlo, e Pope per doppia ammonizione. In 10 contro 9 i futuri campioni del mondo non riescono a prevalere e portano a casa il pareggio.

La gomitata viene commentata in tutto il mondo e attira l’interessa anche di Blatter, con il presidente della FIFA che ha da poco inaugurato l’era della tolleranza zero. De Rossi viene indotto dalla FIGC, guidata dal commissario Guido Rossi, a scrivere una lettera di scuse e e di ammissione di colpa alla commissione disciplinare della FIFA. La FIGC punta ad evitargli la squalifica massima, che significherebbe non giocare nemmeno l’eventuale finale, e per ingraziarsi la FIFA annuncia che non farà in ogni caso ricorso. Scuse di qui, scuse di là, le giornate di squalifica sono quattro. A fianco di Pirlo giocano quindi Camoranesi e Gattuso, con Perrotta spostato in avanti dietro a due punte. Con qualche aggiustamento si andrà avanti così fino alla finale con la Francia, quando De Rossi torna disponibile.

Lippi non ha il perdono facile e non tocca la formazione, ma dopo un’ora di partita con la Francia mette De Rossi al posto di uno spento Totti. Non è un coprirsi, perché in contemporanea mette anche Iaquinta per Perrotta. L’1-1 (rigore di Zidane, pareggio di Materazzi, davvero la loro finale) viene tenuto fino alla fine. De Rossi gioca una buona ora, fino ai calci di rigore che faranno la differenza fra un grande Mondiale e un Mondiale da leggenda. I giorni prima Lippi ha ovviamente preparato la soluzione ai rigori ed i più in forma, quelli con le percentuali più alte di realizzazione, sono in allenamento Pippo Inzaghi, Camoranesi, Toni e Totti. De tre c’è in campo, al 120' della finale, solo Toni. 

A dirla tutta l’Italia non ha una lista di rigoristi fissa e le immagini da bordocampo parlano chiaro. Lippi chiede a Del Piero, entrato al posto di Camoranesi, di tirare il primo rigore e Del Piero dice che si sente di tirare ma non il primo. Magari il terzo. Allora un Lippi palesemente alterato lascia Del Piero e va da Pirlo, che non ha obiezioni: il primo lo tirerà lui. Come secondo nome Lippi individua Materazzi, seduto in panchina stravolto dalla fatica: “Te la senti?”. Materazzi fa subito sì con la testa, è la sua notte. Scortato da Buffon, come consigliere, analizza le facce degli azzurri quando a un certo punto si avvicina De Rossi e dice che se la sente. Lippi non stava pensando a lui, ma apprezza il coraggio, il terzo rigore è suo. A questo punto Del Piero non può rifiutarsi di tirare il quarto e bisogna tirare fuori un quinto. Rimangono Toni, Iaquinta, Zambrotta, Cannavaro, Gattuso, Buffon e Grosso. Lippi dice a Grosso che il quinto è suo. Risposta di Grosso: “È sicuro?”.

Barthez si muove prima e Pirlo segna con un tiro centrale. Stesso schema per il rigore con cui Wiltord supera Buffon. Sul tiro di Materazzi il portiere francese si butta dalla parte giusta, ma l’angolazione è perfetta. La traversa di Trezeguet rende gli azzurri padroni del proprio destino ed ecco il momento di De Rossi. Anche in questo caso Barthez ha una buona intuizione e sceglie la sua destra, ma il destro di De Rossi è potentissimo e sotto l’incrocio dei pali. Bacio ad un immaginario anello ed esultanza tanto rabbiosa quanto contenuta. De Piero e Grosso non sbaglieranno, per l’Italia è il quarto Mondiale. Per De Rossi la notte del riscatto, che lo fa entrare in una nuova dimensione. Quella che forse avrà anche da allenatore.

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