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Il lungo addio a San Siro© LaPresse

Il lungo addio a San Siro

Inter e Milan sembrano intenzionate sul serio a costruire un nuovo stadio da utilizzare in condivisione, lasciando lo storico impianto al suo destino. Ma la storia è difficile da cancellare, oltretutto quando costi e ricavi sono così vaghi...

Stefano Olivari

27.03.2019 23:05

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Lo stadio di San Siro forse non festeggerà il secolo di vita, visto che è stato inaugurato nel 1926 e che l’Inter sembra essersi accordata con il Milan per costruire un nuovo impianto condiviso, probabilmente a poche centinaia di metri da quello attuale. Assurdo vendere certezze, visto che il Comune di Milano tifa per la ristrutturazione dell’attuale impianto (di cui è proprietario) e che per il momento costi e ovviamente ricavi dell’operazione rimangono sul vago, al di là del discorso sugli stadi di proprietà che spesso è poco più di un mantra giornalistico.

Non è inutile riproporre la storia di uno stadio che all’inizio era di proprietà del Milan, fortemente voluto dal suo presidente Piero Pirelli, per poi essere acquistato dal Comune di Milano nel 1935. Soltanto dal 1947 San Siro è diventato lo stadio anche delle partite casalinghe dell’Inter, con i vari sviluppi architettonici: il secondo anello nel 1955, l’illuminazione nel 1957, il terzo anello per Italia ’90. E dal 1980 il nome ufficiale sarebbe quello di Giuseppe Meazza, anche se soltanto i telecronisti lo chiamano così. Non è inutile riproporne la storia, anche perché tuttora non è chiaro se su San Siro ci siano vincoli di tipo storico e culturale che ne impediscano in ogni caso l’abbattimento, a prescindere dalla costruzione del nuovo impianto. O dei nuovi impianti.

La capienza del Meazza-San Siro è ovviamente cambiata più volte nel corso dei decenni, un po’ per i nuovi anelli e un po’ per le regole cambiate in materia di numerazione dei posti e di sicurezza. All’inizio 40.000 spettatori, diventati 55.000 verso la fine degli anni Trenta quando furono costruite le quattro curve di raccordo (il progetto originario era di quattro rettilinei, come i ‘veri’ stadi inglesi). Con il secondo anello la capienza sfiorò i 100.000, per poi essere ridotta gradualmente fino a 85.000. Da sottolineare che parte di questi posti, in particolare quelli del cosiddetto ‘parterre’ (praticamente al livello del campo) non erano considerati ‘a sedere’ e si stava dunque in piedi. Il Mondiale avrebbe portato al terzo anello senza un rettilineo (per ostacoli fisici) e alla copertura, alla capienza di 85.700 poi ridotta per tanti altri lavori (come gli skybox) ed arrivata agli attuali 80.065.

Per il dibattito attuale può essere utile ricordare il tempo di costruzione del ‘primo’ San Siro: 13 mesi e mezzo. Nemmeno nei sogni, nell’Italia di oggi, sarebbe possibile rimanere sotto i tre anni e quindi si capisce come qualsiasi decisione, pro o contro il nuovo stadio, avrà un impatto per decenni. Un altro numero: la costruzione del secondo anello costò 750 milioni di lire, come potere d’acquisto circa 11 milioni di euro di oggi. Quella del terzo, con il senno di poi (ma anche di prima) scellerata, 180 miliardi di lire del 1990 che sarebbero circa 170 milioni di euro di oggi. Da non dimenticare i lavori di restyling per essere all’altezza della finale di Champions League 2016, circa 30 milioni.

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