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Il Real Madrid dopo Cristiano Ronaldo© AFPS

Il Real Madrid dopo Cristiano Ronaldo

Perdendo 5-1 contro il Barcellona la squadra di Lopetegui ha toccato il punto più basso di una stagione iniziata cedendo il miglior attaccante del mondo, senza di fatto aver provato a sostituirlo. Anche se il vero problema, intuito da Zidane, rimangono i troppi giocatori che hanno vinto troppo...

Stefano Olivari

28.10.2018 19:56

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Il primo Clasico degli ultimi 11 anni senza Cristiano Ronaldo e Messi è stato anche l’ultimo Clasico di Julen Lopetegui, che non sopravviverà alla tripletta di Suarez e al 5-1 del Camp Nou, umiliante più nel tabellino che nel gioco visto che all’inizio del secondo tempo il Real Madrid era quasi riuscito a raddrizzare la partita. Va detto però che anche se Modric avesse segnato il 2-2, invece di prendere il palo, difficilmente l’ex c.t. della Spagna, cacciato alla vigilia del Mondiale russo proprio per il contratto già firmato con il Real, si sarebbe salvato. Ma la stretta attualità non deve far dimenticare il discorso storico riguardante il crollo del Real Madrid, cioè quella che per distacco è stata la squadra più forte del pianeta negli ultimi cinque anni, con quattro Champions League e tantissimo altro. Un ciclo iniziato da Ancelotti e perfezionato da Zidane, con il triste (il suo linguaggio del corpo a Barcellona, fra mani in tasca e sguardo basso, era imbarazzante) Lopetegui a mettere la faccia sulla sua fine. Una fine molto relativa, essendo tuttora il Real fra le favorite per la Champions.

Diventano quindi più chiari i motivi dell’addio (o arrivederci?) di Zidane dopo la sua terza Champions di fila da allenatore, vinta in finale sul Liverpool di Klopp. Il Real Madrid era ed è ancora pieno di giocatori nel pieno delle forze, ma quelli trainanti avevano vinto tutto e troppo: gente, a iniziare da Cristiano Ronaldo, che altrove avrebbe potuto ancora fare bene ma che al Real aveva già dato. Insomma, furbo Zidane ad andarsene nel momento giusto anche se il Real Madrid ha tuttora una delle migliori rose del mondo e fra i giocatori l’unico davvero scontento sembra Modric, contro il Barcellona davvero al (suo) minimo sindacale. Per il resto il neo-arrivato Courtois rimane uno dei migliori portieri del mondo e degli altri solo Sergio Ramos e Modric hanno più di 30 anni. Marcelo e Benzema ne hanno proprio 30, Bale 29, Kroos 28, l’infortunato Carvajal, Casemiro e Isco 26, il campione del mondo Varane 25, senza dimenticare i tanti giovani forti in panchina o in tribuna, fra Asensio e il talento brasiliano Vinicius. Tutt’altro che una squadra in disarmo, anche se qualcuno ora la descriverà così, ma di certo una squadra che ha bisogno di un rinnovamento e soprattutto non più di un allenatore-gestore, attento a non toccare gli equilibri dello spogliatoio per far brillare Cristiano Ronaldo. Insomma, il pendolo della storia deve tornare verso l’allenatore-allenatore, alla Conte, figura che al Real raramente ha avuto fortuna ma che in questo momento sembra l’unica soluzione.

Di sicuro questo trascinatore non sarà Lopetegui, che contro il Barcellona le ha provate tutte (passaggio dal 4-3-3 iniziale al 4-4-2, per poi chiudere con il 3-5-2 e il non inedito Casemiro in mezzo alla difesa) ma non è riuscito a invertire una tendenza chiara: in 14 partite con il Real Madrid 6 sconfitte, di cui 5 nelle ultime 7 partite fra Liga e Champions. Certo è che quando rispose di sì alla chiamata di Florentino Perez non sapeva, ma poteva immaginarlo, che la federazione spagnola non avrebbe gradito e gli avrebbe fatto perdere l’appuntamento con la storia, cioè con Il Mondiale. Mentre non poteva immaginare, anche se con il senno di poi tutti sanno tutto, che avrebbe perso un giocatore che nell’ultima stagione al Real, certo non la migliore e chiusa anche sottotono, aveva segnato 44 gol. Sostituito da Mariano Diaz, che al Lione aveva fatto bene ma che è rimasto Mariano Diaz, oltre che in panchina. Il dopo Cristiano Ronaldo potrebbe non essere lungo, visto che il Real ha le risorse per tornare in alto, ma ha già la sua prima vittima. 

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