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Dalla Coppa delle Coppe alla Serie C© LAPRESSE

Dalla Coppa delle Coppe alla Serie C

Andrea Agnelli e l'associazione dei club europei hanno proposto a partire dal 2021 l'istituzione di una terza competizione continentale per club, di livello più basso rispetto all'Europa League. E con una logica diversa rispetto al passato... 

Stefano Olivari

12.09.2018 10:41

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L’ECA, l’associazione dei club europei (sono iscritti in 232) presieduta da Andrea Agnelli, vuole una terza coppa continentale dopo Champions League ed Europa League. La stagione di partenza sarà (sarebbe, visto che l'UEFA se ne parlerà a dicembre) ovviamente la 2021-22, la prima dopo la scadenza degli attuali contratti televisivi, e la logica è chiara: far partecipare più club alle briciole del banchetto e al tempo stesso creare una sorta di serie C dei club europei che promuova i migliori all’Europa League, che a sua volta promuoverebbe in Champions magari anche più squadre rispetto alla vincitrice. Il primo passo verso campionati strutturati (a partire proprio dalla Champions), in diretta concorrenza con tornei nazionali che in molti paesi, fra cui l’Italia, hanno un vincitore già scritto. Di sicuro la nuova coppetta c’entrerà poco con la gloriosa Coppa delle Coppe, la cui storia organizzativa merita di essere ricordata.

Esattamente come la futura coppa anticipata da Agnelli, la Coppa delle Coppa era all’inizio la terza coppa europea. Nata nel 1960 dopo la Coppa dei Campioni (1955) e la Coppa delle Fiere (1958), aveva lo scopo dichiarato di rendere più frizzanti le coppe nazionali anche se in molti paesi il risultato non sarebbe mai stato raggiunto. Va detto che la Coppa delle Coppe non nacque come competizione organizzata dall’UEFA, solo nel 1963 avrebbe avuto questa patina di ufficialità, e del resto non era UEFA nemmeno la Coppa delle Fiere. Tutto questo portò ad una situazione di immediata anarchia, perché qualche paese rispettò la filosofia di mandare la vincitrice della coppa nazionale mentre altri preferirono iscrivere le seconde del campionato. Se la Coppa dei Campioni rispondeva ad un’esigenza primaria (e infatti fu fin dall’inizio una competizione ufficiale UEFA), la Coppa delle Coppe sembrò all'inizio un torneo amichevole ed è per questo che alla prima edizione parteciparono solo 10 squadre. Fra queste la Fiorentina allenata dal leggendario Hidegkuti, con Albertosi in porta e Hamrin in attacco, che nella doppia finale (l’unica doppia nella quasi quarantennale storia del torneo) superò i Glasgow Rangers.

Come per le altre coppe che hanno fatto la storia del calcio euopeo, l’eliminazione diretta fin dal primo turno accresceva il fascino e la crudeltà di partite che in un girone sarebbero state tristissime, ma è giusto ricordare che il livello delle partecipanti era quasi sempre inferiore a quello della Coppa delle Fiere prima e della Coppa UEFA dal 1971 in avanti. Fu una decisione d’imperio dell’UEFA a stabilire che in caso di requisiti per partecipare sia alla coppa UEFA sia alla Coppa delle Coppe si sarebbe dovuto partecipare alla Coppa delle Coppe, nominandola così ufficialmente la seconda coppa per importanza anche se dal punto di vista sportivo tale non era. E ribadendo il concetto con l’istituzione (in realtà la solita apposizione del proprio marchio su una competizione nata privatamente) della Supercoppa, fra la vincitrice di Coppa Campioni e Coppa delle Coppe. Va detto che il declino iniziò ben prima della Champions League e dei suoi gironi, praticamente dall’esclusione delle squadre inglesi nel post Heysel e che nessuno dopo il 1999 (vittoria della Lazio di Eriksson, in finale sul Maiorca di Cuper) ha sentito più la necessità di una terza coppa. Basti pensare a come i club italiani, anche quelli che non vincono un trofeo ogni anno, prendono la partecipazione all'Europa League.  

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