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Tristezza della serie B a 19 squadre© LAPRESSE

Tristezza della serie B a 19 squadre

Non è la prima volta nella storia che il secondo campionato calciatico italiano ha un numero dispari di partecipanti, ma è senz'altro la prima in cui il format è stato improvvisato sulla base di sentenze e pressioni di vario tipo...

Stefano Olivari

14.08.2018 09:42

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E così la serie B 2018-19 sarà a 19 squadre, almeno fino alla prossima sentenza della giustizia sportiva o amministrativa. La FIGC ha scelto di non sostituire Bari, Cesena ed Avellino e quindi ha prevalso la linea della Lega di Serie B, nel nome di qualche euro (circa 700.000 per club) in più e di uno snellimento senza un vero progetto dietro, per un campionato alla ricerca di un’identità proprio in una fase delicata dal punto di vista televisivo, con le partite criptate passate da Sky a DAZN e l'anticipo in chiaro sulla RAI.

Al di là di ricorsi e minacce degli aspiranti ripescati, la serie B a 19 squadre è un inedito assoluto per un torneo che ha avuto una storia travagliata e quasi sempre legata a quella della serie A. Infatti la serie B propriamente detta è nata nel 1929, proprio come la serie A, per volere dell’allora presidente della FIGC Leandro Arpinati. Il gerarca fascista, fra le altre cose gran tifoso del Bologna e artefice dell’operazione Mondiale 1934, trasformò un campionato interregionale in un campionato unico nazionale e fra varie vicissitudini questa identità è rimasta, con qualche eccezione (1934-35 e nell’immediato dopoguerra, con ritorno al girone unico nel 1948) e diversi cambi del numero delle partecipanti.

L’assurdo numero dispari non è un inedito: erano 17 le squadre nel 1937-38, 21 nel 1950-51 e 21 nel 1967-68, prima del ritorno a 20 che per la B è sempre stato la soluzione migliore e non soltanto perché è il format con cui siamo cresciuti e che è durato fino al caso Catania del 2003, che portò all’allargamento a 24. Nel primo caso non ci furono questioni di giustizia sportiva, ma soltanto il progetto del presidente federale Giorgio Vaccaro (anche lui dirigente fascista, più noto per essere stato il presidente dei due Mondiali vinti) di riportare per gradi la B a 18 squadre. Anche nel 1950-51 il numero dispari di partecipanti fu programmato, dal presidente federale Ottorino Barassi che si proponeva di portare per gradi la B a 18 squadre e di ridare al calcio professionistico italiano la struttura piramidale ideata da Arpinati: così le partecipanti scesero da 22 a 21. Le 21 squadre del 1967-68, con presidente federale Artemio Franchi, furono invece figlie della riduzione a 16 squadre del campionato di serie A, che portò la B a un anno di transizione a 21 squadre prima del ritorno a 20.

La differenza con le situazioni che hanno portato alle 19 (forse) squadre 2018-19 è evidente: nel passato un’idea di fondo, magari sbagliata ma coerente, di riforma dei campionati portata avanti da presidenti federali molto forti politicamente, nel presente un commissario straordinario come Roberto Fabbricini che nessuno sopporta più e che naviga a vista, gestendo i risultati di sentenze a volte contraddittorie e le minacce della cosiddetta base. 

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