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Svezia più forte delle grandi e di Ibrahimovic© Getty Images

Svezia più forte delle grandi e di Ibrahimovic

La squadra di Andersson ha già eliminato dal Mondiale nazionali storiche come Olanda, Italia e Germania, facendo soffrire anche la Francia. Chissà se con il suo fuoriclasse in campo sarebbe andata allo stesso modo...

Redazione

28.06.2018 15:34

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Fra le sorprese del Mondiale quella per noi più amara è la Svezia di Janne Andersson, che ha incredibilmente buttato fuori dal torneo la Germania campione. E avrebbe potuto anche farlo con una giornata di anticipo, visto lo svolgimento dello scontro diretto… Adesso la Svezia si ritrova in un ottavo non proibitivo contro la Svizzera e in una parte di tabellone in cui l’approdo in semifinale sarebbe sì una grande impresa ma non un miracolo. Con radici nella storia, visto che per ben quattro volte (l'ultima a USA '94) gli svedesi sono arrivati fra i primi quattro al Mondiale. 

Continuiamo a parlare di sopresa per il livello tecnico medio dei giocatori, ma non certo per il curriculum recente: nel girone di qualificazione la Svezia ha buttato fuori l’Olanda, giocandosi benissimo gli scontri diretti con la Francia (sconfitta 2-1 allo Stade de France, vittoria 2-1 in casa) e arrivando al playoff con l’Italia che tutti ricordano. Con tutta l’autocritica azzurra possibile, playoff vinti con mezzo tiro in porta in 180 minuti. La Germania è comunque la terza corazzata, per status, a dover dire addio ai sogni per colpa di questa squadra compattissima e con un’interpretazione ultra-sacchiana del 4-4-2, dove gli attaccanti Toivonen e Berg sono i davvero primi difensori. Il punto di forza è comunque la difesa propriamente detta, Lustig-Lindelof-Granqvist-Augustinsson è ormai una filastrocca, ben protetta da Larsson ed Ekdal, con Claesson e Forsberg a presidiare le fasce.

Una formazione sempre uguale a se stessa, che vive delle incertezze altrui e che non rinuncia mai alla propria identità. Per questo gli spot ironici con protragonista Ibrahimovic visti fra una partita e l’altra sembrano ironici soprattutto nei confronti del fuoriclasse svedese, che al di là di condizioni fisiche tornate discrete (nei Galaxy ha già segnato 7 gol in 11 partite) ha mal gestito l’operazione del rientro in nazionale aspettandosi che il favore gli venisse chiesto in ginocchio. Un errore di valutazione grave per una persona intelligente come lui, perché Andersson non ha chiuso porte ma nemmeno si è esposto. Sarebbe bastata una parola chiara di Ibra e i media si sarebbero scatenati come un sol uomo a suo sostegno, invece per una questione di orgoglio il Mondiale e la Svezia si sono persi l’ultima recita del fuoriclasse su questo palcoscenico. Così Ibra si è adagiato in un vittimismo indegno di lui, facendo velate accuse di razzismo quando ha ricordato di non avere un cognome svedese (nemmeno Durmaz o Guidetti, se è per questo), e il resto della squadra si è compattata per dimostrare di poter stare a questo livello anche senza il miglior marcatore della sua storia (62 gol in 116 partite).

Non esiste alcun modello svedese da imitare, nonostante i commenti siano schiavi del risultato più recente, ma c’è soltanto una vera squadra da ammirare. Non è affatto scontato che con il tiro di Darmian in gol invece che sul palo la nazionale di Ventura avrebbe fatto in Russia una figura decente, anzi probabilmente ci saremmo trascinati ancora per qualche mese il problema della mancata fusione fra senatori senza fiato e giovani senza valore.

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