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La prima volta con l'Arabia Saudita© Getty Images

La prima volta con l'Arabia Saudita

Un po' a sopresa il 28 maggio gli azzurri, forse con il nuovo commissario tecnico, giocheranno un'amichevole a San Gallo prima di quelle con Francia e Olanda. Dal punto di vista statistico una prima assoluta, anche se non è che la gente scenderà in piazza per l'entusiasmo...

Redazione

20.04.2018 10:51

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Nemmeno i disfattisti di professione possono sostenere che il calcio italiano sia inferiore a quello dell’Arabia Saudita, eppure la nazionale che affronteremo in amichevole il prossimo 28 maggio andrà al Mondiale mentre noi lo vedremo in televisione con buona pace di chi ha auspicato terremoti e guerre mondiali per poter mandare in Russia da ripescati Buffon e Immobile. Una prima assoluta che si giocherà in Svizzera, a San Gallo, per un ingaggio di 300.000 euro. Modestissimo considerando la nostra storia ed il fatto che nonostante tutto il calcio italiano rimanga fra i più seguiti del pianeta. Scelta difficilmente spiegabile da parte di una federazione commissariata e allo sbando, con nessuno in grado di prendersi la responsabilità di scegliere un commissario tecnico.

Conte piace a tutti ma non riesce a liberarsi a costo zero dal Chelsea: il suo linguaggio del corpo nelle ultime partite è da allenatore che vuole farsi cacciare, ma Abramovich non è stupido (se no non sarebbe diventato Abramovich partendo da meno di zero). Mancini e Ancelotti piacciono a molti, il primo soprattutto a Malagò, ma non sembrano più avere il fuoco dentro ed in ogni caso solo Mancini sarebbe davvero convinto e felice se arrivasse un’opportunità azzurra. Di Biagio aspetta e spera (sempre di meno), i discreti anni con l’Under 21 non hanno ancora chiarito se sia un allenatore di prima fascia ma quando prese in mano l’Italia il passato da tecnico di Bearzot non era certo migliore. Altri tempi, ovviamente. La nostra fortuna, se così si può dire, è che di questa amichevole, così come di quelle successive con Francia e Olanda, altra grande delusa, importa quasi zero a tutti.

Più chiara la situazione in panchina dell’Arabia Saudita, che dallo scorso novembre si è messa nella mani di Juan Antonio Pizzi. L’indimenticato attaccante di tante squadre, fra cui il Barcellona (nell’anno di Ronaldo era in pratica la riserva del Fenomeno), è il tredicesimo allenatore dell’Arabia dal 2006, sua ultima qualificazione a una fase finale mondiale, a oggi. Nel frattempo si è passati attraverso discreti mestieranti, autentici cani ma anche tecnici di alto profilo come Rijkaard, Van Marwijk e Bauza, quest’ultimo per pochissimo. Finora Pizzi ha guidato la squadra soltanto in quattro amichevoli, nell’ultima delle quali è stata triturata da un super-Belgio, ma è difficile fare grandi ragionamenti su una rosa in cui quasi tutti giocano in patria, tranne qualcuno che è stato mandato a farsi le ossa in Spagna, peraltro senza lasciare tracce.

Certo è che in 3 delle 4 precedenti apparizioni sul palcoscenico più importante l’Arabia Saudita ha rimediato figuracce e soltanto all’esordio, a Usa ’94, ha dato segni di vita qualificandosi addirittura per gli ottavi di finale. Era la squadra allenata da Jorge Solari, lo zio di Santiago, che in campo aveva come stella Saeed Al-Owairan, autore di uno dei gol più belli della storia del Mondiale. La presenza di nazionali del genere è una delle tasse da pagare all’universalità del calcio, ma senza un allenatore vero, che non sembri una seconda scelta, il rischio per l’Italia è quello di aggiungere un’altra brutta figura alla sua peggiore stagione di sempre.

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