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La miglior Nazionale di sempre© Getty images

La miglior Nazionale di sempre

Il sito della FIFA ha dedicato un articolo all'Italia campione del mondo 1934 e 1938, che ancora detiene qualche record. Oltre a quello di essere stata meno celebrata, in patria, di squadre che hanno vinto molto meno...

Stefano Olivari

24.01.2018 15:16

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L’Italia due volte campione del mondo di calcio nel 1934 e nel 1938 è una squadra sottovalutata per molti motivi, politici ma anche più concretamente tecnologici: un gol di Maradona su You Tube (o ciò che diventerà You Tube) sarà visto anche fra mille anni, uno di Meazza no. Certo è che all’estero questa squadra gode di una considerazione storica nemmeno paragonabile a quella di cui in patria hanno goduto i campioni del 2006 e soprattutto quelli del 1982. Per questo un articolo del sito ufficiale della FIFA è stato capace di farci riflettere su dettagli di solito poco analizzati dello squadrone di Pozzo.

Il primo: nella rosa italiana i nati all’estero erano la bellezza di 7 su 22 convocati. Monti, Orsi, Guaita e Demaria in Argentina, Guarisi in Brasile, Varglien nell’impero austro-ungarico (nell’odierna Croazia, a Fiume), Borel in Francia. Ricordando che Borel e Varglien erano di formazione calcistica assolutamente italiana, come il Gentile (nato a Tripoli) del 1982, va anche detto che nessuna squadra vincitrice di un Mondiale ha mai avuto tanti giocatori nati all’estero. Ci si è avvicinata soltanto la Francia multietnica 1998, con 4 elementi: Thuram (Guadalupa), Vieira (Senegal), Desailly (Ghana) e Karembeu (Nuova Caledonia), comunque tutti di formazione francese.

Secondo record, questo in positivo: nella finale del 1934 contro la Cecoslovacchia i 9 minuti mancanti rispetto al fischio finale rimangono il minimo margine di una squadra vincitrice sotto nel punteggio. Nessuno, nella partita più importante del quadriennio, ha saputo ribaltare una situazione così disperata. Poi arrivarono il pareggio di Orsi e il gol del trionfo di Schiavio nei supplementari: segno di grandissimo carattere, prima ancora che di qualità. Che pure c’era, visto che Meazza era all’epoca il miglior giocatore del mondo e che la stessa FIFA ricorda la classifica stilata tempo fa dal Guerin Sportivo (definito giustamente ‘La più antica rivista sportiva del mondo’), che lo collocava al quinto posto di tutti i tempi dietro a Pelé, Maradona, Di Stefano e Cruijff.

Terza statistica interessante: l’Italia del 1938 è stata l’unica campione del mondo ad avere subito gol in tutte le partite del torneo. D’accordo, erano soltanto 4 invece delle odierne 7 (o delle precedenti 6): 2-1 alla Norvegia, 3-1 alla Francia, 2-1 al Brasile e 4-2 all’Ungheria. Ma sono numeri coerenti con le cronache dell’epoca, visto che anche le più patriottiche raccontavano dei notevoli rischi che la squadra di Pozzo correva in ogni frangente. Di base il Metodo di Pozzo (e di Meisl) non era un modulo tattico spregiudicato, ma come per tutti gli altri schemi la differenza risiedeva nelle caratteristiche dei giocatori e nell’atteggiamento. Pozzo, come lui stesso ha scritto (negli anni Trenta non c’eravamo), invitava infatti Monti a staccarsi dalla linea dei mediani e a dare sostegno a due mezze ali di grandissima classe ma dal temperamento non proprio da gladiatori, come Ferrari e soprattutto Meazza, con il risultato che l’Italia si trovava spesso a difendere con un uomo in meno, con uno dei due terzini che regolarmente veniva bucato dalla superiorità numerica degli avversari, la classica aletta a noi sempre indigesta. Di sicuro una squadra con un’autostima e una fiducia clamorose, capace di rinnovarsi (soltanto 4 su 22 confermati nel 1938) e di vincere anche in ambienti ostili. Una squadra formidabile non per merito del fascismo e nemmeno nonostante il fascismo, una squadra da valutare soltanto secondo criteri sportivi. Se no dovremmo cancellare anche il Brasile del 1970, l'Argentina del 1978, la Grande Ungheria del 1954, la Cecoslovacchia del 1962 e la Polonia del 1974. 

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