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La rivalutazione di Victor Valdes©  Getty Images

La rivalutazione di Victor Valdes

Il portiere del Barcellona di Guardiola ha ufficialmente lasciato il calcio, dopo tre anni in cui si è sostanzialmente trascinato. Non è stato celebrato come Messi o Iniesta, ma nel grande ciclo è stato spesso decisivo...

Stefano Olivari

05.01.2018 13:38

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Le grandi squadre quasi mai hanno il portiere sotto i riflettori mediatici, non fosse altro che perché vengono chiamati in causa raramente. Il Barcellona di Guardiola non fa eccezione, ma l’addio al calcio di Victor Valdes è stato comunque notevole come la sua carriera, terminata ufficialmente qualche giorno fa ma con una decisione già presa in estate. Un finale di partita a 36 anni, iniziato di fatto nella sua ultima stagione con i blaugrana, ad accordo con il Monaco già firmato, quando si ruppe il crociato in una partita contro il Celta Vigo. Una scelta con il senno di poi sbagliata, quella di fare il vice De Gea al Manchester United, un triste prestito allo Standard Liegi prima di chiudere la scorsa stagione da titolare al Middlesbrough: l’esonero di Karanka e la retrocessione, ma soprattutto il sentirsi al di fuori di un sistema com quello del Barcellona, lo hanno convinto a lasciare senza raccattare gli ultimi soldi in qualche emirato o in Cina. Un addio con stile, cancellandosi da tutti i social network e asserendo di sentirsi meglio senza la pressione della popolarità. Gli crediamo sulla parola, anche se sono ben pochi gli ex calciatori che apprezzano il fatto di non essere più riconosciuti nemmeno dal vicino di casa.

Di sicuro Victor Valdes è stato il portiere ideale del Barcellona e non solo di ‘quel’ Barcellona di Guardiola che in quattro anni non riuscì a vincere soltanto una Liga (Real di Mourinho) e due Champions (eliminato in semifinale dell’Inter di Mourinho e dal Chelsea di Di Matteo), dominando tutto il resto e offrendo momenti di calcio inarrivabili, in cui ovviamente avevano una certa importanza le migliori versioni mai viste di Messi, Xavi e Iniesta. Prima di tutto Victor Valdes era un canterano e catalano purissimo, nato appena fuori Barcellona, emerso gradualmente da giovanili e seconde squadre prima di essere scoperto da Van Gaal e Antic, anche se a lanciarlo come titolare fu Frank Rijkaard. In secondo luogo Victor Valdes era uno dei migliori portieri al mondo con i piedi, caratteristica che con Rijkaard contava meno di altre ma che con Guardiola sarebbe diventata decisiva. Bravo anche fra i pali, ovviamente, ma se si deve trovare un volto alla figura mitologica dello sweeper-keeper (il portiere che fa il libero al limite della sua area, in parole povere) Victor Valdes è uno dei primi che ci viene in mente, anche per la sua temerarietà. In terzo luogo era un portiere psicologicamente diverso rispetto allo stereotipo del ruolo: poco freddo e molto emotivo, anche nei confronti dei compagni, cosa che lo portava ad errori nelle partite medie ma che lo caricava in quelle che fanno la storia. Due fra le sue più grandi prestazioni sono infatti quelle nelle finali di Champions League del 2006 contro l’Arsenal e del 2009 contro il Manchester United, all’Olimpico: consigliabile la visione su You Tube della parate su Henry e Cristiano Ronaldo. Infine, questo lo ha detto Guardiola, era un portiere che sapeva accendersi anche per due sole volte in 90 minuti, senza bisogno di essere bombardato di tiri: insomma, forse non il migliore della storia del calcio ma di sicuro il migliore possibile per una grande squadra.

Quasi zero lo spazio in Nazionale, per la presenza di Iker Casillas con cui comunque il rapporto è sempre stato buono, Victor Valdes è stato ed è fra i più entusiasti sostenitori della selezione catalana e di sicuro non ha visto di buon occhio l’equilibristica freddezza con cui il Barcellona attuale, molto più multiculturale rispetto al suo, ha trattato la vicenda dell’indipendenza. Paradossalmente il portiere passò un guaio con Laporta, allora presidente del club, per un’intervista in cui si diceva appassionato di corrida (emblema della Spagna centralista), ma non fu certo per quello che la stampa catalana lo ha avuto spesso nel mirino: in una squadra piena di divinità intoccabili e con un allenatore guru alla fine di attaccabile c’erano soltanto gli errori (pochi) di Victor Valdes. Parole di Xavi: “Un grandissimo portiere con un grandissimo carattere, non ho mai visto un calciatore criticato quanto lui”. In comune con i suoi più famosi compagni ha l'essere fuori dal campo un anti-personaggio, quasi che il barcellonismo sia più importante dei suoi interpreti, cosa che chi ha una personalità alla Maradona o alla Ronaldo non accetta. Sarà molto rivalutato, anche senza il doping della nostalgia.  

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