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In pratica Carosio era stato accusato di aver usato termini razzisti nei confronti del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn, dopo l'annullamento di un gol per un dubbio fuorigioco a Gigi Riva. In certe ricostruzioni, sia cartacee sia web, abbiamo letto anche 'negro' o 'negraccio'. Parole mai uscite dalla bocca di Carosio, e nemmeno di altri inviati o ospiti della RAI, ma poi in un certo senso 'storicizzate' dal fatto che ogni persona che scriveva dell'episodio copiava dall'impreciso (eufemismo) articolo precedente. Giustizia a Carosio è stata resa da Massimo De Luca, durante una Domenica Sportiva del 2009, e dal giornalista e ricercatore Pino Frisoli, fra l'altro autori del libro 'Sport in Tv'. Ma il caso Carosio era troppo pesante per rimanere in mezzo agli altri e così è ne nato uno spettacolo teatrale che vedrà sul palco De Luca stesso, uno spettacolo in cui verranno riproposti non solo l'audio della partita dove, come da anni ormai si sa, non ci sono le espressioni incriminate, ma anche quello del dopopartita alla radio. 'Quasi Goal - Massimo De Luca racconta Nicolò Carosio' sarà per la prima volta rappresentato venerdì 20 ottobre al Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme.
Ma dicevamo del dopopartita... Con Mario Gismondi che intervistava le grandi firme del giornalismo sportivo italiano: da Gianni Brera a Gualtiero Zanetti, fino ad Antonio Ghirelli che parlando del fuorigioco disse in maniera ironica "Se vogliamo scherzare, diciamo che è stata la vendetta del Negus". Con 'Negus' che non era un insulto ma l'equivalente etiope di 'Re': nella nostra storia il Negus per eccellenza è stato ovviamente Hailé Selassié, detronizzato quando l'Italia conquistò l'Etiopia nel 1936. Insomma, niente di razzista. E infatti nessun telespettatore o radioascoltatore in diretta protestò. Il caso montò qualche giorno dopo, scatenato da una lettera di Carmelo Bene all'Unità, in cui il grande attore scrisse di "Affermazioni fuori luogo fatte nel dopopartita alla radio" e da una protesta dell'ambasciata etiope a Roma. Si iniziò grottescamente a dibattere di parole che nessuno aveva in realtà sentito, con reazioni e controreazioni. Da una notizia falsa nacquero quindi polemiche vere. In un pezzo sul Resto del Carlino Enzo Tortora, avvelenato con il direttore generale della RAI Bernabei che l'aveva fatto fuori dalla conduzione della Domenica Sportiva, prese le difese di Carosio scrivendo che "Allora la RAI non dovrebbe mandare in onda l'Aida" (nell'opera verdiana Aida è la figlia del re d'Etiopia).
Il punto è che Carosio e nemmeno altri dovevano essere difesi per una cosa che non avevano detto. Non è un caso che la RAI non mosse alcuna contestazione formale a Carosio, non avendo del resto appigli per farlo, al punto che al ritorno della delegazione azzurra dal Messico giocatori e giornalisti, Carosio compreso, furono ricevuti al Quirinale da Saragat. Di fatto però la stella di Carosio smise di brillare: un incidente mai avvenuto fu il pretesto per liberarsi di un personaggio troppo ingombrante e forse, perché ritenuto di destra, inadeguato alla RAI del centrosinistra. Continuò fino alla morte, avvenuta nel 1984, ad essere un personaggio (noi bambini lo scoprimmo in una rubrica su Topolino), ma le partite dell'Italia sarebbero state raccontate da altri.
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