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Gli anni del Totocalcio

Gli anni del Totocalcio

Redazione

04.08.2017 ( Aggiornata il 04.08.2017 09:12 )

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Forse non tutti sanno che nel 2017 il Totocalcio esiste ancora, anche se nell'era delle scommesse sportive legalizzate da fenomeno di massa è diventato gioco marginalissimo (meno di 40mila italiani ancora lo prendono in considerazione, ma sinceramente non ne conosciamo uno), non quanto il clandestino Totogol ma quasi. La caccia al 13, ma anche al 12, sono entrate nella cultura e nella testa di milioni di italiani ora nemmeno troppo vecchi (chi ha 35 anni ricorda tutto benissimo) e non stiamo parlando della preistoria, anche se tutto è nato nel 1946, ma di un gioco che è arrivato a toccare i suoi massimi, come montepremi e interesse, a metà degli anni Novanta (nel 1993 il montepremi record per singola giornata, con 34 miliardi e 470 milioni di lire), quando oltretutto la diffusione di massa del personal computer portò alla crescita esponenziale dei cosiddetti sistemisti, di tutta un'editoria specializzata e di bar che prosperavano piazzando quote di sistemi integrali o a riduzione di errore. Adesso la schedina ha 14 partite, anzi nemmeno partite come ai nostri tempi perché quelle bisogna recuperarle (...) con un elenco a parte da chiedere in ricevitoria, e si vince con il 14, il 13, il 12 e anche il 9, cioè indovinando le prime 9 partite in schedina. Non vogliamo però scrivere la storia spesso gloriosa, non fosse altro che perché ha per decenni (fino al 2005) finanziato tutto lo sport italiano, del Totocalcio, ma soltanto ricordare che il 4 agosto del 1987 in occasione del sorteggio dei calendari il gioco ai tempi più amato dagli italiani diventò lo sponsor del campionato, pagando la notevolissima cifra di 3 miliardi di lire. Una sponsorizzazione molto particolare, perché i soldi arrivarono direttamente dal CONI che del Totocalcio era gestore e beneficiario: in sostanza soldi che Franco Carraro, da poco passato da presidente del CONI (suo successore fu Arrigo Gattai) a Ministro del turismo e spettacolo con delega allo sport nel governo Goria, diede alla Lega presieduta da Antonio Matarrese, un Matarrese che di lì a poco sarebbe passato alla FIGC. Soldi che all'epoca non provocarono grandi scandali, perché tutti erano consapevoli che era il calcio a tenere in piedi tutto il sistema, mentre oggi i soldi per il CONI e le federazioni arrivano direttamente dallo Stato.

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